È un prodotto che viene spesso ritenuto superfluo, indispensabile solo per i professionisti o per qualche audiofilo incallito: l’amplificatore per cuffie è invece un ottimo strumento, a volte necessario per poter godere appieno della ricchezza e della potenza del suono.
In particolare, sono proprio i modelli di cuffie dalle maggiori potenzialità a beneficiare di questo tipo di interessante aggiunta al proprio comparto tecnico, consentendo di sprigionare tutte le caratteristiche che non sempre riescono a brillare senza quella spinta in più.
Amplificatore per cuffie: che cos’è e quali sono le principali caratteristiche
In linea generale, quando si parla di amplificatore si indica uno strumento che agisce veicolando il segnale elettrico a un altoparlante - come quello delle cuffie - in modo da consentirgli di vibrare per riprodurre il suono. Maggiore è il quantitativo di energia utilizzato nell’operazione e più forte è la vibrazione prodotta, così come il suono emesso.
Una caratteristica che accomuna la maggior parte dei set moderni è la capacità di funzionare senza richiedere grandi quantitativi di elettricità. Cosa significa? Riuscire a funzionare utilizzando semplici batterie o bassi quantità di corrente elettrica, ovvero quello che in gergo viene definita “bassa impedenza”.
Quando ci si trova davanti a cuffie a bassa impedenza (è il valore che viene espresso in Ohm), in linea di massima, è possibile dire che quel set è in grado di spingere in alto il volume limitando i consumi. Le cuffie professionali, come quelle utilizzate negli studi di registrazione ma non solo, possono invece richiedere maggiori quantitativi di energia.
Con valori che superano i 25 Ohm, le cuffie ad alta impedenza richiedono delle fonti di energia dedicate, in modo da poter dare la spinta necessaria agli amplificatori integrati. Ovviamente in questi casi il suono appare più corposo, avvolgente e potente rispetto ai corrispettivi meno performanti, addirittura anche quando la fonte sonora non è tra quelle più adatte a tale scopo (un impianto hi-fi ha una resa decisamente superiore a uno smartphone, per esempio).
Esistono poi delle eccezioni alla regola, come cuffie ad alta impedenza che richiedono un wattaggio inferiore per poter spingere il volume più in alto, così come un voltaggio più basso può ridurre la qualità del suono, creando distorsioni o fastidiosi disturbi nelle frequenze più estreme.
Tutto questo, però, può essere regolato attraverso l’utilizzo di un amplificatore per cuffie; meglio fare attenzione però: se la maggior parte provvede a riprodurre un suono pulito, senza alcuna alterazione di sorta, altri puntano a un effetto più caldo, come quello prodotto dai vecchi vinili o cassette, andando dunque ad agire direttamente sul segnale.
Amplificatore o DAC, qual è la differenza?
Spesso, chi è intenzionato ad acquistare un amplificatore per cuffie si ritrova ad avere a che fare anche con un DAC. Di cosa si tratta? Con la sigla DAC, “digital-to-analog converter”, si indica un dispositivo che differisce in maniera profonda dall’amplificatore.
Infatti, si tratta di uno strumento che cattura il segnale digitale e lo trasforma in analogico prima di trasmetterlo alle cuffie. Si tratta di un tool già presente all’interno delle fonti audio digitali ma, soprattutto negli anni passati, ha svolto una funzione essenziale.
Nei primi impianti audio digitali, come i lettori CD e i computer stessi, il DAC non era previsto di default. Ciò portava a dover avere a che fare con fastidiose distorsioni del segnale nei suoni dalle frequenze più alte e interferenze elettriche (quel fastidioso brusio di fondo spesso percepito nel silenzio, tra una traccia e l’altra) dovute alla mancata o errata schermatura del sistema.
Se ai giorni nostri il DAC è già integrato, ci sono situazioni che potrebbero comunque richiedere una piccola aggiunta per un suono più pulito. E non parliamo solo dei file audio in altissima qualità, come quelli nei formati lossless FLAC o WAV, ma anche quando entrano in gioco situazioni che portano con sé possibili fonti di distorsioni, come la porta mini jack da 3,5mm presente su smartphone, computer o impianti di ogni genere (dalle casse alla tv).
Come si nota, dunque, la differenza tra questi due strumenti è evidente: con due funzionalità diverse, questi piccoli strumenti consentono di avere un’esperienza audio di prima qualità anche quando la fonte sonora presenta in sé alcune evidenti limitazioni.
Amplificatore per le cuffie, quando serve?
Ovviamente, a parte le caratteristiche tecniche, sono le situazioni a fare la differenza. Quando serve, dunque, avere un amplificatore per cuffie a portata di mano? Come già accennato, di sicuro quando si è deciso di acquistare un paio di cuffie di alta qualità o si ha a che fare con fonti che potrebbero influire negativamente sul suono.
Un altro valido motivo è rappresentato da un volume di ascolto troppo basso, povero di bassi o da un suono distorto (e se si parla di cuffie prezzolate questi difetti non possono di certo essere accettati). Per verificare che non sia un problema dell’oggetto specifico, è sempre meglio dare un’occhiata all’impedenza: se supera i 25 Ohm, un amplificatore è ciò che può riequilibrare il tutto facilmente. Se poi la fonte di elezione ha purtroppo una porta mini jack difettosa o rotta, l’amplificatore può aiutare a bypassarla sfruttando le porte USB (è importante verificare che il modello che si vuole acquistare sia provvista di questo tipo di connessione, ovviamente).
Lo stesso vale per chi è alla ricerca di un suono più pieno: in questo caso, la scelta può ricadere sugli amplificatori per cuffie con questa specifica caratteristica.
Amplificatore per le cuffie: quale scegliere?
Le proposte sono tantissime: economici o più cari, portatili o da tavolo, con connessione USB e wireless. Ogni esigenza ha il suo amplificatore per cuffie più adatto. Con il FiiO A1, uno dei più economici tra le nostre proposte grazie a un prezzo di 35,90 euro, è possibile sfruttare quattro modalità di equalizzazione in una struttura in alluminio ultracompatta, il tutto per ben 13 ore di riproduzione musicale con una sola ricarica.
Creative Sound BlasterX G6 è adatto per la musica ma anche per i gamers che non vogliono rinunciare al sound di qualità davanti ai propri titoli preferiti; a un prezzo di 149,99 euro unisce le potenzialità di un amplificatore con un DAC integrato per un suono surround 7.1, dispone di una porta USB per la connessione al computer e porte mini jack per il microfono e le cuffie.
Anche l’alternativa proposta da Audioengine a 199 euro, ovvero Audioengine D1, fa egregiamente il suo lavoro di amplificatore e DAC collegato sia al PC che al Mac tramite la porta USB (Plug & Play); inoltre, può essere collegato anche a qualsiasi stereo tramite l’uscita RCA così come il cavo da 3.5mm.
Ha uno stile piacevolmente retrò grazie alle valvole a vista, un cuore ultramoderno e un prezzo decisamente piccolo visto che si attesta a 78,99 euro: si tratta di Fosi Audio T20, amplificatore con Bluetooth 4.2 e aptX a bassa latenza che si connette facilmente a computer, lettori mp3, smartphone e molto altro; adatto per la scrivania o a spazi piccoli grazie alle dimensioni ridotte, dispone di manopole sul lato frontale per gestire il volume, gli alti e i bassi.
Per un salto di qualità - e anche di prezzo (449 euro) - il dispositivo adatto potrebbe essere l’amplificatore wireless iFi xDSD. Adatto a ricevere qualsiasi dispositivo in grado di connettersi senza fili, esperienza migliorata grazie alla presenza di aptX, oppure via Bluetooth, Toslink o ingresso coassiale.
L’uscita sfrutta una porta mini jack da 3,5 mm. Ricaricabile attraverso la batteria integrata, può supportare fino a 10 ore di riproduzione (con una media di circa 6-8 ore). Plus: i bassi sono ancora più ricchi grazie al sistema XBass+; inoltre, il suono riesce a distribuirsi tutto intorno all’ascoltatore con la matrice olografica analogica 3D.