In Breve (TL;DR)
- Neuralink, il progetto di Elon Musk, sperimenterà il controllo di arti robotici tramite impianti cerebrali.
- Il chip N1 tradurrà i segnali del cervello in movimenti, offrendo nuove possibilità per chi ha disabilità motorie.
- I test internazionali previsti entro il 2024 puntano a rendere questa tecnologia accessibile a livello globale.
Neuralink, l’ambizioso progetto di Elon Musk immaginato per permettere di controllare il computer tramite un microchip impiantato nel cervello, passa allo step successivo e adesso guarda all’utilizzo degli arti robotici.
Con un post ufficiale, infatti, l’azienda ha confermato di aver ricevuto il via libera per utilizzare questo sofisticato impianto cerebrale (chiamato N1), per provare a controllare un braccio robot.
Una decisione che potrebbe stravolgere la vita di milioni di persone, aiutando i soggetti con difficoltà o vittime di incidenti a vivere una vita migliore. Ecco quello che sappiamo.
Neuralink, il prossimo stadio del progetto di Musk
Solo pochi mesi fa, Neuralink ha permesso a un ragazzo affetto da paralisi di poter giocare a un videogioco sul PC, “semplicemente” muovendo il mouse con la forza del pensiero.
Chiaramente, prima di poterlo fare è stato sottoposto a un delicato intervento in cui gli è stato impiantata l’apposita interfaccia in grado di elaborare i segnali elettrici del cervello trasformandoli in input comprensibili al computer.
Ma questo esperimento chiamato progetto PRIME, seppure davvero oltre i confini della realtà, era solo la punta dell’iceberg di un progetto immensamente più grande che prende il nome di CONVOY e ha come scopo quello di estendere le potenzialità di questa interfaccia cervello-computer a un arto robot che, se tutto andrà come deve, potrà essere mosso dall’utente proprio come farebbe con il proprio braccio.
L’esperimento mira a “risolvere” con la tecnologia alcune disabilità motorie al momento impossibili da curare, nel tentativo di dare alle persone una nuova vita e la possibilità di tornare ad essere indipendenti.
In poche parole, quindi, Neuralink prenderà il chip già in uso per il progetto PRIME e lo impianterà in un’area del cervello che si occupa della pianificazione dei movimenti, consentendo alle persone appunto di controllare dispositivi esterni come se si trattasse dei propri arti.
Chiaramente, il progetto è ancora in una fase iniziale e, prima di essere utilizzato come una “pratica medica” dovrà passare ancora numerosi test, ma le aspettative sono davvero alte e, probabilmente, è solo questione di tempo.
Quale futuro per Neuralink
Sicuramente Neuralink è una sfida enorme per Elon Musk e per il team di scienziati che lavora al progetto ma, nonostante qualche difficoltà, il progetto sembra procedere sotto i migliori auspici evolvendosi a un ritmo impressionante.
Al momento i pazienti che utilizzano l’interfaccia base sono due e non sono state riscontrate criticità, cosa che sta portando l’azienda ad espandere il programma arrivando a circa otto soggetti entro la fine del 2024, spianando la strada per i primi test sugli arti robotici.
Altra ottima notizia è che di recente il progetto ha ricevuto il benestare anche per la sperimentazione internazionale, cosa che permetterà anche a team al di fuori degli Stati Uniti di provare questa tecnologia cercando di migliorarla.
È chiaro che la situazione è in continua evoluzione e, anche se saranno necessari ancora molti anni di studi e di prove sul campo, è lecito ipotizzare che presto Neuralink diventerà una tecnologia “di uso comune”, aiutando le persone affette da disabilità in tutto il mondo a vivere una vita migliore.