Digitare sulla tastiera è un gesto necessario per lavorare con un computer. Ma è anche un sistema per trasmettere preziose informazioni sul modo in cui scriviamo. E di conseguenza su chi siamo.
In tal senso esiste un ramo del riconoscimento biometrico pensato proprio per monitorare il modo in cui gli utenti digitano sulla tastiera: a partire dalla velocità e il ritmo con cui scrivono. Fino ad arrivare agli errori che commettono e alla tipologia di parole che prediligono.
Da una parte il riconoscimento biometrico della tastiera garantisce un livello di sicurezza informatica inedito. Soprattutto nel caso di sistemi che non prevedono l’autenticazione a due fattori. Dall’altro permette un controllo delle attività sul web che metterebbe seriamente a rischio la privacy online di milioni di persone.
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1. Come funziona il riconoscimento biometrico della tastiera
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Digitare sulla tastiera è un’azione meccanica per la stragrande maggioranza degli utenti. E quasi nessuno si interroga davvero sul modo in cui digita.
Ciascuno di noi è però abituato a digitare sulla tastiera in una maniera del tutto personale. C’è chi predilige l’uso di due, o al massimo tre dita per mano. Così come c’è chi è in grado di dattiloscrivere in maniera perfetta.
Ma non solo. Le differenze nella digitazione hanno anche a che fare con la velocità e il ritmo: dal tempo impiegato per scrivere un determinato termine a quello che di solito passa tra la digitazione di una parola e l’altra.
Un altro elemento assolutamente personale è legato agli errori. Moltissimi utenti infatti sviluppano una specie di idiosincrasia verso parole specifiche. Con il risultato che spesso le digitano in maniera errata, facendo quasi sempre lo stesso tipo di errore: ad esempio invertendo determinati caratteri. Oppure inserendo doppie laddove non sono previste.
Tutti gli elementi di cui sopra e tanti altri ancora contribuiscono a creare una specie di identità dell’utente in base al suo modo di digitare sulla tastiera.
Ebbene, questo genere di informazioni può venire analizzato e in qualche modo misurato: ecco perché si parla di riconoscimento biometrico applicato alla tastiera. O in alternativa di biometria della pressione dei tasti.
Il riconoscimento biometrico della pressione dei tasti sfrutta algoritmi avanzati, che passano in rassegna i diversi aspetti caratteristici del singolo utente.
Dunque il riconoscimento biometrico studia il digitare sulla tastiera tenendo conto di fattori molteplici: il ritmo e la velocità di battitura, e il tempo di mantenimento di pressione sul singolo tasto. Ma anche il cosiddetto tempo di volo: il sopracitato intervallo che passa tra la pressione di un tasto e quella del successivo. -
2. Applicazioni del riconoscimento biometrico della tastiera
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Il riconoscimento biometrico della tastiera viene già utilizzato in diversi ambiti di sicurezza. Soprattutto laddove l’utilizzo di una password non viene considerato sufficiente.
Alcune società permettono di potenziarel’inserimento della password tenendo conto proprio della biometria dei tasti. Ciò vuol dire che l’utente non deve soltanto inserire una sequenza corretta di caratteri alfanumerici. Deve anche digitarla sempre allo stesso modo.
Lo stesso discorso vale per l’editing di documenti sensibili condivisi. In questo modo è possibile identificare un utente che riesce ad accedere, ma che poi non scrive rispettando i criteri analizzati durante le sessioni precedenti.
Da questo punto di vista il riconoscimento biometrico della tastiera sembra un’ottima soluzione di sicurezza informatica. Ma purtroppo ci sono anche altri aspetti più controversi.
La stessa tecnologia potrebbe venire utilizzata anche per tracciare gli utenti a loro insaputa. Andandosi di fatto ad aggiungere ad altri sistemi già in uso: ad esempio il tracciamento dei cookies o dall’indirizzo IP.
In tal senso il riconoscimento biometrico della tastiera potrebbe andare al di là di tutti i sistemi di protezione della privacy attualmente noti. Ad esempio l’utilizzo di VPN, ma anche la scelta di una rete darknet attraverso browserTor.
Adottare il riconoscimento biometrico della tastiera per fini di tracciamento permetterebbe di realizzare contenuti promozionali ancora più mirati. Ma potrebbe anche portare a livelli di sorveglianza del web mai visti prima.
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3. Monitorare cosa viene digitato sulla tastiera
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Le considerazioni sul riconoscimento biometrico della tastiera fatte fin qui si limitavano alla forma e allo stile di scrittura. Ma questo genere di tecnologia permette di portare il controllo a un livello successivo.
Gli algoritmi di monitoraggio potrebbero benissimo imparare a riconoscere “cosa” scrivono gli utenti. Digitare sulla tastiera significa prediligere alcune parole a scapito di altre. Scegliere determinate forme di sintassi, articolare il proprio pensiero in un modo specifico e personale.
Gli algoritmi usati per il riconoscimento biometrico della tastiera potrebbero venire utilizzati per riconoscere proprio lo stile di scrittura dell’utente. Traendo preziose informazioni sulla sua personalità e i suoi gusti.
Anche in questo caso le applicazioni di tale tecnologia sembrano quantomeno controverse. Da una parte è rassicurante pensare che i software saranno in grado di attribuire la paternità di un documento o di una comunicazione scritta.
Dall’altra, in un futuro non troppo lontano, le intelligenze artificiali potrebbero imparare a replicare lo stile di scrittura di ciascuno di noi. Col rischio di portare il concetto di deep fake a un livello mai considerato prima.
Per fortuna però già oggi esistono alcuni strumenti per tutelarsi dalla profilazione da riconoscimento biometrico della tastiera. Ad esempio Keyboard Privacy: un’estensione del browser Google Chrome che randomizza la registrazione di sequenze di tasti digitati.
Inoltre nulla impedisce che l’intelligenza artificiale generativa venga addestrata alla scrittura di documenti “anonimi”: ovvero digitati in maniera tale che non vengano evidenziati pattern di alcun genere.
Per saperne di più: Sicurezza informatica: guida alla navigazione sicura sul web