Il fenomeno delle fake news è, purtroppo, sempre più diffuso: a partire dalle bufale vere e proprie, fino ad arrivare a tutti quei casi in cui una notizia viene distorta al punto tale da diventare più falsa che vera.
A ciò si aggiunga che le fake news non si legano necessariamente ai contenuti testuali. A volte è possibile ingannare l’utente anche attraverso foto e immagini: editandole ad arte, ma anche slegandole dal loro reale contesto di appartenenza.
Proprio per questo è sicuramente utile imparare ad analizzare le immagini: a studiarle nei loro dettagli più nascosti, in modo tale da contrastare la circolazione di informazioni false o distorte.
Da questo punto di vista esistono diversi strumenti a disposizione, a partire dalla Google Reverse Image: la procedura targata Mountain View che permette di effettuare ricerche inverse partendo dalle immagini. Un risultato che può essere ottenuto anche utilizzando Google Lens app o Google Lens Online.
Tra i software più utilizzati per l’analisi di immagini applicata alla lotta alle fake news, vale la pena di citare anche TinEye ed Exif Data Viewer: entrambi restituiscono dati utili a individuare la paternità delle foto che circolano in Internet.
TinEye ed Exif Data Viewer
Sharaf Maksumov / Shutterstock.com
TinEye è un primo strumento utile a uno studio approfondito delle immagini presenti in rete. Si tratta di un software che parte da una qualsiasi foto e che fornisce un elenco di tutti i siti che la utilizzano.
Inoltre fornisce diverse informazioni dettagliate: dalla data di caricamento nell’URL in questione al nome, la risoluzione e il peso dell’immagine. TinEye è utile tanto agli utenti quanto ai fotografi, considerato che permette di individuare rapidamente la paternità dei contenuti multimediali.
Utilizzandolo è possibile capire se una propria foto sia stata utilizzata da altri senza permesso. Ma è anche possibile effettuare un percorso inverso: si carica un URL all’interno della barra di ricerca e si procede a ritroso.
Exif Data Viewer è un altro strumento che può rivelarsi molto utile a individuare fake news attraverso l’analisi di un’immagine. Il tool prende il nome dai dati EXIF (Exchangeable Image File): una serie di parametri che vengono memorizzati quando si acquisisce una fotografia, utilizzando la compressione JPEG.
La maggior parte degli smartphone contemporanei si avvale dei dati EXIF: per registrare la velocità dell’otturatore allo scatto, ma anche per salvare informazioni tecniche utili ai fotografi e photo editors.
TinEye ed Exit Data Viewer sono due strumenti che permettono di ottenere informazioni preziosi sulle immagini presenti in rete
Alcune fotocamere sono in grado di registrare anche le informazioni GPS. Proprio da questo genere di dati è possibile scoprire il luogo e l’orario esatti in cui è stata scattata l’immagine in questione. Ma i dati GPS permettono anche di sfatare le fake news, o quanto meno di individuare elementi poco chiari all’interno di contenuti testuali sospetti.
Si pensi alle foto presenti negli articoli: le informazioni geografiche e temporali contenute nei dati EXIF possono aiutare a capire se una foto sia stata scattata in concomitanza dell’evento cui fa riferimento.
Allo stesso modo permettono di capire se l’immagine sia stata acquistata o se magari abbia subìto delle modifiche più o meno invasive: si pensi in tal senso all’aggiunta o alla rimozione di elementi tali da alterare la sua percezione complessiva.
Visualizzare i dati forniti da Exif Data Viewer è semplicissimo. Una volta raggiunto l’URL dello strumento, si può caricare l’immagine e visionare le info che la riguardano. La “lista” è molto lunga, specialmente nel caso in cui l’immagine sia stata acquisita con una reflex e poi editata con un software.
A ciò si aggiunga che è possibile ricorrere a uno strumento di ricerca inversa per immagini: in modo da incrociare le informazioni presenti nella foto analizzata con quelle contenute in altre immagini in rete. Questo genere di confronto tra contenuti multimediali simili dovrebbe aiutare a distinguere tra materiale originale e materiale modificato.
Google Lens
rafapress / Shutterstock.com
Gli utenti con immagini archiviate all’interno di dispositivi Android possono lanciare il servizio Google Lens per effettuare una ricerca inversa. Lo stesso discorso vale per gli utenti iOS che abbiano installata la Google Lens app o per chiunque ricorra a Google Lens online.
Per utilizzare Google Lens bisogna innanzitutto individuare una foto di interesse, quindi bisogna selezionare la voce di nome Cerca. A questo punto sarà possibile effettuare una ricerca delle immagini corrispondenti: vedere in quali URL una determinata foto è già stata utilizzata e, di conseguenza, capire se sia stata modificata o meno a seconda dei risultati ottenuti.
In alternativa è possibile aprire un browser a proprio piacimento e ricorrere alla Google Reverse Image Search: il servizio di ricerca inversa attraverso immagini realizzato dal colosso di Mountain View.
Google Lens e Google Reverse Image Search sono due tool che possono essere utilizzati nella lotta alle fake news attraverso lo studio di foto online
Il funzionamento della Google Reverse Image Search è molto simile a quello del motore di ricerca classico. Con la differenza che all’interno della barra bisogna inserire un’immagine e non delle parole chiave.
L’utente può scegliere tra varie opzioni di caricamento. Cliccando sull’icona a forma di fotocamera può scegliere se caricare un’immagine direttamente dal proprio dispositivo o, in alternativa, incollare l’URL di un’immagine presente in rete.
A questo punto Google fornirà tre servizi servizi: da una parte interpreterà l’immagine in base a “ciò che vede”; dall’altra fornirà una specie di SERP dedicata ad “immagini simili” a quella caricata dall’utente.
Google Reverse Image Search
Shutterstock
Una Google Reverse Image Search propone una serie di Pagine che contengono immagini corrispondenti a quella caricata dall’utente. Gli URL forniti vengono disposti in ordine di pubblicazione e contengono l’immagine in questione: può trattarsi tanto dell’originale, quanto di una sua versione modificata a posteriori.
Anche in questo caso l'indicazione cronologica può aiutare l’utente a ricostruire la foto dell’immagine in questione: si tratta quindi di un ulteriore strumento utile a contrastare la diffusione di fake news. O quanto meno a interpretare i contenuti multimediali presenti in Internet con un maggiore livello di consapevolezza.
Per saperne di più: Sicurezza informatica: guida alla navigazione sicura sul web