La crescita esponenziale dei Bitcoin ha portato tutti a interessarsi su questo nuove fenomeno. In poco più di un anno (gennaio 2017 - gennaio 2018), la criptovaluta è passata da avere un valore di circa 700 dollari fino a toccare un massimo di 20.000 dollari. Non a caso, Bitcoin è stata una delle parole più ricercate del 2017 e il trend non sembra essere differente nel 2018.Oltre che sulla moneta creata da Satoshi Nakamoto, nome di fantasia dietro il quale non si sa bene chi si nasconda, l'attenzione degli utenti e degli investitori si è concentrata anche su altre criptovalute. Sempre negli ultimi mesi del 2017, criptomonete come Ethereum, Ripple, Quantum, Litecoin, IOTA (solo per citarne alcune) hanno visto centuplicare il loro valore, generando grandissimi profitti a coloro che avevano visto lungo e le avevano acquistate prima della loro crescita.
Negli ultimi mesi, le domande che molti investitori si fanno riguardano la tassazione rispetto ai guadagni effettuati con i Bitcoin e le altre criptomonete. È necessario pagare tasse sui Bitcoin? Se sì, come bisogna inserirli nella Dichiarazione dei Redditi? È vero che è tutto esentasse? Cosa si rischia a non dichiararli al fisco? E l'Agenzia delle Entrate come valuta gli investimenti in criptomoneta? Si tratta di domande legittime, ma che faticano ancora ad avere una risposta. Il problema fisco – monete virtuali è esploso solamente negli ultimi mesi, quando un numero consistente di italiani ha iniziato a fare trading di criptovalute. E come normale che sia il problema ha trovato impreparato il legislatore e l'Agenzia delle Entrate, che per il momento hanno solamente fornito una spiegazione tramite la Risoluzione 72/E del 2016 in cui definisce le criptomonete alla stregua di monete estere e aggiunge che "Per quanto riguarda, la tassazione ai fini delle imposte sul reddito dei clienti della Società, persone fisiche che detengono i bitcoin al di fuori dell'attività d'impresa, si ricorda che le operazioni a pronti (acquisti e vendite) di valuta non generano redditi imponibili mancando la finalità speculativa". Una frase che lascerebbe intuire che non bisogna pagare tasse sui guadagni derivanti dal trading di monete virtuali, ma in realtà non è proprio così. Ecco come funziona il rapporto tra fisco e criptovalute e se è necessario pagare le tasse sui guadagni derivanti dai Bitcoin.
Si devono pagare le tasse sui Bitocin?
Al momento non si può dare una risposta a questa domanda. Non esiste una legislazione in materia e le spiegazioni sia dall'Agenzia delle Entrate sia dall'unione Europea lasciano molte perplessità. L'agenzia delle Entrate ha affrontato per la prima volta l'argomento con la Risoluzione 72/E del 2016 che come abbiamo appena visto equipara le criptovalute alla moneta estera e fissa dei paletti per quanto riguarda la fiscalizzazione. Dall'altra parte, una sentenza del tribunale europeo associa le criptovalute a mezzi di pagamento ed esclude che siano monete estere. Una sentenza che va in direzione opposta rispetto alla Risoluzione dell'Agenzia delle Entrate e che non fa altro che aumentare la confusione in un settore di per sé molto complesso.
Il possesso di Bitcoin di per sé non obbliga la persona a pagare delle tasse, ma solamente se questo investimento finanziario genera una plusvalenza o un guadagno. Ma anche in questo caso il mondo delle criptovalute funziona in modo diverso e non ha una legislazione ad hoc (su cui, l'Europa in primis sta cercando di lavorare).
Il mercato delle criptovalute come il mercato Forex?
Il mercato Forex è il mercato delle valute, dove in ogni secondo vengono scambiate monete per guadagnare. L'esplosione tra il 2010 e il 2011 del mercato Forex ha obbligato l'Agenzia delle Entrate a fissare dei paletti sul mercato degli scambi di moneta, valutando i guadagni provenienti da questi investimenti come redditi diversi e quindi soggetti a tassazione. Secondo alcuni esperti il mercato delle criptovalute potrebbe essere soggetto alla stessa valutazione e portare l'Agenzia delle Entrate a valutare i guadagni derivanti dalle criptomonete alla stessa stregua di quelli del mercato Forex. Il Testo Unico delle Imposte dei Redditi afferma che "le plusvalenze derivanti dalla cessione a titolo oneroso di valute estere rivenienti da depositi e conti correnti concorrono a formare il reddito a condizione che nel periodo d'imposta la giacenza dei depositi e conti correnti complessivamente intrattenuti dal contribuente, calcolata secondo il cambio vigente all'inizio del periodo di riferimento sia superiore a 51.645,69 euro per almeno sette giorni lavorativi continui". Nel caso in cui si superi questa soglia, l'imposizione fiscale è al 26%.
Il mercato delle criptovalute è il paradiso degli evasori fiscali?
Il boom dei Bitcoin e delle criptovalute ha fatto sorgere dei dubbi su chi stia investendo in questo settore. Alcuni hanno paventato l'idea che sia diventato il paradiso degli evasori fiscali e del riciclaggio di denaro sporco. In realtà l'affermazione non è proprio vera. Che il settore possa essere inquinato da gente che ha altri scopi oltre a quello del guadagno è sicuramente vero, ma che sia il paradiso degli evasori fiscali è una bugia. E il motivo è abbastanza semplice: le transazioni che vengono registrate sulla blockchain della singola criptovalute possono essere rintracciate attraverso un'indagine investigativa per scoprire il soggetto che si nasconde dietro la chiave privata.
6 gennaio 2018