Certo, in casa i soldi non sono mai stati un problema. Suo padre, Dean Woodman, è uno dei banchieri più in vista della Silicon Valley e tra gli advisor economici che hanno permesso alla Pepsi di acquistare la catena di ristorazione Taco Bell a metà anni 70. Il secondo marito della mamma, Irwin Federman, fa parte della U.S. Venture Partner ed è tra i più conosciuti finanziatori di start-up della costa occidentale degli Stati Uniti. Insomma, l'ambiente in cui Nick Woodman è cresciuto, oltre a non dargli grossi grattacapi dal punto di vista economico, è stato anche molto stimolante, portandolo a sviluppare un indubbio senso per gli affari. Lui è il papà delle GoPro, le piccole action camera che hanno rivoluzionato il mondo degli sport acrobatici e d'azione.
Surf mon amour
Se si dovesse cercare un fil rouge che colleghi tutti gli eventi della vita di Nick Woodman, questo avrebbe certamente a che fare con il surf. Nonostante viaggi a “vele spiegate” verso i 40 anni, l'inventore delle GoPro non perde occasione di tuffarsi in acqua con la sua tavola per cavalcare le onde. E riprendere il tutto con una delle sue molteplici action cam, naturalmente. Una passione, quella per il surf, ultratrentennale: Woodman se ne innamora perdutamente all'età di 8 anni e da allora ha giocato un ruolo fondamentale in tutte le scelte più importanti della sua vita.
La scelta della University of California – San Diego, ad esempio, non è dettata dall'offerta didattica e universitaria, sicuramente ricchissima e variegata, ma dal fatto che la sede accademica affacci direttamente sull'Oceano Pacifico. Lo stesso discorso è valido per la confraternita cui Nick Woodman si affilia: “La sede era situata direttamente sulla spiaggia: ci svegliavamo e andavamo a fare surf. Poi a lezione e successivamente ancora a surfare”. Insomma, la laurea in arti visive arriva tra una surfata e l'altra.
Adrenalina-dipendente
Nonostante – come abbiamo visto – provenga da una famiglia piuttosto agiata, Nick Woodman inizia a lavorare già negli anni del college. Si affaccia al mondo dell'imprenditoria vendendo magliette e t-shirt a tema “surfistico” ai suoi compagni di università e, con i soldi messi da parte, fonda funBug, società di marketing capace di attrarre le attenzioni di più di qualche investitore. Nel giro di qualche mese riesce a racimolare circa 4 milioni in finanziamenti, ma il sogno finisce presto: nei primi mesi del 2000 la start-up fondata da Woodman va incontro a serie difficoltà economiche e, complice la bolla delle dot.com, è costretto a dichiarare bancarotta.
Nel frattempo, la “fame di adrenalina” di Woodman non accenna a placarsi. Messa da parte la sua seconda esperienza imprenditoriale, decide di prendersi un semestre di iato e parte per l'Australia e l'Indonesia per rilassarsi, surfare e pensare a quale potesse essere la sua vera strada. In questa sua avventura nei mari dell'Oceano Indiano porta con sé una piccola fotocamera impermeabile da 35millimetri che lega al polso. L'obiettivo è quello di riprendere tutte le sue imprese surfistiche e il piccolo dispositivo si presta bene al compito. Nel corso di un'uscita in mare Nick Woodman è colto come da un'epifania: quella piccola macchina fotografica legata al suo polso può rappresentare una scommessa imprenditoriale sulla quale puntare.
Tornato a casa si rimbocca le maniche e fonda GoPro: l'obiettivo è quello di rivoluzionare il mondo delle action camera con dispositivi piccoli, maneggevoli, leggeri e, soprattutto, economici.
Tutto in famiglia
Il primo a credere in questa sua nuova impresa imprenditoriale è lo stesso Nick Woodman: il giovane investe 35mila dollari di tasca propria, supportato da un assegno di 200.000 dollari firmato dal padre. Per supportare ulteriormente la sua nuova start-up, Woodman e la moglie (Jill Scully, conosciuta negli anni dell'università) iniziano a vendere a 60 dollari l'una delle collanine ornate con conchiglie acquistate a Bali per meno di due dollari al pezzo. Insomma, il fiuto per gli affari non è mai mancato.
Woodman vuole una fotocamera capace di riprendere le imprese dei surfisti e altri sportivi in maniera semplice e immediata e che, soprattutto, non possa dare fastidio o creare impedimenti nel corso dell'attività fisica. Il primo prototipo è rappresentato da una piccola macchina fotografica analogica con rullino da 35 millimetri legata al polso. Nick e Jill vendono le prime centinaia di modelli direttamente in spiaggia, nel corso di alcuni eventi riservati ai surfisti. Nel primo anno le entrate si attestano attorno ai 100mila dollari, a testimonianza che il settore ha parecchi margini di crescita.
Nel 2006 arriva il primo modello digitale: capace di registrare video di 10 secondi di durata, la nuova GoPro attrae immediatamente le attenzioni di tutti quegli atleti – professionisti o amatori che fossero – impegnati in sport avventurosi e “non-convenzionali”. Nel corso di quell'anno GoPro registra entrate per 800mila dollari, mentre l'anno successivo il bilancio fa segnare introiti per circa 3,5 milioni di dollari. La strada verso il successo è ormai spianata. Le vendite raddoppiano anno dopo anno e nel dicembre 2012 Woodman cede l'8,88% della società ai cinesi di Foxconn (la società che, tra le altre cose, produce iPhone e iPad per conto di Apple) con una quotazione miliardaria. Il suo patrimonio personale è valutato attorno a 1,3 miliardi di dollari.
Oggi la GoPro Hero 3+ Black edition, modello di punta della società, è impermeabile e resistente agli urti, dotata di connettività Wi-Fi, controllabile in remoto con smartphone e tablet e capace di effettuare riprese in alta definizione (risoluzione 1080p).