In Breve (TL;DR)
- Il 6G, atteso per il 2028 con una commercializzazione prevista dal 2030, promette velocità straordinarie fino a terabyte al secondo, latenza minima e un’affidabilità senza precedenti grazie allo spettro terahertz e alla tecnologia RIS.
- Per raggiungere questi obiettivi, sarà cruciale sviluppare componenti come transistor avanzati e tecnologia AiP (Antenna-in-package), che potrebbero rivoluzionare le infrastrutture di rete, riducendo i costi e migliorando le prestazioni.
L’acronimo 6G viene già oggi utilizzato per indicare la sesta generazione della telefonia mobile. Nonostante il suo standard non sia ancora stato definito, è lecito supporre che il 6G rappresenterà un considerevole passo in avanti dal punto di vista tecnologico, che gli permetterà di sostituire l’attuale 5G.
Allo stesso tempo è già possibile ipotizzare la data entro cui il 6G sarà una realtà: in questo senso diversi addetti ai lavori internazionali indicano nel 2028 l’anno della prima release del nuovo standard, che poi potrebbe venire commercializzato a partire dal 2030.
Un risultato che però potrà essere centrato soltanto con il verificarsi di determinate condizioni: più precisamente superando determinati ostacoli che, ad oggi, riguardano tanto il mondo dell’hardware quanto quello del software.
Quanto sarà veloce il 6G?
Quando si parla di standard per le telecomunicazioni mobile, una delle prime domande che viene alla mente dell’utente è quella che riguarda le prestazioni in termini di velocità. Ebbene, il 6G potrebbe arrivare a trasmettere terabyte di dati al secondo, potendo inoltre contare sia su un’elevatissima affidabilità di rete, sia su una latenza corrispondente a pochi millisecondi.
Una delle principali ragioni dietro questo salto di velocità sarò probabilmente legata all’uso dello spettro terahertz: una radiazione elettromagnetica che si trova all’estremità superiore della fascia a infrarossi.
Il principale limite, ad oggi, dei segnali terahertz è rappresentato dalla facilità con cui decadono a causa dell’assorbimento da parte dell’atmosfera. Inoltre i terahertz sono particolarmente suscettibili alle barriere fisiche.
L’impressione però è che entrambi le limitazioni potrebbero venire risolte ricorrendo alle Reconfigurable Intelligent Surfaces, ovvero alla tecnologia RIS, capace di potenziare la penetrazione del segnale e di annullare eventuali gap di copertura.
In questo modo, lo spettro del 6G potrebbe andare dai 7 ai 20GHz per quanto riguarda la connettività mobile, andando poi a includere anche la banda W e la banda D per i servizi legati all’infrastruttura di rete unificata Xhaul.
Quali tecnologie utilizzerà il 6G?
I tempi di realizzazione del 6G dipendono non solo dall’adozione di software e soluzioni tecnologiche, ma anche dalla scelta di determinate componenti fisiche. In questo senso, l’attenzione della comunità internazionale è puntata soprattutto sui transistor.
L’utilizzo di un transistor nelle telecomunicazioni di solito è legato alle frequenze entro cui deve funzionare: ad esempio le tecnologie SiGe e InP soddisfano i requisiti nello spettro sub-THz, che va tra i 100 e i 300 GHz, mentre la tecnologia Cmos viene spesso scelta per le frequenze inferiori ai 150 GHz.
Un altro nodo da sciogliere è quello della AiP, ovvero la tecnologia Antenna-in-package, che sfrutta le lunghezze d’onda corta delle frequenze e che riduce le dimensioni del pacchetto, migliorando contestualmente le prestazioni.
Nel caso dell’AiP la sfida è forse più economica che tecnica. Diversi esperti del settore sostengono che il prezzo obiettivo da raggiungere per un utilizzo massivo in ottica di 6G sia di 2 dollari per modulo 1x1.