Dieci anni e non sentirli. Il 29 giugno 2007 Apple lancia sul mercato – statunitense prima, mondiale poi – l'iPhone, prodotto sul quale l'azienda di Cupertino stava lavorando ormai da alcuni anni e sul quale si fondavano le speranze di Steve Jobs per il definitivo rilancio della sua azienda. Un percorso piuttosto tortuoso, quello che ha condotto alla produzione del melafonino: prima si sono dovute superare le resistenze di Steve Jobs, poi si è dovuto decidere quale forma e quale sistema operativo dare al dispositivo e, infine, il nome con cui lanciarlo sul mercato.
Una genesi raccontata dal giornalista statunitense Brian Merchant nel suo libro "The One Device: the Secret History of the iPhone", uscito a ridosso del decimo compleanno dell'iPhone.
Caccia all'uomo
Convinto dal successo dell'iPod e stimolato da alcuni degli ingegneri e sviluppatori più influenti dell'azienda, Steve Jobs autorizza la creazione di un team di lavoro segreto formato da alcuni dei migliori ingegneri, designer e sviluppatori dell'azienda. Un team nato in seguito a una vera e propria caccia all'uomo, tanto segreta quanto forsennata. Il progetto, infatti, doveva procedere in maniera spedita per bruciare sul tempo eventuali concorrenti: Jobs decise, dunque, di assegnare risorse economiche illimitate e assoluta libertà di movimento all'interno dell'azienda.
Pochissime le persone a conoscenza di quanto stava accadendo attorno a loro: il "compagno di scrivania" con il quale si era lavorato sino al giorno prima scompariva improvvisamente per non riapparire più. I metodi di selezione, insomma, sembravano più adatti a una società segreta e clandestina alla ricerca di nuovi adepti piuttosto che alla formazione di un gruppo di lavoro. A presiedere il tutto troviamo Scott Forstall, tra i più influenti consiglieri di Steve Jobs e successivamente a capo della divisione sviluppo del software dell'iPhone.
Il tentativo con Motorola
Nonostante il lavoro sotterraneo che si stava portando avanti, Steve Jobs non era ancora pienamente convinto dell'opportunità di realizzare un telefono in house. Troppe le limitazioni che sarebbero arrivate dagli operatori telefonici – veri dominus del mercato in quegli anni, liberi di influire pesantemente anche sull'aspetto estetico dei cellulari – e poca l'esperienza maturata dall'azienda di Cupertino nel mondo della telefonia mobile.
Si decise, dunque, di creare una partnership con Motorola, che nel 2003 dominava il mercato dei telefonini con il suo Moto Razr. La collaborazione tra le due società produsse il Rokr E1: la parte hardware fu curata interamente da Motorola, mentre Apple ebbe modo di dire la sua sia sull'aspetto estetico sia sul software utilizzato dal cellulare. In particolare, il Rokr utilizzava iTunes come lettore di file musicali e riproducendo, così, la stessa esperienza d'uso data dall'iPod.
Un iPod con il cellulare
Intanto, nelle segrete stanze di Cupertino il lavoro di ingegneri, sviluppatori e designer continuava a ritmo forsennato. L'idea di realizzare un telefono made in Apple non era ancora del tutto tramontata e Steve Jobs, complice anche l'esperienza non totalmente positiva con Motorola, decise di dare un nuovo impulso all'intero progetto. Nel giro di pochi mesi – siamo nella prima metà del 2005 – un team di ingegneri e sviluppatori "hackera" un modello di iPod e lo trasforma in un prototipo di smartphone perfettamente funzionante. Sul fronte hardware, i tecnici Apple implementarono un modulo radio con tanto di antenna; sul fronte software, invece, si modificò l'interfaccia utente, in modo che potesse essere utilizzato sia come lettore MP3, sia come telefono.
Il prototipo, per quanto funzionante e funzionale, non era comodissimo da utilizzare: per muoversi tra le voci di menu, tra le app, per comporre numeri e messaggi di testo, infatti, c'era da utilizzare l'iconica rotella touch tipica delle primissime generazioni dell'iPod. Insomma, una limitazione non da poco per gli utenti poco avvezzi a utilizzare il lettore mp3 della mela morsicata.
Seconda opzione
Allo stesso tempo, però, un secondo team di ingegneri lavora allo sviluppo di un altro dispositivo, molto più avveniristico e apparente improbabile del telefono-iPod. Si trattava di un prototipo dotato di interfaccia touchscreen con interfaccia utente basata su una versione "adattata" di OS X, sistema operativo per computer Apple. Steve Jobs, per quanto soddisfatto del lavoro fatto dagli ingegneri e dai tecnici che avevano lavorato sull'iPod-phone, era ovviamente più attratto dall'interfaccia touchscreen che il secondo gruppo di lavoro gli stava proponendo. Molto più innovativa e, allo stesso tempo, intuitiva, poteva rispecchiare al meglio l'immagine che Apple voleva dare di sé stessa.
Guerra tra bande
Chi ha vissuto quel momento all'interno di Apple – si legge nelle righe del libro – parla di una vera e propria "guerra tra bande" che divideva l'azienda di Cupertino in due fazioni: da un lato chi voleva aggiungere un modulo cellulare all'interno di un iPod e trasformarlo, così, in un cellulare; dall'altro lato si trovavano gli ex ingegneri NEXT (una società creata da Steve Jobs quando venne cacciato la prima volta da Apple) autori dell'interfaccia touchscreen. Nelle varie riunioni che si svolsero in quei mesi i toni erano sempre molto accesi e le discussioni andavano avanti per ore e ore. Alla fine fu Jobs a decidere: messo da parte l'iPod-phone, si puntò con forza e decisione sul dispositivo con interfaccia touch. Prende così forma l'iPhone, presentato in diretta mondiale il 29 giugno 2007.