Internet sta morendo? Oppure è addirittura in mano ai morti? Queste, volendo estremizzare, sono alcune delle domande che si pone la Dead Internet Theory: una teoria che negli ultimi mesi sta via via convincendo gli utenti.
Apparentemente la Dead Internet Theory è poco più di una provocazione. Ma, a conti fatti, non è del tutto scorretto pensare a una rete Internet dominata da entità prive di vita. Basti pensare al ruolo sempre più preponderante dell’intelligenza artificiale e dei bot sul web.
In cosa consiste la Dead Internet Theory
La Dead Internet Theory ha a che fare con un’ipotesi al confine tra la fantascienza e l’ucronia. La teoria si interroga sulla natura della stragrande maggioranza dei contenuti che siamo abituati a fruire sul web.
Più precisamente parte dall’assunto che questi contenuti non siano frutto dell’intelligenza umana ma che testi, immagini, video o collegamenti ipertestuali siano generati da hardware, software o algoritmi.
Ecco, per la Dead Internet Theory l’uomo sul web rappresenta un’esistenza minoritaria, se non addirittura marginale. Per questo motivo è possibile parlare di Teoria dell’Internet Morto.
Il presupposto della Dead Internet Theory ha ripercussioni preoccupanti per diversi ordini di ragioni. Basti pensare al fatto che, secondo stime recenti, l’utente medio passa anche 7/8 ore al giorno sul web.
Inoltre Internet è la fonte principale a cui attingere per informazioni di grande o grandissima rilevanza. A partire dalle notizie quotidiane, fino ad arrivare alle previsioni economiche o alle terapie mediche.
Contenuti che si legano a doppia mandata ai momenti più importanti di milioni di persone in tutto il mondo e che, paradossalmente, vengono realizzati da macchine senza vita.
La Dead Internet Theory è plausibile?
Di fronte a una teoria come quella dell’Internet Morto, la prima reazione è comprensibilmente di negazione. O magari addirittura di discredito. Ma a conti fatti questa teoria è tutto fuorché “impossibile”.
In questo momento storico la tecnologia permette effettivamente alle macchine di generare autonomamente contenuti di ogni tipo. Basti pensare all’exploit dell’intelligenza artificiale generativa.
Ma anche al ruolo che le macchine giocano nella manutenzione automatizzata del web: a partire dai server, fino ad arrivare ai sistemi gestionali di siti, pagine o social network.
È inoltre impossibile non pensare al ruolo preponderante che si stanno ritagliando i diversi bot di Internet. Assistenti virtuali che stanno via via sostituendo l’essere umano in diverse modalità di interazione: dalla richiesta informazioni alla gestione di criticità più o meno gravi legate a un prodotto o servizio.
Infine, i diversi scenari di cui sopra sono presumibilmente destinati ad acuirsi negli anni a venire. E dunque, se anche la Dead Internet Theory fosse scorretta oggi, potrebbe comunque rivelarsi corretta nel giro di pochi anni.
Per saperne di più: Web3, cos'è e come funziona