In questo momento storico la cosiddetta intelligenza artificiale generativa sta letteralmente spopolando in tutto il mondo. Si pensi in tal senso a fenomeni e tool che coinvolgono direttamente l’utente come ChatGPT e DALL-E.
Ma anche all’impatto dell’intelligenza artificiale nelle infrastrutture, aree ed applicazioni dei diversi stack tecnologici. Uno su tutti il Web3, che ha un potenziale di intersezione con l’AI generativa impressionante.
A partire dai casi d’uso più ovvi, come ad esempio l’esplorazione linguistica o i portafogli conversazionali. Fino ad arrivare a possibilità più sofisticate ancora da esplorare, come ad esempio la creazione di una blockchain per l’AI generativa.
Software centralizzati o open source?
Un primo tema da tenere in considerazione quando si parla di blockchain e AI generativa è la differenza di performance che distingue i vari modelli di fondazione.
In un passato non troppo lontano le prestazioni garantite da tool di AI basati su modelli centralizzati non erano paragonabili a quelle di software open source. Oggi però esistono diversi modelli di linguaggio open source con performance tutt’altro che risibili.
Il cambio di scenario è stato reso possibile soprattutto grazie al contributo involontario del Meta AI Research. Il team stava lavorando a un modello di linguaggio di grandi dimensioni (LLaMA), che però è trapelato sui forum internazionali, diventando rapidamente una base su cui lavorare in chiave open source.
La combinazione di modelli centralizzati e open source è un presupposto fondamentale per la crescita sana di una blockchain generativa basata su intelligenza artificiale.
Le sue architetture neurali sono infatti talmente complesse e potenti da generare preoccupazione tra gli addetti ai lavori. Soprattutto nel caso in cui venissero controllate da poche entità centralizzate. Al contrario la crescita dei modelli open source si traduce in una trasparenza sistemica superiore.
Perché serve una nuova blockchain di AI generativa
Lo sviluppo di una blockchain ottimizzata per l’AI generativa permetterebbe di portare le piattaforme Web3 a un livello di complessità mai visto prima: né in termini di architettura, né in termini di tempi di esecuzione. Si parla di milioni di neuroni, distribuiti di migliaia di livelli interconnessi tra loro.
Nella storia del web e dei software i paradigmi di architettura e i modelli tendono a influenzare le tecnologie delle infrastrutture. È successo con il cloud computing e i big data, dunque, secondo diversi addetti ai lavori, è lecito immaginare che succederà anche con l’AI generativa.
Anche perché l’intelligenza artificiale potrebbe letteralmente trasformare la blockchain, o per lo meno i livelli inferiori del suo stack. Non sorprende dunque che sempre più player valutino infrastrutture, sistemi e tecnologie in grado di incorporare l’AI.
Inoltre una delle maggiori sfide del Web3 consiste proprio nel rendere possibili le prossime ondate di innovazione. Di conseguenza è difficile se non impossibile pensare che le piattaforme continueranno a ignorare a lungo la rivoluzione iniziata dall’intelligenza artificiale generativa.
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