Dormire bene e a sufficienza è fondamentale per la nostra qualità della vita, lo sappiamo tutti. L'insonnia è un disturbo che impatta moltissimo sulla salute mentale e fisica di chi ne soffre, ma anche una cattiva qualità del sonno non fa certo bene. Perché non basta dormire: è necessario dormire ininterrottamente e profondamente per permettere al nostro corpo e al cervello di svolgere una infinità di funzioni molto importanti per la nostra salute.
Chi non dorme o non dorme bene, per questo, spesso finisce per rivolgersi esasperato ad un medico. Ed è la scelta giusta, perché solo un medico può valutare e in caso curare i disturbi del sonno. Ma il primo passo, in medicina, è sempre la diagnosi che, in questo caso, consiste nel monitoraggio del sonno. I metodi per monitorare la qualità del sonno sono soprattutto due: la polisonnografia e l'actigrafia.
Monitorare il sonno con la polisonnografia
La polisonnografia è a tutti gli effetti un esame diagnostico, che va eseguito in una struttura specializzata. Consiste nell'applicare una serie di sensori al corpo del paziente e misurare una gran quantità di dati durante il sonno. I parametri monitorati sono: l'attività cerebrale (tramite elettroencefalogramma, EEG), il movimento degli occhi (tramite elettrooculogramma), il respiro e i movimenti del corpo (tramite elettromiografia), la saturazione di ossigeno nel sangue (tramite pulsossimetro).
Tramite i dati provenienti da tutte queste rilevazioni un medico specialista può capire abbastanza accuratamente per quanto tempo ha dormito il paziente, se ha dormito costantemente o si è svegliato una o più volte, se ha avuto un sonno superficiale o profondo, sereno o disturbato. Ma, come è facile comprendere, la polisonnografia è un esame che può essere svolto solo in una struttura medica specializzata e dotata di tutte le attrezzature necessarie. In altre parole: per farla, dobbiamo andare a dormire in clinica o in ospedale.
Monitorare il sonno con l'actigrafia
L'actigrafia è un esame diagnostico molto più semplice e meno "invasivo" della polisonnografia (sebbene, tecnicamente, quest'ultima non sia realmente un esame invasivo). Consiste nell'applicare un apposito strumento chiamato actigrafo al polso del paziente prima che esso si addormenti. Come si capirà già dal nome, l'actigrafo serve per registrare le azioni e i movimenti del polso a cui è applicato.
Contiene infatti dei sensori di movimento, del tutto simili a quelli ormai integrati anche negli smartphone, che non fanno altro che monitorare quanto si muove il paziente durante la notte. Dai movimenti si capisce, più o meno, il ritmo sonno-veglia e quante volte si è svegliato il paziente durante una notte. È chiaro che si tratta di un esame molto meno preciso rispetto alla polisonnografia, ma ha il grande vantaggio di poter essere fatto a casa propria, senza andare in una struttura medica.
Monitoraggio del sonno: polisonnografia Vs actigrafia
Ma quali sono i pro e i contro dei due metodi per monitorare il sonno? È facile riassumerli: la polisonnografia è un esame completo e accurato, ma non può essere ripetuto per molti giorni perché il paziente che soffre di disturbi del sonno dovrebbe dormire in clinica più volte consecutivamente. Il fatto di dormire fuori casa, e per di più con tutti quei sensori attaccati al corpo, di per sé potrebbe persino diventare un elemento di ulteriore disturbo del sonno.
L'actigrafia, al contrario, è un esame che può essere ripetuto per più giorni, senza costringere il paziente a dormire fuori casa. Il monitoraggio, quindi, avviene proprio dove il paziente dorme normalmente e questo permette di studiare il problema "sul luogo del delitto". Ma se una actigrafia può dirci facilmente se dormiamo male e se ci svegliamo spesso durante il sonno, non può invece dirci se ciò succede perché di notte respiriamo male o abbiamo aritmie cardiache.
Monitoraggio del sonno: i dispositivi wearable
In che modo vanno valutati, alla luce di tutto ciò, i dispositivi wearable come le fit band e gli smartwatch che promettono il monitoraggio del sonno? Questi dispositivi lavorano in maniera molti simile all'actigrafo: i loro sensori riescono a captare i movimenti, a registrarli e a intuire se ci siamo svegliati nel bel mezzo del sonno. Ma quanto sono affidabili questi dispositivi come monitor del sonno? Uno studio pubblicato a novembre 2019 sul Journal of Psychosomatic Research ha comparato i risultati ottenuti dagli "sleep tracker" con quelli di un elettroencefalogramma portatile. Entrambi i dispositivi erano stati applicati al paziente contemporaneamente, e i testi si sono svolti a casa del paziente. Il dispositivo wearable scelto per i test era un Fitbit Versa (vecchia generazione).
Il risultato è stato favorevole al Versa: su 20 persone monitorate per 14 notti non sono state rilevate grosse differenze di misurazione. Sia il Versa che l'EEG portatile hanno offerto misurazioni simili sul tempo totale di sonno e sulla sua qualità. Quello che il Versa non è riuscito a calcolare bene, invece, è stato il tempo necessario ad addormentarsi: questo perché i pazienti non si muovevano molto in attesa di prendere sonno e il braccialetto smart inseriva erroneamente i minuti di inattività tra quelli di sonno effettivo.
28 aprile 2020