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Crisi dei chip: quanto ancora durerà?

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La crisi dei chip che ha investito Samsung e tutte le aziende produttrici sembra non vedere fine: ecco la situazione tra previsioni positive e malfunzionamenti

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Sembra non avere fine la crisi dei chip che ha colpito Samsung e le altre aziende produttrici e che è iniziata nel 2020. 

La pandemia da Covid-19 ha portato alla chiusura delle aziende cinesi che producevano i chip e da allora l’intera catena si è decisamente rallentata

La difficoltà di reperire la materia prima ha costretto Apple, Samsung e Sony a posticipare il lancio dei prodotti che necessitano di chip di alta gamma, tra cui gli iPhone 12, gli iPad, gli smartphone Samsung Galaxy di alta gamma, e anche le console come Playstation e Xbox. 

Con la lenta ripresa della produzione nelle fabbriche di chip, diversi esperti del settore hanno stimato che i ritmi di approvvigionamento dei chip non torneranno ai livelli pre-pandemia prima del 2023, mentre per la realizzazione di nuovi chip con salto di qualità dell’architettura dai 4 ai 3 nanometri bisognerà aspettare ancora.

Crisi dei chip: l'ottimismo di Counterpoint Research

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Nonostante le notizie generali poco rassicuranti che vedono sempre più in là la fine della crisi dei chip, la voce di Counterpoint Research si discosta dalle altre e dimostra una certa positività.

Nel suo nuovo report sostiene infatti che le scorte di chip potrebbero aumentare già dalla prima metà del 2022.

Dopo aver studiato il rapporto tra la domanda e l’offerta nell’elettronica di consumo, la testata ha determinato che i ritardi dovuti al nuovo lockdown nella città di Shanghai saranno soltanto marginali, anche grazie alla diminuzione della forbice tra la domanda e l’offerta dei chip.

Crisi dei chip: la difficoltà di ottenere prestazioni elevate

microchip

Tutte le grandi aziende che si occupano della produzione di chip si trovano impegnate nella creazione di microprocessori che abbiano prestazioni elevate, ma che consumino sempre meno. Un binomio che sembra difficile da ottenere senza perdere funzioni importanti durante il cammino.

Il salto di qualità da 4 a 3 nanometri è indispensabile per dare un boost e aumentare la potenza dei futuri processori rispetto a quelli che oggi sono sul mercato.

I chip da 3 nanometri possono infatti includere al loro interno un numero di transistor pari a 1,6 volte del numero contenuto negli attuali chip.

I ritardi hanno investito anche la produzione di massa di chip 3nm. La capacità di produzione di Samsung è così scarsa che l’azienda si potrà concentrare soltanto sulla produzione dei propri chip.

Sembrerebbe infatti che la produzione per altre aziende riprenderà soltanto nel 2023. Anche TSMC, primo competitor di Samsung, sta avendo problemi con la sua tecnologia FinFET. 

Si prevede che Samsung e TSMC potranno effettuare il passaggio ai 2 nanometri entro il 2025, mentre Intel sta cercando di anticipare di un anno, stimando il 2024 come data cruciale.

I malfunzionamenti dei chip di Samsung

I problemi di Samsung non si limitano alla penuria di chip. La testata sudcoreana Business Post ha pubblicato un recente rapporto dove racconta le problematiche che Samsung sta attraversando con il Qualcomm Snapdragon 8 Gen 1 e l’Exynos 2200. 

Nel frattempo, secondo alcuni rumors anche il prossimo Qualcomm Snapdragon 8 Gen 1+ prodotto da TSMC avrà basse prestazioni, con un alto surriscaldamento e un consumo elevato.

Le stesse caratteristiche che tanto hanno penalizzato il Qualcomm Snapdragon 8 Gen 1 di Samsung. Verrebbe da pensare che il reale problema non siano tanto le macchine che li stampano, ma la struttura stessa dei chip.

Quello che accomuna i due microprocessori creati rispettivamente da TSMC e Samsung è la presenza nei core Cortex X2 di ARM. Lo stesso core è però presente anche nei chip MediaTek Dimensity 9000, che al contrario non presentano queste problematiche.

A cura di Cultur-e
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