In Italia quando si parla di bot e investimenti, solitamente si fa riferimenti ai buoni dello Stato, da sempre uno dei beni rifugio degli italiani. Negli anni passati ogni famiglia acquistava i Buoni del Tesoro, sicuri della rendita che avrebbero avuto negli anni successivi. Con l'arrivo della crisi e con l'esplosione del debito pubblico italiano, i tassi di interessi sono scesi sempre di più e i BoT non garantiscono più i rendimenti di venti anni fa. Adesso la parola bot torna di nuovo alla ribalta nel mondo finanziario, ma con un tutt'altro significato. Le maggiori banche europee stanno pensando di attivare dei servizi di chatbot per rispondere alle richieste dei propri clienti.
Negli ultimi dodici mesi sono molti i settori che hanno integrato nei propri siti dei bot automatici che rispondono alle richieste degli utenti, e anche gli istituti finanziari sembrano essere interessati. Se qualche cliente chiede dei consigli sugli investimenti da fare, non è possibile dare delle risposte scontate e uguali per tutti, ma soprattutto è necessario conoscere alla perfezione l'argomento. Il mercato azionario è talmente particolare e legato alle decisioni politiche dei singoli Stati che è difficile affidarsi ai consigli dell'intelligenza artificiale. Lo stesso discorso vale anche per gli investimenti finanziari, calcolare il fattore di rischio, senza tenere conto di alcuni parametri legati alla quotidianità, può essere pericoloso. Ma le banche e gli istituti di credito credono fortemente alle capacità dei chatbot e assicurano che l'intelligenza artificiale viene continuamente aggiornata. I chatbot bancari sono veramente sicuri? Ecco come funzionano.
Che cosa sono i chatbot bancari
Prima di tutto bisogna capire cosa sono i chatbot bancari. Questo tipo di servizio non è altro che delle applicazioni in grado di rispondere alle richieste degli utenti. I sistemi più avanzati, grazie al machine learning, riescono ad apprendere il linguaggio naturale e rispondono abbastanza correttamente alle richieste degli utenti. Solitamente vengono utilizzati nei servizi dedicati all'assistenza clienti. Le banche vorrebbero introdurli per fornire un supporto ventiquattro ore su ventiquattro ai propri clienti e aiutarli a prendere la giusta decisione per i loro investimenti finanziari.
Sono sicuri i chatbot bancari?
Il problema principali dei chatbot bancari riguarda il loro grado di conoscenza del settore. Il mercato finanziario è totalmente differente rispetto agli altri settori dove solitamente vengono utilizzati i "risponditori automatici". Se un utente chiede un consiglio sul mercato azionario o su un investimento finanziario, è necessario conoscere alla perfezione cosa sta succedendo nel Mondo e le possibili crisi internazionali. Ogni singola decisione politica può influire sul rendimento di un investimento o sulla solidità finanziaria di un'azienda. I fattori di rischio sono talmente tanti e differenti che i chatbot ancora non riescono ad analizzarli alla perfezione. Questo perlomeno il pensiero di Peter Wannemacher, analista per l'azienda Forrester Research che ha scritto un paper sull'argomento banche e bot.
Problema legato all'intelligenza artificiale
Nonostante i grandi passi da gigante compiuti negli ultimi anni, l'intelligenza artificiale ancora non ha raggiunto un livello tale da poter decidere quale investimento finanziario sia il più sicuro. I chatbot bancari evolvono giorno dopo giorno grazie all'apprendimento automatico, ma ancora non hanno raggiunto un livello paragonabile agli esseri umani.
Tutto legato ai big data
I chatbot diventeranno molto più sicuri quando riusciranno a processare tutti i dati che le banche raccolgono ogni giorno sull'andamento del mercato azionario. Al momento il problema più grande riguarda la difficoltà degli istituti finanziari ad analizzare correttamente tutte le statistiche che hanno a disposizione. I big data avranno un ruolo fondamentale nello sviluppo dei chatbot bancari, ma dovranno essere gli stessi istituti di credito a migliorare il proprio sistema di raccolta dei dati.
Costruire un bot specifico
Uno dei consigli che le banche dovrebbero seguire è legato al tipo di chatbot da sviluppare. Al momento è preferibile realizzare un servizio legato solamente a uno strumento finanziario preciso, in modo che i dati da raccogliere e da processare siano decisamente di meno e l'intelligenza artificiale svolga al meglio il proprio lavoro. Ci si dovrebbe concentrare maggiormente su quello che i clienti/utenti realmente chiedono alla propria banca e meno agli investimenti finanziari o al mercato azionario.
Erica e Luvo
Nonostante le difficoltà che si possono riscontrare nel realizzare un chatbot alcune banche hanno già lanciato il proprio servizio di assistenza clienti automatico. Bank of America ha sviluppato Erica, un assistente virtuale che analizza i dati finanziari dei clienti, monitora il loro credito, le loro abitudini di spesa e fornisce consigli su come pagare le bollette. Il chatbot interagirà con l'utente sia in forma testuale sia vocale.
Luvo, invece, è il servizio di chatbot messo in piedi dalla Royal Bank of Scotland che sfrutta la potenza dell'intelligenza artificiale di IBM Watson Conversation. Al momento il servizio è stato offerto solamente al 10% dei clienti della banca scozzese, ma nei prossimi anni potrà essere utilizzato da tutti gli utenti. Nel caso in cui Luvo non riesca a rispondere alle richieste dei clienti, li metterà direttamente in contatto con un operatore specifico in carne e ossa. In futuro, IBM Watson riuscirà a capire anche lo stato emotivo delle persone attraverso l'analisi semantica delle parole e adatterà la risposta secondo le condizioni del cliente.