Per molti anni il sistema operativo Windows di Microsoft è stato sviluppato e aggiornato con un modello abbastanza stabile, fatto di grandi aggiornamenti triennali e di piccoli aggiornamenti mensili. Ogni 30 giorni uscivano nuove patch di sicurezza, ogni due o tre anni usciva una nuova grande versione di Windows: ad esempio Windows Vista (2007), seguito da Windows 7 (2009), Windows 8 (2012), Windows 10 (2015). Con Windows 10 la politica di Microsoft è cambiata: l'ultimo sistema operativo di Redmond, infatti, riceve ancora nuove patch di sicurezza ogni mese, ma viene aggiornato in maniera più sostanziosa due volte l'anno.
Sono i cosiddetti "Major Update" di Windows, come l'October Update e l'April Update. Questo nuovo approccio viene definito da Microsoft con l'espressione "Windows as a service", cioè "Windows come servizio" che cambia in continuazione, non come bene fisso.
I vantaggi di Windows as a service
Microsoft propone l'approccio "as a service" come il modo migliore per "ottenere il massimo coinvolgimento dei clienti nello sviluppo di Windows, semplificare la distribuzione e manutenzione dei computer client Windows e uniformare le risorse necessarie per distribuire e gestire Windows nel tempo". Secondo Sean McLaren, Senior Program Manager di Microsoft, questo approccio ha notevoli vantaggi rispetto a quello dei grandi update bi-triennali. I vantaggi sono sia in termini di stabilità del sistema operativo, che di sicurezza e produttività oltre che di costi.
Per quanto riguarda la stabilità, McLaren spiega che il team di sviluppo di Windows deve far funzionare il sistema operativo su oltre 800 milioni di dispositivi, su cui girano 35 milioni di applicazioni diverse (in 175 milioni di versioni) su 16 milioni di combinazioni hardware possibili. Mantenere stabile questo universo non è affatto facile, farlo tramite frequenti aggiornamenti di entità minore è meglio di farlo con pochi grandi aggiornamenti ogni 2-3 anni. Dagli aggiornamenti consegue la sicurezza: un dispositivo non aggiornato è a rischio attacco e un ritmo regolare di update mensili rafforza la sicurezza di tutti i device con Windows 10. La produttività, invece, è cresciuta grazie ad altre centinaia di novità (che non riguardano la sicurezza) introdotte nei vari aggiornamenti del sistema operativo. Tutto ciò, specialmente per le grandi aziende, comporta un ulteriore vantaggio: un costo totale di proprietà (TCO, Total Cost of Ownership) inferiore per il singolo PC. Questo perché diminuiscono i fermi macchina dovuti ai grandi aggiornamenti.
Non solo rose e fiori
Questi i vantaggi dell'approccio "as a service" secondo Microsoft. Non tutti, però, sono completamente d'accordo con quanto detto da McLaren. Innanzitutto, parte dei vantaggi descritti c'erano anche prima: gli aggiornamenti di sicurezza mensili, ad esempio. Poi il discorso di McLaren funziona se non si hanno problemi con gli aggiornamenti semestrali, cosa che purtroppo non succede sempre. I due Major Update di Windows rilasciati da Microsoft tra fine 2018 e inizio 2019 (l'October Update 2018 e il May Update 2019) hanno ad esempio causato notevoli problemi a un numero tutt'altro che trascurabile di utenti.
Un futuro fatto di aggiornamenti continui
La virata di Microsoft verso Windows as a service non è casuale. Molti altri produttori di software e di sistemi operativi si stanno muovendo in questa direzione, affermando che in futuro gli aggiornamenti saranno continui e verranno scaricati e installati automaticamente, senza che l'utente o l'amministratore del sistema debbano far nulla. Un po' come oggi succede con le app commerciali per smartphone più diffuse, che a stento ci avvertono quando una nuova versione è stata installata.
I vantaggi di questa strategia, in teoria, sono sia per l'utente che per lo sviluppatore. L'utente ci guadagna in sicurezza e nella comodità di avere un sistema operativo sempre aggiornato, senza dover far nulla. Lo sviluppatore riesce a intervenire rapidamente in caso di problemi negli aggiornamenti e a mantenere alta la sicurezza del sistema operativo. In pratica, però, si torna al discorso di prima: anche questo approccio funziona fintanto che l'upgrade non ha problemi. Svegliarsi la mattina e trovarsi con un dispositivo che funziona male a causa di un aggiornamento che non ha neanche scelto di installare, infatti, non è ciò che vorrebbe l'utente medio.
8 settembre 2019