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Arriva Beatrice, il social network della lingua italiana

Difendere la lingua italiana e promuoverne il corretto utilizzo tanto in Italia quanto all'estero. Questo l'obiettivo della piattaforma sociale creata dalla "Società Dante Alighieri"

Beatrice

 Tutto nasce due anni fa, con l'iniziativa “Adotta una parola” promossa dalla “Società Dante Alighieri”. L'obiettivo era quello di sfruttare i mezzi e le potenzialità del web 2.0 per difendere la lingua italiana e promuoverne il corretto utilizzo tanto in Italia, quanto al di fuori dei confini nazionali. Un'iniziativa che ebbe (e continua ad avere) un successo insperato, avendo raccolto attorno a sé decine e decine di migliaia di fan. Il funzionamento, a grandi linee, è questo: si sceglie una parola del vocabolario italiano, magari desueta o utilizzata in maniera errata, e si fa in modo di ristabilirne l'uso corretto diventandone a tutti gli effetti padrini e protettori.

Oggi questa iniziativa si è evoluta in Beatrice, social network della lingua italiana.

Cosa è la Società Dante Alighieri

L'Ente, nato nel 1889, ha come scopo la tutela della lingua e della cultura italiane nel mondo, “ravvivando i legami spirituali dei connazionali all’estero con la madre patria e alimentando tra gli stranieri l’amore e il culto per la civiltà italiana”. Per fare ciò, la Società si è avvalsa di mezzi quali l'istituzione e il sussidio a scuole, biblioteche, circoli e corsi di lingua e cultura italiane, la diffusione di libri e pubblicazioni, la promozione di conferenze, escursioni culturali e manifestazioni artistiche e musicali. Da oggi, la promozione e la difesa della lingua italiana passa anche dai social network grazie a Beatrice.

Beatrice, il social della lingua italiana

Molti sostengono che il web, i social network e la messaggistica istantanea siano colpevoli del degrado della lingua in genere. Una scrittura più veloce e immediata, sostengono alcuni linguisti, avrebbe portato ad una corruzione della purezza della lingua, danneggiandola senza possibilità di rimedio. Non devono essere stati dello stesso avviso i responsabili della “Società Dante Alighieri” che invece hanno visto nelle reti sociali una possibilità per difendere la lingua italiana e diffondere un più corretto utilizzo dei lemmi del vocabolario italiano.

 

Beatrice

 

Beatrice, lanciato ad inizio del mese di maggio, si propone di estendere la comunità degli oltre 30 mila utenti che hanno già adottato una parola e si sono impegnati a promuoverne l'uso. I 'paladini' della lingua italiana possono così interagire in modo creativo tra loro e condividere le loro idee per promuoverla e renderla sempre più vitale.

Come funziona Beatrice

Come ogni altro social network, anche la creatura sociale della “Società Dante Alighieri” nasce con l'obiettivo di mettere in connessione persone accomunate da interessi simili se non identici. In questo caso, ad accomunare gli utenti di Beatrice è l'amore per la lingua italiana. Dopo essersi iscritti e aver completato il proprio profilo, si potranno invitare i propri amici per discutere, proporre idee, postare commenti, immagini e video; ed è possibile organizzare la propria bacheca, mandare messaggi, gestire il proprio sito personale o quello della parola di cui si è custode, interagire liberamente con altri utenti. Al centro di questo microcosmo virtuale, naturalmente, la lingua italiana.

Adotta una parola

Legato a doppio filo al progetto Beatrice resta il progetto “Adotta una parola”. In un'apposita sezione del portale si può scegliere una parola della lingua di Manzoni e Dante, adottarla e lavorare affinché venga utilizzata in maniera corretta dalla comunità linguistica nazionale e internazionale. Ad oggi sono oltre 30mila gli utenti che hanno deciso di aderire a questo progetto, facendo loro un lemma del vocabolario italiano.

 

La scheda dell'adozione di Dario Fo

 

Tra questi troviamo il Premio Nobel per la Letteratura Dario Fo (papà adottivo della parola “gibigianna”), il Sindaco di Milano Giuliano Pisapia (papà di “dirimere”), la cantante Giorgia (madrina di “Fuggevole”), la poetessa e saggista Antonella Anedda (che ha fatto sua la parola “affastellare”) e lo chef Filippo La Mantia (papà adottivo di “stantio”).

 

17 maggio 2014

A cura di Cultur-e
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