Sono ricchi. In alcuni casi ricchissimi. E non hanno alcun timore a farlo sapere a tutto il mondo. Anzi, approfittano della visibilità che solo i social network sanno offrire per amplificare ulteriormente il loro "messaggio". Loro sono i rich kids, giovani rampolli di famiglie di industriali e finanzieri di tutto il mondo, che non esitano a mostrare (a sbattere in faccia, potrebbe dire qualcuno) la loro ricchezza e il loro benessere sui vari Instagram, Facebook e Tumblr.
Nati in Iran nell'estate 2014 (dove hanno ricevuto anche una forte censura dalle autorità religiose locali), i rich kids sono oggi un fenomeno mondiale. Dalla Russia a Londra, dalla California agli Emirati Arabi, passando per la Cina, Messico, Kazakhistan e decine di altre nazioni, i bambini ricchi (questa la traduzione letterale di rich kids) fanno sfoggio di bottiglie di champagne da migliaia di dollari, di automobili da milioni di euro e vacanze da sogno nelle località più esclusive del mondo.
Inevitabilmente, le stravaganze e la voglia di apparire a tutti i costi dei rich kids ha scatenato una ridda di reazioni in tutto il mondo. Oltre alle già citate reazioni religiose, contro i ragazzi ricchi sono nate "analoghe" campagne social all'insegna dell'ironia: su Instagram, ad esempio, ci sono i poor kids of Teheran, che con i loro oltre 6mila seguaci vogliono sensibilizzare l'opinione pubblica sulla situazione del popolo iraniano strappando magari qualche sorriso.
Chi sono i rich kids
Rigorosamente sotto i 35 anni di età (ancora meglio se più giovani), i rich kids sono gli "eredi designati" di alcune delle famiglie più ricche del globo. Riconoscerli online non è poi così complesso: basta scorrere qualche account su Instagram per "notare" la loro presenza. Garage pieni di Rolls Royce, Ferrari, Lambroghini e altre supercar, aperitivi a base di caviale e champagne, orologi da migliaia di dollari al polso, feste nei locali più esclusivi e vacanze su spiagge tropicali da sogno.
Bisogna, però, fare molta attenzione. Secondo i rich kids, la loro non è ostentazione di uno status sociale più elevato. Semplicemente, come ogni altro "adolescente" iscritto a una rete sociale, postano immagini della loro quotidianità. Che poi possano permettersi di guidare una Bentley anziché un'utilitaria, affermano, non è colpa loro.
Movimento internazionale
Lo spirito di emulazione è quello che ha spinto, molto probabilmente, migliaia di rich kids di tutto il mondo a condividere sulle reti sociali la loro "quotidianità". Partito dall'Iran con l'account Instagram Rich kids of Teheran, ora il movimento dei "ragazzi ricchi" conta migliaia di "adepti" in tutto il mondo. Ci sono i rich kids of Dubai con le loro tigri al guinzaglio, ad esempio, oppure i Rich russian kids con le loro automobili da centinaia di migliaia di euro (se non milioni) sempre in giro per i quattro angoli del globo. Non mancano, poi, i "figli" della City londinese, che raccolgono i loro scatti migliori nell'account Instagram Rich kids London.
Se, invece, si vuole avere una panoramica "completa" dei rich kids di tutto il mondo, basta seguire il profilo Rich kids of Instagram (magari anche nella sua versione Tumblr). Ogni giorno si potranno ammirare decine e decine di scatti dei giovani ricchi di tutto il mondo alle prese con la loro vita: tra un viaggio nel jet privato e una festa a bordo piscina, il selfie (o wealfie) è d'obbligo.
Il contromovimento dei "falsi" rich kids
Come accennato, però, i rich kids non sono gli unici a utilizzare Instagram e le altre reti sociali per immortalare e condividere momenti della loro vita di tutti i giorni. Sempre dalla capitale iraniana, infatti, è partito il movimento dei Poor kids of Teheran, giovani "normali" che ironicamente provano a imitare i loro più ricchi connazionali. Così, non potendo permettersi di acquistare automobili da centinaia di migliaia di euro o cene a base di champagne, ostriche e caviale, ostentano Rolex di carta.
Dietro l'ironia, però, si nasconde probabilmente un altro scopo. Spesso e volentieri, infatti, sul profilo Instagram si trovano foto di piccoli iraniani che vivono effettivamente nella povertà. Un modo differente per portare all'attenzione della comunità internazionale un problema troppo spesso ignorato.