Nonostante la sua faccia da eterno ragazzino, è possibile considerarlo già un imprenditore di lungo corso, con un'esperienza pluridecennale alle spalle e diverse aziende create e "cresciute". Se vi doveste chiedere chi è Jack Dorsey, la risposta più adatta sarebbe quella di "imprenditore seriale": sin dall'adolescenza, quello che poi diventerà l'ideatore e fondatore di Twitter, scrive software e programmi che rivende a piccole aziende della sua città e riesce così a guadagnare i suoi primi dollari.
Una "abitudine" che Jack Dorsey non ha mai perso nel corso della sua intera vita. Tra gli imprenditori di maggior successo della Silicon Valley, ha saputo spaziare tra software gestionali, piattaforme di social media e piattaforme di pagamento digitali. Insomma, un'estrema versatilità che gli ha permesso di racimolare una discreta fortuna personale, calcolata (a gennaio 2018) in 3,4 miliardi di dollari.
Chi è Jack Dorsey
Jack Dorsey nasce a Saint Louis, nel Missouri, il 19 novembre 1976. Sin dalla più tenera età si appassiona di informatica e programmazione e già alle superiori si dedica con costanza alla realizzazione di software open source. Da studente, a 15 anni, rilascia il suo primo software: si tratta di un gestionale per compagnie di taxi e macchine a noleggio. Studia prima alla Missouri University of Science and Technology poi alla New York University senza terminare mai gli studi.
La vita prima di Twitter
Nel 2000 si trasferisce a Oakland (California), dove apre la sua software house e continua a realizzare software per taxi, macchine a noleggio e autotrasportatori. Proprio mentre lavora a un aggiornamento del suo programma Dorsey ha l'idea di realizzare una piattaforma di microblogging con la quale gli internauti possano comunicare a tutto il mondo idee, pensieri e stati d'animo in maniera breve e concisa.
La nascita di Twitter
Per realizzare questa sua idea – ispirata probabilmente da software di messaggistica istantanea come AOL Instant Messanger – chiede la collaborazione di un'altra software house, la Odeo. Non ci vuole molto a convincere Evan Williams e Biz Stone, due delle figure di rilievo di Odeo, della bontà della sua intuizione. Nel giro di poche settimane i tre programmatori danno vita a Obvious, piccola startup che rappresenta la base di partenza di Twitter. Nel giro di un paio di settimane dalla costituzione di Obvious, Jack Dorsey presenta ai suoi colleghi una piattaforma di microblogging con la quale chiunque può creare dei post molto brevi: 140 caratteri al massimo, spazi inclusi.
Il successo di Twitter e l'approdo in borsa
Tra 2008 e 2009 Twitter vive uno dei suoi momenti migliori: negli Stati Uniti diventa protagonista della campagna elettorale per le elezioni presidenziali tra Barack Obama e John McCain; in Iran, invece, diventa il "megafono" digitale di decine di migliaia di cittadini che protestano per l'esito delle elezioni presidenziali. Il numero di utenti cresce in fretta, tanto che già nel 2010 si contano più di 100 milioni di utenti attivi mensilmente e 55 milioni di tweet postati ogni giorno. Nel novembre 2013 Twitter debutta in borsa e Dorsey si rispopre improvvisamente miliardario.
La nascita di Square
Nel frattempo, Williams assume la carica di CEO della società e Jack Dorsey ne approfitta per dedicarsi a un altro progetto che aveva in mente da qualche tempo. Nasce così Square, azienda specializzata nell'accettazione di pagamenti elettronici tramite smartphone e altri dispositivi mobili. Square produce un piccolo lettore di carte di credito che si collega al telefonino dal jack audio e consente di sostituire il lettore POS. Anche in questo caso, dopo qualche piccolo inciampo iniziale, l'idea di Dorsey riscuote grande successo (specialmente tra i piccoli negozianti) e nel 2015 la società viene quotata in borsa a Wall Street.
Il ritorno in Twitter
Nel 2015 Dick Costolo, che nel frattempo era diventato CEO di Twitter, rassegna le proprie dimissioni in seguito a risultati non proprio esaltanti. Il posto vacante viene occupato dallo stesso Dorsey, che guida l'azienda tra acque molto burrascose. Da tempo, infatti, i numeri della piattaforma di microblogging sono stagnanti (gli utenti mensili fermi a circa 300 milioni) e le entrate pubblicitarie languono. Più volte si vocifera di una potenziale cessione (una volta a Google, un'altra a Disney, un'altra ancora a Softbank), ma Jack Dorsey preferisce fare di testa sua e non cedere la società.
8 marzo 2018