In Breve (TL;DR)
- Alcuni siti web bloccano le VPN per impedire l’accesso a contenuti con restrizioni geografiche, proteggere i diritti d’autore o contrastare attività sospette come il multi-accounting.
- I blocchi vengono attuati rilevando gli indirizzi IP associati alle VPN, limitando le connessioni su specifiche porte o utilizzando tecniche avanzate come l’ispezione profonda dei pacchetti (DPI).
- Per aggirare queste restrizioni, si possono usare VPN con IP dedicati, protocolli avanzati come WireGuard o OpenVPN e browser con rete Tor per mascherare la connessione.
Il blocco delle VPN è una soluzione che spesso scoraggia gli utenti meno esperti, ma esistono diverse strategie che permettono di superarlo, senza dover compromettere la propria privacy online.
In questo momento storico tantissime persone utilizzano le reti virtuali private per garantirsi una connessione performante, sicura e in grado di andare oltre alcuni limiti tipici dell’esperienza in Internet nel singolo Paese.
Alcuni siti, alcune piattaforme e addirittura alcuni governi a volte scelgono di ricorrere a un VPN blocker per le ragioni più disparate: a partire dal bisogno di tutelare materiale protetto da copyright, fino ad arrivare alla necessità di censurare contenuti potenzialmente pericolosi.
Ma, una volta compreso il funzionamento del singolo sistema per il blocco della VPN, è anche possibile trovare una soluzione capace di aggirarlo.
Perché alcuni siti bloccano le VPN
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Prima di entrare nel merito del funzionamento specifico del blocco delle VPN e delle strategie per aggirarlo, è sicuramente utile comprendere le diverse ragioni che possono portare un sito o una piattaforma a intraprendere questo tipo di intervento.
Si fa infatti da motivazioni legate al marketing a scelte dettate dal rispetto del copyright, fino ad arrivare a blocchi che hanno a che fare con le distrazioni del singolo, la sicurezza informatica e addirittura alla censura governativa.
La connessione tramite VPN mascherano l’indirizzo IP di chi si sta connettendo, impedendo dunque al sito visitato di accedere a informazioni sulle sue preferenze.
Ciò vuol dire che il portale non ha modo di abilitare annunci pubblicitari in linea con i gusti dell’utente, né tantomeno di profilare il visitatore: due ragioni più che valide (dal punto di vista del portale) per applicare un blocco VPN.
Nel caso delle piattaforme di streaming si pone inoltre un problema legato ai cataloghi e al rispetto del diritto d’autore, considerato che lo stesso titolo potrebbe essere disponibile in un Paese e non disponibile in un altro.
Esistono tante ragioni per cui un sito, una piattaforma o addirittura un Paese, possono impedire l’utilizzo delle reti virtuali private.
Per questa ragione Netflix, Amazon Prime, Disney Plus e soci spesso bloccano le VPN: uno strumento attraverso cui gli utenti potrebbero facilmente aggirare i limiti del catalogo, mettendo l’azienda nella condizione di rischiare una violazione del copyright.
Spesso le VPN vengono poi bloccate all’interno di luoghi specifici, come ad esempio gli uffici o delle scuole: una scelta dettata dalla volontà di impedire, o quantomeno scoraggiare la connessione a siti slegati al singolo spazio di lavoro o di apprendimento.
Non bisogna poi dimenticare che i siti riconoscono alcune VPN come poco affidabili, se non addirittura come potenzialmente pericolose: un altro valido motivo per impedire il loro utilizzo.
Infine esiste anche la possibilità che il singolo Paese e il suo governo vogliano impedire l’accesso a determinati siti considerati nocivi e, di conseguenza, censurati.
In questo caso spesso si ricorre al blocco delle VPN, in modo da impedire di connettersi a queste pagine anche gli utenti con competenze informatiche più avanzate.
Come funziona il blocco della VPN
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In informatica vengono definiti bloccanti della VPN o VPN blocker tutti quei metodi che impediscono all’utente di ricorrere a una rete virtuale privata.
Il singolo portale che ricorre a un VPN blocker può ricorrere a tecnologie specifiche, ma in genere è possibile classificare almeno tre macro-categorie di soluzione: il blocco dell’indirizzo IP, il blocco porte e la DPI.
Per rendere possibile il blocco IP la realtà intenzionata a fermare le connessioni tramite VPN deve innanzitutto raccogliere una grandissima quantità di informazioni legate ai server e ai servizi “incriminati”.
In altre parole il portale individua e memorizza un vastissimo elenco di indirizzi IP collegati ai servizi VPN e successivamente attiva una barriera che impedisce loro di connettersi.
Esistono almeno tre categorie principali di VPN blocker: il blocco dell’indirizzo IP, il blocco porte e la Deep Packet Inspection.
Il blocco porte, dal punto di vista concettuale, non è troppo diverso dal blocco IP. Ma in questo caso la raccolta informazioni non è legata ai codici univoci identificativi della singola connessione, quanto piuttosto alle cosiddette porte informatiche, o porte Internet.
La porta Internet è una componente necessaria per la navigazione online, che ha il compito di identificare i diversi pacchetti di dati, indirizzandoli verso la connessione specifica. Un sito o una piattaforma che applica il blocco porte ha dunque analizzato e memorizzato le porte generalmente utilizzate dalle VPN, per poi attivare un firewall incaricato di impedire il loro utilizzo.
Infine il blocco DPI: un acronimo che sta per Deep Packet Inspection, ovvero ispezione approfondita dei pacchetti di dati. Anche in questo caso il presupposto di fondo è lo stesso: il portale analizza i pacchetti di dati che vengono spostati tra dispositivi, risalendo a quelli che utilizzano reti virtuali private.
Come aggirare il blocco delle VPN
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Esistono diverse strategie che permettono di superare i diversi blocchi descritti nei capoversi precedenti, in modo da visitare anche quei siti che impediscono l’uso delle VPN.
Innanzitutto è possibile aggirare il blocco IPe il blocco porte andando semplicemente a cambiare o l’indirizzo IP o le porte Internet in uso. Nel primo caso è consigliabile optare per gli indirizzi IP dedicati dei provider VPN, mentre nel secondo è possibile modificare il protocollo di sicurezza.
A ciò si aggiungono diversi protocolli “sbloccanti”, come ad esempio L2TP, che attiva il tunneling di livello 2, o IKEv2, che impedisce di decifrare i dati trasmessi via VPN senza possedere la giusta chiave.
Lo stesso discorso vale per i protocolli SSTP e PPTP. Il primo acronimo sta per Secure Sockets Tunneling Protocol e rappresenta un ottimo punto di equilibrio tra la sicurezza tipica della crittografia e la velocità garantita da un segnale efficace.
Il secondo sta invece per Point-to-Point Tunneling Protocol e permette di superare diversi blocchi VPN grazie alla trasmissione veloce di grandi quantità di dati.
Infine è sempre possibile cambiare la tipologia di connessione Internet o il browser in uso. Nel primo caso è consigliabile passare dalla Wi-Fi alla rete mobile, mentre nel secondo è possibile testare Tor o qualsiasi altra soluzione per la navigazione anonima.
Per saperne di più: VPN, cos'è e come funziona
Domande frequenti (FAQ)
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Perché alcuni siti bloccano le VPN?Alcuni siti bloccano le VPN per motivi legati al marketing, al rispetto del copyright, alla sicurezza informatica, alla censura governativa e alla profilazione degli utenti.
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Come aggirare il blocco delle VPN?È possibile aggirare il blocco delle VPN cambiando l'indirizzo IP, le porte Internet, utilizzando protocolli specifici come L2TP e IKEv2, modificando la tipologia di connessione Internet o il browser in uso.
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Come funziona il blocco della VPN?Il blocco della VPN avviene tramite tecniche come il blocco dell'indirizzo IP, il blocco delle porte e la Deep Packet Inspection, che impediscono alle reti virtuali private di connettersi.