È vero, le competenze digitali sono diventate fondamentali per presentarsi sul mercato del lavoro con la certezza di avere tutte le carte in regola per trovare un'occupazione in linea con le nostre aspettative e le nostre capacità professionali. Forse, però, il digitale sta prendendo il sopravvento e, ormai, occupa una posizione stabile all'interno della nostra vita e della nostra quotidianità. E non sempre in maniera positiva. Sempre più spesso si leggono notizie di persone investite o vittime di vari incidenti perché distratte da smartphone e altri dispositivi elettronici.
Non ci si deve sorprendere, insomma, se Apple e Google hanno inserito all'interno di iOS 12 e Android 9 degli strumenti che misurano il tempo che trascorriamo con il dispositivo tra le mani e forniscono consigli e suggerimenti per ridurne l'utilizzo. Google, ad esempio, ha introdotto un'intera suite (chiamata Digital wellbeing, benessere digitale) per aiutarci a ridurre l'utilizzo dei telefonini e contrastare così la dipendenza da smartphone.
Per analizzare questo fenomeno, un team di pedagogisti, psicologi ed esperti dell'Università di Milano Bicocca, riuniti nel centro di ricerca "Benessere digitale", ha dato vita progetto "Benessere digitale", finanziato tramite il bando "Project Innovation Grant" della stessa università meneghina e realizzato grazie anche al contributo di Fastweb, impegnata da tempo su queste tematiche, che ha raddoppiato il finanziamento già erogato dalla Bicocca.
Che cos'è il progetto Benessere Digitale della Bicocca di Milano
Nello specifico, il progetto si pone l'obiettivo di studiare lo status quo, con un particolare focus sui ragazzi della cosiddetta Generazione Z, ossia quelli nati dopo l'anno 2000 e che sono nel pieno dell'adolescenza. Da questa analisi, poi, gli esperti del centro di ricerca "Benessere digitale" hanno sviluppato una serie di indicazioni e strumenti, mettendoli direttamente a disposizioni degli insegnanti delle scuole superiori milanesi. "La filosofia del progetto – si legge nel paper a firma di Gui, Gerosa, Garavaglia, Petti e Fasoli – è quella di superare gli la logica degli interventi spot di esperti esterni e offrire direttamente agli insegnanti le competenze per interagire con i propri studenti su temi più critici della vita digitale. In questo senso la scuola diventa una palestra per lo sviluppo di un rapporto consapevole con i nuovi media, del benessere digitale in ogni ambito della vita quotidiana".
Come si è svolto il progetto
Nel corso dell'anno scolastico 2016/17 il team di ricercatori della Bicocca di Milano ha sviluppato un pacchetto formativo rivolto ai docenti delle classi del biennio di cinque istituti di istruzione secondaria superiore del capoluogo lombardo. Il pacchetto prevedeva l'erogazione di quattro moduli: gestione del tempo e dell'attenzione; comunicazione e collaborazione; ricerca e valutazione delle informazioni e creazione dei contenuti digitali.
Tra le varie attività portate avanti nel corso, gli studenti hanno dovuto installare un'app sul loro smartphone (RescueTime) così da monitorare la quantità e la qualità dell'utilizzo del loro dispositivo. In questo modo i ragazzi possono avere un'idea del tempo che trascorrono sullo smartphone e, soprattutto, le applicazioni che utilizzano con maggior frequenza. Oltre a questo, gli studenti hanno dovuto sviluppare una netiquette per l'utilizzo delle conversazioni collettive con gli altri compagni di classe e identificato i criteri per valutare le informazioni in Rete e riconoscere le fake news.
I risultati della ricerca
L'anno successivo l'esperimento è stato ripetuto su scala allargata, coinvolgendo 171 classi e oltre 3.500 studenti in tutta la Lombardia. Gli studenti, in questo caso, sono stati sottoposti a due rilevazioni: una precedente all'inizio della sperimentazione (nel novembre del 2017) e una al termine dell'esperienza (maggio 2018).
Dalla prima rilevazione emergono dati piuttosto allertanti. Secondo il team di ricerca della Bicocca di Milano, il 29% degli studenti può essere classificato come soggetto a rischio di un uso problematico, con le femmine che sembrano essere più colpite dei maschi. Un risultato frutto di un utilizzo fuori scala dello smartphone: oltre il 25% degli studenti ha dichiarato di utilizzare il dispositivo anche di notte, mentre il 35% di essi inizia a usarlo appena sveglio. Il 50% ne fa un uso frequente mentre fa i compiti, mentre il 60% usa lo smartphone durante attività ludiche (come la visione di un film). Nella seconda rilevazione, arrivata dopo lo svolgimento del protocollo ideato dal gruppo di studiosi dell'università meneghina, la situazione migliora notevolmente, con una forte riduzione dell'uso dello smartphone soprattutto tra le ragazze.
Lo stesso trend si registra per quel che riguarda il test per valutare le competenze digitali. Mentre nella rilevazione del novembre 2017 gli studenti hanno risposto in media a 20 domande su 32 (il 62,5% del totale), nella rilevazione di maggio 2018 le risposte corrette sono arrivate a 21,4, con un forte incremento percentuale rispetto a qualche mese prima.
11 novembre 2018