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Gli smart glasses sono pericolosi per la nostra privacy?

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Gli occhiali AR sono dispositivi intelligenti indossabili pieni di “pro”, ma presentano dei rischi legati alla privacy: di chi li usa e di chi viene inquadrato

smart glasses Shutterstock

In Breve (TL;DR)

  • Gli smart glasses offrono nuove funzionalità ma sollevano preoccupazioni sulla privacy, poiché possono registrare persone inconsapevoli senza segnali chiari di attivazione.
  • I dati raccolti da questi dispositivi possono essere usati per fini commerciali, influenzando la pubblicità mirata e la personalizzazione dei servizi.
  • Per un uso sicuro, è consigliato evitare riprese in spazi pubblici senza consenso e verificare le politiche sulla privacy di produttori e piattaforme prima di condividere i contenuti.

Gli smart glasses cambiano in maniera radicale quello che pensavamo di conoscere in merito alle registrazioni di video. Grazie a dispositivi intelligenti indossabili come quelli realizzati da Ray Ban, è infatti sufficiente toccare la stanghetta laterale di un occhiale per iniziare una ripresa. 

Ma questa rivoluzione della gestualità rischia di portare con sé grossi problemi legati alla privacy online, considerato che le persone circostanti potrebbero venire immortalate senza avere alcuna consapevolezza di quello che sta succedendo.

Qual è il problema principale degli smart glasses con la privacy 

smart glasses

Shutterstock

Gli smart glasses sono una tipologia di dispositivo che porta con sé un problema di privacy che potrebbe essere definito come congenito e irrisolvibile per chissà quanti anni. Di base questi dispositivi indossabili permettono all’utente di registrare tutto quello che lo circonda con un clic.

Da un certo punto di vista gli smart glasses non sono dunque troppo diversi da uno smartphone o, volendo tornare indietro nel tempo, da una telecamera. Allo stesso tempo però questi dispositivi intelligenti indossabili pongono un tema mai affrontato prima a livello tecnologico, legale o addirittura sociale. 

La presenza di una telecamera che punta un qualsiasi oggetto o soggetto suggerisce automaticamente che quest’ultimo potrebbe star venendo inquadrato, a prescindere dal fatto che il dispositivo sia acceso o spento. Lo stesso discorso vale per lo smartphone, in un momento storico in cui le persone sono ormai abituate a interpretare le movenze tipiche di una ripresa o di un selfie

Gli smart glasses sono una tecnologia caratterizzata da una gestualità ancora sconosciuta ai più, che porta con sé diversi pericoli in termini di privacy.

Con gli smart glasses il discorso e il contesto cambiano radicalmente. Una persona che indossa occhiali intelligenti, Google piuttosto che Ray Ban, difficilmente viene percepita come un soggettoche potrebbe stare effettuando delle riprese

L’attivazione di segnali, come ad esempio l’accensione di unapiccola luce posizionata ai margini della lente o lapressione di un tasto posizionato sulla stanghetta, influisce solo parzialmente. Il tema è infatti legato all’assenza pressoché totale di indizi condivisi dalla comunità, che potrebbero suggerire l’inizio di una registrazione. 

Con questi presupposti viene da pensare che la responsabilità passi quasi esclusivamente sull’utente che indossa il dispositivo intelligente. Un utente che dovrebbe comunicare con l’ambiente circostante nel caso in cui inizi a riprendere e, soprattutto, dovrebbe essere disposto a cancellare la registrazione nel caso in cui qualcuno manifesti il proprio dissenso.

Non sorprende dunque che, limitandosi al caso italiano, il Garante per la protezione dei dati personali si interroghi da anni su come gestire al meglio gli smart glasses: un’innovazione tecnologica che pone risvolti inediti e del tutto imprevedibili fino a qualche tempo fa. 

Quanto sono sicuri i dati registrati con gli smart glasses?

smart glasses

Shutterstock

Quando si parla di smart glasses e di pericoli per la privacy online, o addirittura per la sicurezza informatica dell’utente, è impossibile non pensare all’uso che potrebbe venire fatto dei dati che vengono ripresi. 

Da questo punto di vista però i rischi non vanno cercati all’interno dei singoli dispositivi intelligenti indossabili: poco importa che si tratti di occhiali, piuttosto che di fascette, orologi o elettrodomestici. 

Il pericolo è legato al valore commerciale che il dato ha acquistato in questo momento storico. Tantissime realtà infatti propongono prodotti o servizi a prezzi stracciati, con l’obiettivo di ottenere informazionisui loro utenti.

La ragione è presto detta, considerato che oggi come non mai i dati raccontano chi siamo: quali sono le nostre attività sul web, quali sono le nostre abitudini di acquisto, addirittura quali sono le nostre preferenze in termini di alimentazione, di sport o di vacanze

Acquisendo dati sugli utenti le aziende sono in grado di intercettare i loro bisogni ancora prima che li esprimano e, di conseguenza, di proporre loro soluzioni su misura sempre più difficili da rifiutare. 

Anche gli smart glasses permettono di ottenere informazioni sugli utenti, le loro azioni, le loro preferenze e le loro abitudini.

Anche partendo dal presupposto che le grandi società si approcciano al dato in maniera legale e che dunque non utilizzano il dato per arrivare a una personalizzazione del singolo utente, il suo nome o il suo cognome, il problema della privacy rimane inalterato. 

Come garantire che un video realizzato con i propri Ray Ban intelligenti nuovi di zecca (o con l’equivalente realizzato da un qualsiasi altro brand) non catturino molte più informazioni personali di quelle che immaginiamo? 

La risposta a questa domanda è allo stesso tempo molto semplice e molto complicata. Da un lato comprendere le implicazioni legate al dato richiede studio e impegno: a partire dalla lettura delle normative nazionali o internazionali, fino ad arrivare alle policy che caratterizzano hardware e software, ma anche siti Internet, e-commerce o piattaforme. 

Dall’altro esistono tante buone norme molto facili da applicare, che riducono sensibilmente il rischio di incappare in situazioni problematiche per la privacy: sia di chi li utilizza, sia di chi viene ripreso.

Come usare gli smart glasses in sicurezza e nel rispetto della privacy

smart glasses

Shutterstock

Per usare dispositivi intelligenti indossabili come gli smart glasses in maniera consapevole e rispettosa tanto della privacy quanto della sicurezza informatica, occorre tenere conto di due dimensioni differenti: il contesto in cui ci si muove e l’insieme di prodotti o servizi che si utilizza. 

Per quanto riguarda il contesto è sicuramente consigliabile evitare di effettuare riprese in luoghi pubblici che abbiano come soggetto persone sconosciute. Gli spazi aperti tendenzialmente permettono di registrare, ma è importante che si tratti di una ripresa di insieme, in cui una singola persona non sia facilmente distinguibile o riconoscibile (a meno che non abbia dato il suo consenso esplicito).

Anche nel caso degli ambienti chiusi e dei contesti privati, è comunque consigliabile accertarsi che le persone coinvolte siano consapevoli del fatto che stanno venendo riprese. E magari chiedere loro conferma prima di procedere con la diffusione del materiale registrato. 

Per quello che riguarda la seconda dimensione, l’utente ha dovrebbe approfondire la politica sulla privacy che caratterizza tutte le realtà con cui dialoga: a partire dal produttore degli smart glasses, fino ad arrivare a quella del social media su cui intende pubblicare i suoi video. 

A cura di Cultur-e
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