C'è un alleato tanto silenzioso quanto utile che da anni aiuta le forze investigative e le forze di polizia di tutto il mondo nella lotta al crimine e al terrorismo. La tecnologia – in tutte le sue possibili sfaccettature – trova sempre maggior utilizzo nelle operazioni antiterrorismo e contro la criminalità organizzata condotte sia in Italia sia nel resto del mondo.
I gadget hi-tech e le tecnologie della Rete svolgono ormai un ruolo fondamentale nelle strategie di prevenzione messe in atto a livello globale. Grazie a droni e robot teleguidati è possibile condurre operazioni senza mettere a rischio vite umane, mentre Internet consente di localizzare e individuare cellule terroristiche (o i cosiddetti "cani sciolti") così da neutralizzarli prima che possano diventare un pericolo reale.
Le reti sociali, in particolare, sono in prima linea nella lotta al terrorismo. Google, Facebook e Twitter agiscono seguendo due direttive: da un lato facilitano l'identificazione di presunti terroristi da parte delle forze di polizia di tutto il mondo, dall'altro rendono più complesse le comunicazioni tra esponenti criminali, individuando post, condivisioni e video di propaganda ed eliminandoli prima che possano arrivare agli occhi del grande pubblico.
I big data
Dall'ascolto della Rete, gli inquirenti possono ricavare informazioni utili alle loro indagini e all'individuazione di potenziali criminali o terroristi. Per questo motivo le polizie di tutto il mondo si stanno specializzando nel cosiddetto web listening, impiegando professionisti come data analist e data scientist nell'individuazione e nell'analisi delle conversazioni in Rete. Ciò consente di raccogliere informazioni di ogni tipo sotto forma di digital breadcrumbs (briciole digitali), piccole porzione di dati (un post, un video, una notizia, immagini e così via) successivamente aggregate in grandi database digitali sotto forma di big data.
Dall'analisi delle informazioni contenute in questi archivi, gli inquirenti possono ricavare dati utili alle loro indagini. Chi è impegnato contro il terrorismo, ad esempio, può trovare nei post su Facebook e Twitter (e nell'attività in genere sui social network) segnali di radicalizzazione, anche debole, e attivare indagini più specifiche. Le digital bradcrumbs, inoltre, possono essere utili per individuare improvvisi cambiamenti di stile di vita e determinare se qualcuno ha intenzione di unirsi a gruppi terroristici e criminali. Le informazioni, adeguatamente acquisite, "stoccate" e classificate, permettono di individuare collegamenti tra persone, valutare la frequenza e la costanza di contatti e determinare eventuali spostamenti geografici.
Con l'analisi dei big data, inoltre, gli specialisti del settore possono redigere dei modelli predittivi utili a intervenire per tempo ed evitare così la radicalizzazione dei soggetti più deboli. I modelli, infatti, possono essere "sovrapposti" a dati raccolti in un secondo momento e utilizzati a mo' di cartina tornasole per giudicare il comportamento in Rete di internauti di tutto il mondo.
Il ruolo dei social
Le reti sociali, inoltre, possono svolgere un ruolo attivo nella lotta contro il terrorismo. Oltre a essere una delle fonti (se non la fonte per eccellenza) degli investigatori alla ricerca di digital breadcrumbs, i vari Facebook, Twitter e Google hanno dato vita a una partnership per bloccare appena pubblicati post e video di propaganda terroristica o che possono servire (in qualunque modo) alla causa dei terroristi.
In questo processo il machine learning svolge un ruolo di importanza primaria: i video appena caricati sulle piattaforme social sono confrontati in maniera automatica con altri filmati presenti in un database in continuo aggiornamento e valutati sulla base delle decisioni precedenti. Se un video dovesse presentare elementi similari ad altri già classificati come pericolosi, sarebbe eliminato senza che sia necessario l'intervento umano.
Questa, però, è solo una delle misure messe in campo dai giganti della Silicon Valley. Le tre "grandi sorelle" hanno messo a punto dei video pubblicitari anti-terrorismo indirizzati a giovani utenti di religione musulmana. Questa mossa va letta nell'ottica di operazioni di "contro-propaganda" similari a quelle messe in campo dall'ISIS e altre organizzazioni terroristiche per arruolare nuovi adepti.
Controllo del territorio
La tecnologia, però, può tornare utile non solo per contrastare e combattere il terrorismo, ma anche per controllare in maniera efficiente e puntuale il territorio. Strumenti di cartografia digitale come Google Maps e Google Earth, ad esempio, sono impiegati da inquirenti e uffici pubblici per individuare eventuali abusi e localizzare possibili nascondigli di criminali.
I droni, invece, trovano utilizzo nella lotta al terrorismo in vari modi. Tutti, o quasi, sono a conoscenza che le operazioni più pericolose e complesse sono portate a termine utilizzando droni militari che bombardano l'obiettivo a distanza senza mettere in pericolo le vite dei soldati. Molti meno, invece, sanno che i droni possono essere utilizzati anche in azioni di controllo del territorio e prevenzione dei pericoli. L'italiana FlySecur, ad esempio, ha messo a punto un velivolo teleguidato che, grazie a sensori e obiettivi fotografici di ultima generazione, può "scandagliare" grandi porzioni di territorio senza essere notato. Un'arma in più nelle mani degli investigatori intenti a tenere sotto controllo potenziali cellule terroristiche.