Le abbiamo viste decine, centinaia di volte nei film di spionaggio o polizieschi, utilizzate per scoprire l'agente infiltrato o l'assassino seriale di turno. Nessuno, però, si è mai realmente chiesto come possa funzionare – se funziona – la macchina della verità. La fama di questi dispositivi semi-mitologici – il cui vero nome è poligrafo – ha un andamento simile dell'alta marea: così come velocemente cresce, altrettanto velocemente si ritira e cala.
Come funziona la macchina della verità
La macchina della verità, grazie a svariate decine di sensori, registra alcuni parametri fisiologici di una persona – la pressione sanguigna, battito cardiaco, ritmo della respirazione, conduttività dell'epidermide – mentre questa stessa persona risponde ad una lunga serie di domande. Le eventuali alterazioni di questi parametri vengono registrati da un apposito macchinario e analizzati da un esperto della materia, che determinerà se l'interrogato stia mentendo o meno.
L'alterazione del ritmo cardiaco e respiratorio, così come l'alterazione della conduttività elettrica della pelle vengono normalmente associate con la menzogna: se la macchina della verità dovesse quindi registrare sensibili alterazioni nei valori di questi parametri, vorrebbe dire che la persona sotto interrogatorio sta volontariamente mentendo.
Validità scientifica
Nonostante goda di una discreta fama e di una storia ultracentenaria, la validità scientifica della macchina della verità è ancora tutta da dimostrare. Il National Research Council (Consiglio Nazionale della Ricerca, l'equivalente statunitense del CNR italiano) non è riuscito a trovare prove dell'efficacia del poligrafo. Anche la National Academy of Sciences (Accademia Nazionale delle Scienze) è giunta a conclusioni simili. Nel rapporto del 2003 dal titolo “Il poligrafo e la rilevazione della bugia”, gli scienziati del NAS giudicarono la gran parte dei poligrafi come “inaffidabili, non scientifici e non obiettivi”. Una stroncatura su tutta la linea, avvalorata inoltre dalla bocciatura affibbiata a 57 degli 80 articoli scientifici (o pseudo-tali) sui quali si basa l'Associazione Poligrafica Americana.
Validità legale
In alcuni stati, il test condotto attraverso la macchina della verità ha validità legale. In Canada, ad esempio, viene regolarmente utilizzato nel corso degli interrogatori per i casi più scottanti e i responsi possono essere utilizzati in aula come prova della presunta colpevolezza o innocenza. Lo stesso accade in 19 degli stati della Federazione Statunitense, in Australia, India e Israele. In Europa, invece, la macchina non gode di grandissima fama: nessuno Stato del Vecchio Continente ne riconosce la validità scientifica e, di conseguenza, legale.
Poligrafo cerebrale
Le ultime versioni della macchina della verità sfruttano l'attività cerebrale per stabilire se una persona stia dicendo o meno la verità. Sfruttando le più innovative e moderne tecniche di imaging cerebrale (ovvero quei test medici che permettono di ottenere immagini del cervello in tempo reale) si prova a capire cosa accade nel cervello, intercettando le emozioni ed eventuali sensi di colpa attraverso l'individuazione delle aree cerebrali interessate.
Tecniche come lo fMRI (functional Magnetic Resonance Imaging, risonanza magnetica funzionale) vengono normalmente utilizzate in ambito medico per individuare eventuali aree del cervello danneggiate o per collegare funzioni cognitive a determinate aree cerebrali (come, ad esempio, le aree del cervello coinvolte nella comprensione e nella produzione del linguaggio). Nel caso in analisi, però, la risonanza magnetica funzionale – che permette di individuare i flussi di sangue nel cervello – viene utilizzata per verificare l'attivazione dei nuclei cerebrali legati a stati emotivi come il senso di colpa, la paura e il risentimento. Se la persona sotto interrogatorio mostra più volte di provare questi sentimenti, si pensa, allora è colpevole.
Non sempre, però, ciò corrisponde a verità. Come dimostrato dallo studio condotto dalle Università di Cambridge, Kent e Magdeburg, a volte le persone possono mettere in atto delle tecniche di “elusione” cerebrale, provocando involontariamente delle amnesie temporanee. Una sorta di scudo protettivo inconscio, che permette di tenere nascosti i segreti più reconditi del nostro io.
La versione digitale
Non poteva naturalmente mancare una versione per smartphone della macchina della veirtà. Per i sistemi iOS, è disponibile nell'App Store un'app che promette di scoprire se il vostro interlocutore stia o meno dicendo la verità. Dopo aver avviato Macchina della Verità – Poligrafo, come nella migliore tradizione dei film di spionaggio, il “sospettato” dovrà poggiare il pollice sul display dell'iPhone e rispondere alle domande che gli verranno poste. L'applicazione dovrebbe rilevare il livello di stress di chi risponde e decifrare così il suo stato d'animo. Al termine dell'interrogatorio si potrà sapere se ciò che è stato detto sia verità o menzogna. Funziona? Provatela e vedrete...
11 agosto 2013