Se fosse ancora vivo, probabilmente Freud riscriverebbe il suo Interpretazioni dei sogni incollato davanti ad un televisore LCD o LED mentre tenta di completare l'ultima missione di Assassin's Creed o GTA V. E non perché sarebbe diventato un grande appassionato di videogiochi, ma perché lo studio di titoli di questo genere poteva aiutarlo a gettare nuova luce sull'attività onirica degli uomini e, di conseguenza, sul loro stato psichico.
Queste sono le conclusioni cui è giunta Jayne Gackenbach, psicologa operante presso la Grant MacEwan University di Edmonton, in Canada. La Gackenbach iniziò ad interessarsi di videogame e console a metà anni '90, quando sorprese il figlio baciare la console Nintendo appena acquistata presso una nota catena di giocattoli. Da quel momento la psicologa canadese iniziò a studiare le relazioni tra i comportamento e videogiochi, cercando di decifrare l'influenza che gli uni avevano sugli altri.
Mondi paralleli
“Se si passano diverse ore rinchiusi in una realtà virtuale non si sta facendo altro che allenarsi in vista della notte” afferma la Gachenbach. La psicologa, infatti, nota come sia nel caso dei videogame, sia nel caso dei sogni, il protagonista proietti le proprie aspettative e le proprie speranze in una realtà virtuale, inesistente.
“Sogni e videogiochi sono due mondi paralleli che scorrono uno di fianco all'altro – continua la dottoressa Jayne Gackenbach. In entrambi i casi si è all'interno di una realtà alternativa, sia essa biologica o realizzata tencologicamente. Ed è interessante cercare di scoprire come queste due esperienze virtuali influiscano successivamente quando si è 'svegli' e si ha a che fare con il mondo che ci circonda”.
Lucidità
Nel suo ultimo studio, pubblicato sulla rivista Dreamers, la psicologa della Grant MacEwan University mette in risalto come i cosiddetti hardcore gamers (quei videogiocatori soliti spendere ore e ore ogni giorno di fronte ad un monitor o ad un televisore) siano dei veri e propri maestri nel controllare i loro sogni. Ovvero, sono dei sognatori lucidi.
“I videogiocatori – afferma la psicologa – sanno già cosa vuol dire avere il controllo su una realtà virtuale. Lo fanno quotidianamente con in mano un joypad e di fronte ad un televisore. Così, quando si trovano all'interno di un sogno, sono capici di riconoscerne la non realtà e di prenderne il controllo in poco tempo”.
Distinzione di genere
Non solo, questa tipologia di videogiocatori sarebbe anche in grado di controllare le proprie reazioni di fronte agli incubi più spaventosi. Questa ultima scoperta, però, pare non essere universale. La Gachenbach, infatti, ha riscontrato questo comportamento solamente nei videogiocatori uomini, mentre le donne non riuscirebbero ad “alienarsi” a tal punto da non spaventarsi di fronte ad un incubo.
Questo permetterebbe ai videogiocatori di destreggiarsi meglio anche nella vita reale. Secondo alcuni biologi e psicologi evoluzionisti, gli incubi sarebbero dei meccanismi evolutivi che aiutano a relazionarsi con i pericoli e le paure esperiti quotidianamente nella vita reale. Chiunque sappia controllarne gli effetti e riesca a non impaurirsi, sostengono questi studiosi, ha un indubbio vantaggio a livello cognitivo ed evolutivo.
Mondo bizzarro
Chi spende ore ed ore nell'arco della giornata a videogiocare, inoltre, sembra essere dotato di un notevole bagaglio di fantasia. I loro sogni, infatti, sono tra i più bizzarri fatti registrare nel corso dell'attività sperimentale: grazie ai mondi virtuali esplorati quotidianamente, sono in grado di ricostruire universi altrettanto fantasiosi nel corso della notte, arrivando ad esplorare pianeti e galassie distanti, magari, migliaia di anni luce.
17 febbraio 2014