Alcuni lo hanno definito “Slacktim”, semplice attivismo da click o da salotto. Altri, invece, hanno individuato nei social media il motore della mobilitazione politica contemporanea. Da Facebook come strumento strategico che ha portato Barack Obama alla vittoria alle scorse presidenziali, alla portata rivoluzionaria diTwitter che ha dato spazio e voce ai popoli oppressi dalle dittature dell'Iran, della Moldavia e ha acceso la miccia della 'primavera araba'.
I detrattori, però, non si stancano di ripeterlo: ciò che accade in Rete resta in Rete! Il vero attivismo è quello radicato sul territorio, richiede più impegno e perseveranza mentre i social media sono costruiti e devono il loro successo ai legami deboli, quelli che fuori dalle piattaforme di condivisione non si definirebbero mai “amici”.
La rivista scientifica “Nature” di questo mese pubblica uno studio che afferma proprio il contrario. I legami con gli amici incontrati su Facebook non costituiscono soltanto un efficace stimolo all'espressione politica ma svolgono un ruolo tutt'altro che virtuale. Traducono in azione la partecipazione alla vita poltica, diventando così un potente antidoto all’astensionismo elettorale.
Condotta da un gruppo della University of California, San Diego, e da un ricercatore di Facebook, l'indagine - 'A 61 million-person experiment in social influence and political mobilization' - ha riguardato il voto alle elezioni del 2010 per il Congresso statunitense. I risultati dimostrano che oltre 340 mila persone in più si sono recate alle urne, proprio grazie alle dinamiche di influenza e mobilitazione attivate sul social network di Mark Zuckerberg.
Lo studio dimostra, tuttavia, come quella tra amici fuori e dentro la Rete non sia una distinzione utile a capire l’efficacia delle piattaforme social nella mobilitazione politica. È la qualità del rapporto intessuto con il prossimo a fare la differenza, a prescindere che si sia creato al bar o in un social network. Su Facebook o nel salotto di casa, dunque, sono gli amici più stretti a influenzare sia l’espressione del nostro comportamento (la dichiarazione o meno di essere andati a votare), che il nostro agire nella vita reale.
A distanza di anni... Lazarsfeld docet!
24 settembre 2012