Al giorno d’oggi chiunque sia in possesso di uno smartphone, un tablet o un wearable utilizza quotidianamente decine e decine di app: programmi che permettono di usufruire di servizi e funzionalità differenti da dispositivo mobile.
Per orientarsi nell’offerta di applicazioni disponibili, occorre conoscere meglio questa tipologia di software. Ad esempio imparando la differenza tra app native, web app, app ibride e universal app.
È altrettanto utile imparare a muoversi negli store online dedicati al mondo delle app. Tra i tanti è impossibile non citare per lo meno Google Play Store e Apple App Store.
- Cosa sono e quando nascono le app
- Quali sono le principali tipologie di app
- Cosa sono le applicazioni ibride e le universal app
- Dove acquistare e scaricare le app
- Come funziona Google Play Store
- Come funziona Apple App Store
- Come scegliere le migliori app mobile
- Quali sono i principali svantaggi delle app
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0. Cosa sono e quando nascono le app
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Il termine inglese “app” è un’abbreviazione di “application” e può essere tradotto con “applicazione software”. In linguaggio informatico può essere considerato applicazione un qualsiasi sistema di procedure che sfrutta componenti intangibili di elaborazione.
I software e le applicazioni interagiscono a loro volta con gli hardware materiali. Lo scopo delle applicazioni è fornire indicazioni di vario genere al dispositivo in uso, in modo da ottenere un qualsiasi genere di risultato.
Detto ciò il termine “app” non viene utilizzato per fare riferimento generico a tutte le applicazioni in uso. Al contrario viene utilizzato per indicare quei software dedicati a dispositivi come gli smartphone e i tablet. Non a caso si sente spesso parlare anche di applicazioni mobile o, tornando all’inglese, di mobile app.
A prescindere dalla funzionalità che eseguono, le app generalmente sono composte da un’interfaccia grafica e da un core. L’interfaccia grafica, anche nota come GUI (Graphical User Interface) ha lo scopo di trasformare i comandi in rappresentazioni visive che facilitino l’interazione tra essere umano e dispositivo.
Il core è invece il codice sorgente dell’app: quel testo scritto secondo il linguaggio di programmazione di riferimento, che definisce tutte le istruzioni fornite dal software all’hardware.
Secondo esperti del settore, una valida data di nascita delle app è il 10 luglio 2008, il giorno del lancio dell’App Store Apple
In linea di principio le app vengono realizzate per essere ancora più snelle e intuitive rispetto ai software tradizionali. Un po’ per via delle risorse hardware dei dispositivi mobile, storicamente più limitate rispetto a quelle dei computer. Un po’ per rendere l’esperienza d’uso dell’utente facile e appagante.
Individuare una data precisa di nascita delle app è molto difficile. Da un certo punto di vista i primi giochi per smartphone possono essere considerati delle applicazioni mobile. Dunque è possibile pensare al celebre Snake, proposto da Nokia a partire dal 1997 e dal modello di telefono cellulare 6110.
Alcuni addetti ai lavori ritengono che le prime app in assoluto effettivamente degne di questo nome siano Locate e Ringdroid. Secondo altri l’anno di nascita delle app è quello in cui sono stati presentati al grande pubblico l’App Store Apple e il Play Store Android Google.
In questo caso l’anno da tenere in considerazione è senza ombra di dubbio il 2008. Apple ha presentato il suo App Store in data 10 luglio: il giorno della release il negozio virtuale conteneva circa 500 applicazioni mobile. Google sarebbe arrivata con qualche mese di ritardo, ma anche con un’offerta di quasi 1.000 app.
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1. Quali sono le principali tipologie di app
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Parlare di tipologie di app non significa entrare nel merito delle funzionalità che assolve il singolo programma. Al contrario si fa riferimento alla struttura tecnica dell’app, alle sue componenti e al tipo di dispositivo su cui viene effettivamente installata.
Da questo punto di vista di solito si fa una distinzione tra app native e web app. A queste si aggiungono le applicazioni ibride e le cosiddette universal app, di cui si parlerà più dettagliatamente nei capoversi a seguire.
Si parla di app nativa nel caso in cui il software venga utilizzato esclusivamente sul dispositivo mobile in cui è installato. Le istruzioni delle app native vengono sviluppate per interagire con il singolo sistema operativo in uso dal dispositivo.
Per realizzarle, gli sviluppatori si servono delle API messe a disposizione dai costruttori del sistema operativo. L’acronimo API sta per Application Programming Interface e fa riferimento a tutte quelle procedure che permettono di agevolare la comunicazione tra software differenti.
Spesso le app native vengono sviluppate facendo ricorso a codici e a librerie proprietarie. Il loro vantaggio principale è la possibilità di utilizzare al meglio le feature del dispositivo su cui vengono installate: ad esempio interagendo con la sua rubrica o con il suo file system. Ma anche accedendo al suo sistema di localizzazione o alla sua fotocamera.
Le app native vengono installate sul dispositivo mobile. Le web app si trovano su server esterni
Più in generale le app native sono note per il loro elevato livello di performance e di stabilità, figli proprio delle possibilità di accesso totale alle componenti hardware e software installate nel device.
Le web app, anche note come applicazioni web, sono molto diverse dalle app native: intanto perché non vengono effettivamente installate sul dispositivomobile dell’utente.
Le web app sono fondamentalmente un collegamento, che di solito viene scritto facendo ricorso a un linguaggio cross-platform: una tipologia di linguaggio di programmazione pensata per funzionare su più sistemi e piattaforme.
La web app vera e propria è dunque un applicativo remoto e questo presupposto produce diversi vantaggi. Ad esempio le web app non impattano in alcun modo sulla memoria del dispositivo, né sulla sua capacità di calcolo. Infatti sia il core che l’interfaccia grafica della web app sono presenti su server esterni.
Il punto debole delle web app è che, per funzionare, hanno necessariamente bisogno di una connessione Internet. Ma non solo. Le loro prestazioni e la loro velocità di esecuzione spesso dipendono dalla qualità del segnale.
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2. Cosa sono le applicazioni ibride e le universal app
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Oltre le app native e le web app, gli utenti spesso si imbattono in app ibride e universal app: due tipologie di software che possono essere considerate come una specie di via di mezzo tra un’applicazione mobile e una tradizionale.
Si parla di app ibride nel caso in cui il core e l’interfaccia grafica dell’applicazione utilizzino un mix di componenti native del dispositivo e di tecnologie web. In linea di principio il modulo delle app ibride viene installato sul dispositivo, mentre i singoli contenuti rimangono su server esterni.
Le app ibride hanno il grande vantaggio di essere più facilmente predisposte al multi-platform: ciò vuol dire che per gli sviluppatori è più semplice sviluppare app ibride per i diversi device e sistemi operativi sul mercato.
Le app ibride sono spesso disponibili su device e sistemi operativi diversi. Le universal app girano anche su PC
Anche le universal app sono un ibrido, che però può venire installato tanto su dispositivi mobile quanto su computer fissi. La distribuzione delle universal app è figlia soprattutto del lavoro di Microsoft con il sistema operativo Windows 10.
L’obiettivo delle universal app è permettere agli utenti di acquistare un’unica volta un determinato software, potendolo però installare su più device.
Anche Apple, in tempi più recenti, ha iniziato a scommettere su universal app proprietarie. In questo caso l’anno zero dell’operazione è il 2020, mentre il sistema operativo di riferimento è macOS 10.14.
Le prime universal app Apple vennero sviluppate all’interno di una piattaforma di nome Catalyst. Oggi l’azienda parla di Universal Purchase, ma si tratta comunque di app in grado di funzionare su tutti i dispositivi Apple sul mercato: dai MacBook agli iPhone, passando per Apple Watch ed Apple TV.
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3. Dove acquistare e scaricare le app
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Come anticipato nei capoversi precedenti, i primi negozi virtuali di app sono stati presentati al grande pubblico durante il 2008: prima l’App Store targato Apple, poi il Play Store Android Google.
Da allora la distribuzione di app e web app è stata quasi sempre affidata ai market. Questi spazi virtuali sono a loro volta vincolati al sistema operativo installato sul singolo dispositivo.
Al giorno d’oggi può anche capitare che un utente scarichi una qualsiasi applicazione mobile direttamente dal sito del suo sviluppatore. Spesso però anche qui finirà col tornare all’interno di uno degli store di cui sopra, prima di poter concludere la procedura di acquisto e installazione.
Le app vengono acquistate e installate da store proprietari, ma anche dai siti dei loro sviluppatori
In questo momento storico i sistemi operativi mobile maggiormente diffusi al mondo sono i seguenti: Android di Google, iOS di Apple (con la sua variante iPadOS), WindowsPhone di Microsoft, BlackBerry OS di BlackBerry, Symbian OS di Nokia e Bada OS di Samsung.
A questi sistemi operativi corrispondono altrettanti marketplace distributori di applicazioni mobile: Apple App Store, BlackBerry App World, Microsoft Store e Samsung Galaxy Store. Menzione a parte per Google Play Store, che propone app e web app compatibili con smartphone realizzati dai produttori più disparati: da Google a Nokia, passando per Samsung, Xiaomi e tantissimi altri.
D'altronde proprio Android non solo è il sistema operativo mobile più diffuso in assoluto in tutto il mondo: è anche un sistema operativo basato su un nucleo con licenza di software libero. Questo presupposto permette che disponga di un numero superiore di distributori digitali, oltre il sopracitato e ufficiale Google Play Store: ad esempio Amazon App-Shop, ma anche Aptoide e F-Droid.
Per approfondimento: Android, caratteristiche del sistema operativo
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4. Come funziona Google Play Store
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Dopo aver parlato in maniera più generale degli store dedicati alla presentazione e al download di applicazioni mobile, è sicuramente utile entrare più dettagliatamente nel merito di due eccellenze del settore: i due market più famosi e utilizzati in assoluto. Da una parte Play Store, dall’altra App Store.
Play Store, anche noto come Google Play, è il servizio di distribuzione digitale di Google: l’app store ufficiale per tutti i dispositivi mobile che installano una qualsiasi versione del sistema operativo Android.
Al suo interno gli utenti possono trovare circa 3 milioni di app, tutte sviluppate attraverso il kit di sviluppo software (SDK) Android. Ancora più impressionante il numero di download totali raggiunto: secondo stime recenti si parla di circa 100 miliardi di download totali.
Play Store applica un sistema di approvazione che impedisce l’upload di tutta una serie di applicazioni a tutela dell’utenza: ad esempio quelle che propongono contenuti espliciti o che incitano in qualsiasi modo alla violenza e all’odio. Allo stesso modo Play Store impedisce il caricamento di app e web app che incentivano il gioco d’azzardo e una qualsiasi altra attività illegale.
Play Store di Google contiene circa 3 milioni di app, che vantano circa 100 miliardi di download complessivi
A ciò si aggiungono un sistema di classificazione delle app che tiene conto dell’età degli utenti e un sistema antivirus automatizzato di nome Google Bouncer.
Google Bouncer controlla quotidianamente le app presenti su Play Store, con l’obiettivo di individuare programmi malevoli di vario tipo: dai malware agli spyware, passando per i trojan horse.
La sicurezza degli utenti è una priorità assoluta per Play Store, che a partire dal 2017 ha aggiunto un ulteriore controllo di nome peer grouping. La pratica consiste nel raggruppare app e web app che propongono funzionalità o servizi simili.
Il peer grouping di Play Store prevede che le app vengano valutate e confrontate: soprattutto dal punto di vista delle autorizzazioni richieste all’utente. Qualora emergano programmi che rischiano di invadere eccessivamente la privacy online dell’utente, Play Store si riserva il diritto di eseguire un’ulteriore analisi. In modo da valutare l’opportunità di rimuovere l’app dal market.
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5. Come funziona Apple App Store
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App Store è il market di Apple da cui scaricare applicazioni compatibili con iPhone e iPad, ma anche MacBook. Secondo stime recenti contiene poco più di 1,5 milioni di applicazioni, che hanno raggiunto un totale di oltre 50 miliardi di download.
App Store fornisce indicazioni molto dettagliate in merito ai criteri di progettazione dei software. A partire dal formato IPA: un acronimo che indica le applicazioni per sistema operativo iOS e che può stare sia per iPhone Application, sia per iOS App Package.
Le restrizioni di Apple in termini di sviluppo di applicazioni mobile sono state per anni oggetto di critiche. La situazione sembra però destinata a cambiare drasticamente nel corso del 2023: i nuovi sistemi operativi iOS 17 e iPadOS 17 apriranno infatti agli app store di terze parti, come richiesto dall’Unione Europea.
Anche App Store ha un sistema di analisi delle applicazioni mobile, che fornisce all’utente indicazioni in merito all’età opportuna di utilizzo. Si parte con le app contraddistinte dal simbolo 4+, che non contengono alcun tipo di materiale a rischio.
Fino ad arrivare alle app contraddistinte dal simbolo 17+, che potrebbero contenere materiale inadatto ai più piccoli: ad esempio rappresentazione di immagini o scene horror. Ma anche alla presenza di contenuti legati alla nudità o al consumo di bevande alcoliche.
Tutte le app e le web app disponibile su Apple App Store possono essere votate dagli utenti. Il primo giudizio va da un minimo di una a un massimo di cinque stelle: a ciò si aggiunge una recensione testuale che permette di entrare nel merito dei pro e dei contro del singolo software.
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6. Come scegliere le migliori app mobile
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Fare una selezione esaustiva di tutte le app utili o performanti disponibili nei vari store online rischia di rivelarsi un’impresa impossibile. Piuttosto è utile dare alcune coordinate per orientarsi al meglio in un vero e proprio mare magnum di opportunità.
Sia Play Store di Google che App Store di Apple catalogano le applicazioni disponibili in base a criteri specifici. Entrambi gli store propongono innanzitutto una selezione personale di app e web app: si va dalle ultime uscite a quelle più votate dagli utenti.
Le categorie di app a disposizione su Play Store e App Store sono molteplici e permettono di farsi un’idea delle funzionalità e dei servizi messi a disposizione dalle app al giorno d’oggi.
È possibile cominciare dalle app dedicate alla creazione di contenuti multimediali. Dunque editor di foto e video, o camere con funzioni più avanzate rispetto a quelle installate di default nel dispositivo mobile. Ma anche programmi di videoscrittura ottimizzati per il mondo mobile.
Un’altra categoria di app e web app molto apprezzata è quella legata al mondo della mobilità. In questo caso si comincia con software pensati per la visualizzazione e la creazione di mappe o di itinerari. Fino ad arrivare a servizi che mostrano gli spostamenti e gli orari di arrivo dei mezzi pubblici.
Per orientarsi tra milioni di applicazioni è possibile partire dalle categorie proposte Play Store e App Store
Possono essere considerate app di mobilità anche quei programmi che operano nel settore del noleggio di mezzi di locomozione. Anche in ottica di sharing economy.
Impossibile poi non citare le varie app dedicate all’economia personale: ad esempio quelle legate a servizi finanziari specifici. Ma anche le app e web app salvadanaio, sviluppate appositamente per aiutare l’utente a tenere traccia di entrate e uscite.
Come accennato in precedenza, ce n’è davvero per tutti i gusti e le esigenze: dalle app per i pagamenti digitali alle app di incontri. Dai servizi che facilitano la comunicazione, la creazione di calendari e la gestione di eventi. A quelli che propongono intrattenimento di vario genere: dunque libri, fumetti, film o videogames.
Per non parlare della galassia di applicazioni mobile dedicate al mondo dei bambini, o di tutti quei programmi pensati espressamente per interagire con device specifici, come ad esempio i wearable. E poi centinaia, se non addirittura migliaia di app pensate per lo shopping, che possono venire a loro volta declinate in base al singolo settore merceologico.
Infine esistono numerose app che vanno ben oltre lo svago, l’intrattenimento. Si pensi in tal senso alle app di Stato, che permettono di dialogare velocemente con la Pubblica Amministrazione attraverso lo SPID. Ma anche alle app che, in caso di emergenza, facilitano il pronto intervento da parte delle forze dell’ordine o dei soccorsi.
Per approfondimento: Cos’è SPID, la guida completa
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7. Quali sono i principali svantaggi delle app
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Le app sono pensate per rendere la user experience di software da dispositivo mobile facile e veloce. Si tratta di programmi snelli dal punto di vista della programmazione, con un’interfaccia grafica altamente intuitiva.
Al risparmio di tempo e la facilità d’uso si aggiungono almeno altre due tipologie di vantaggio: le app e le web app infatti sono spesso versatili. Specie nel caso in cui vengano create direttamente dai produttori dei dispositivi mobile.
Il loro livello di integrazione con smartphone, tablet e wearable permette inoltre un elevatissimo livello di personalizzazione. Ciò vuol dire che l’utente può impostare l’app in base alle proprie esigenze.
A fronte di tanti pro, anche le applicazioni mobile presentano alcuni contro, o se non altro alcuni aspetti che dovrebbero stimolare una riflessione. Innanzitutto la maggior parte delle app ha bisogno di una connessione Internet costante per funzionare correttamente.
A ciò si aggiunge la necessità di aggiornamenti più o meno costanti, ma al tempo stesso limitati nel tempo. I dispositivi mobile hanno un ciclo di vita piuttosto breve e dunque può capitare che un’app smetta di essere aggiornata molto prima che il device di riferimento dia problemi.
Infine anche le app e le web app rischiano di creare problemi dal punto di vista della sicurezza informatica e della privacy online: accedendo a informazioni riservate e, in certi casi, rivendendole a parti terze senza che l’utente se ne renda conto.
Da questo punto di vista il suggerimento più importante per tutelarsi resta quello già accennato nei capoversi precedenti: leggere con cura la documentazione e l’infografica di un’app prima di scaricarla. Prestando particolare attenzione alla privacy policy e al tipo di autorizzazioni richieste.
Per approfondimento: Sicurezza informatica, guida alla navigazione sicura sul web