La qualità della fotocamera degli smartphone negli ultimi anni è cresciuta notevolmente e proprio su questo aspetto spesso si sfidano i produttori di dispositivi. Non molti sanno però che spesso un maggior numero di megapixel non è il solo indicatore di foto eccellenti, ciò che conta è anche l'apertura del diaframma, che indica la quantità di luce che la fotocamera è in grado di acquisire. Le fotocamere degli smartphone si ispirano sempre di più alle macchine fotografiche professionali, tanto da restituire immagini sempre più nitide e ricche di dettagli, ma non sono ancora arrivate agli stessi livelli di qualità degli scatti.
Poi c'è tenere in considerazione le prestazioni dello stabilizzatore, che evita che le foto vengano mosse o sfocate, e ancora le funzionalità come ad esempio l'HDR, lo slow motion, il time lapse e la modalità panoramica.
Altri fattori sono la velocità di messa a fuoco e la velocità di scatto. Anche se la fotocamera sul retro è quella più performante, per chi ama i selfie sarà necessario valutare con attenzione anche le caratteristiche della fotocamera anteriore. Infine va valutata la potenza del flash, che serve per illuminare la scena nei luoghi troppo bui e per evitare il controluce.
Megapixel o apertura del diaframma?
Anche se la risoluzione in termini di megapixel di una fotocamera è importante per ottenere una immagine che sia il più dettagliata possibile, l apertura del diaframma resta un parametro fondamentale. Da essa dipende infatti la quantità di luce che una fotocamera riesce ad acquisire quando crea una immagine, e ciò influisce anche su esposizione e nitidezza. Per questo motivo, molto spesso scattare una foto con un sensore da 20 megapixel con apertura maggiore permette di ottenere risultati migliori rispetto a una foto scattata con sensore da 108 megapixel, ma con apertura inferiore.
Più grande quindi è il sensore, più luce cattura (a parità di velocità dell'otturatore, sensibilità di esposizione o ISO, e diaframma). Questo consente di ottenere foto nitide anche in condizioni di scarsa illuminazione, perché più luce colpisce il sensore. Per compensare la dimensione ridotta dell'apertura focale, nelle fotocamere degli smartphone molto spesso si tende a utilizzare un tempo di esposizione più lungo nella fotocamera, visto che più tempo sta aperto il diaframma e più luce entra.
Ma la controindicazione è il rischio di sfocature provocate ad esempio al tremolio della mano o al fatto che stiamo catturando una scena in movimento.
Fotocamera, le dimensioni del sensore contano
Le dimensioni del sensore sono importanti: più è grande e più luce e dettagli può catturare. Ma negli smartphone lo spazio è molto poco rispetto a quello presente su una normale fotocamera digitale.
Per ovviare al problema dimensioni delle fotocamere negli smartphone, si è iniziato a utilizzare la tecnologia del pixel binning, che consente ai pixel di dimensione "normale" di simulare il comportamento di un pixel più grande. In questo modo, si ottiene un "super pixel" di dimensioni maggiori a quello fisico nella fotocamera e che consente di aumentare la sensibilità, riducendo anche il tempo di esposizione, e di ottenere un rapporto segnale/rumore migliore, anche sacrificando la risoluzione in termini di megapixel della fotocamera.
Fotocamera smartphone e intelligenza artificiale
Sempre più smartphone, soprattutto quelli di alta gamma, possono contare sull'intelligenza artificiale per migliorare la qualità delle foto. In questo campo ha fatto storia Google con il suo Pixel 3, che con un singolo sensore per la fotocamera (mentre i concorrenti ne usavano tre o quattro) è stato in grado di imporsi come uno degli smartphone che scattava le migliori foto proprio grazie all'ottimizzazione degli algoritmi di intelligenza artificiale. Un trend seguito poi anche dagli iPhone di Apple e da altri marchi di smartphone come Xiaomi, Huawei e Oppo.
Utilizzando gli algoritmi dell'intelligenza artificiale, si possono ottenere scatti praticamente perfetti anche in caso di scarsa illuminazione, con soggetti in movimento oppure delle stelle nel cielo, come ad esempio il risultato raggiunto sempre da Google col suo Pixel 4. Gli algoritmi consentono quindi di scegliere quale obiettivo utilizzare e di volta in volta sono in grado di selezionare la profondità migliore per lo zoom, così da consentire ottime foto proprio con la modalità "Automatica" delle fotocamere degli smartphone.