In Breve (TL;DR)
- OpenAI ha presentato il modello o3, progettato per compiti complessi e decisioni autonome, che potrebbe trasformare il mercato del lavoro, in particolare nel settore informatico.
- Pur sollevando preoccupazioni, o3 punta a liberare i lavoratori da compiti ripetitivi, creando nuove opportunità per ruoli più creativi e specializzati.
Di recente, OpenAI ha annunciato l’arrivo di un nuovo modello di ragionamento AI chiamato o3 che, al momento, rappresenta una delle innovazioni più importanti dell’azienda.
A seguito delle dichiarazioni ufficiali, però, sul web si è scatenato il panico, con molti utenti che ritengono questa nuova tecnologia sia “troppo avanzata” e potrebbe sostituire alcuni lavoratori del settore informatico.
Principali preoccupazioni sono arrivate dai laureati in informatica che temono che un modello AI così performante possa precludere loro l’accesso al mondo del lavoro.
Cosa sappiamo del nuovo modello o3 di OpenAI
Bisogna dire, anzitutto, che il modello di OpenAI non è ancora disponibile per tutti anche se è molto probabile che, in futuro, andrà ad alimentare ChatGPT e altri servizi annessi.
La particolarità di questo tool è la sua capacità di affrontare in modo indipendente progetti su larga scala, addirittura prendendo decisioni in totale autonomia, cosa che potrebbe ripercuotersi su molti professionisti del settore.
Le prime informazioni condivise dalla stessa OpenAI vanno a confermare le grandi potenzialità di questo strumento; si dice, infatti, che o3 avrebbe già raggiunto punteggi di benchmark elevatissimi nelle attività di codifica, superando addirittura gli utenti più esperti.
Se pensiamo che una tecnologia del genere non può che migliorare è chiaro che, in futuro, si raggiungeranno dei livelli di accuratezza e di preparazione ben più alti di quelli di un uomo e questo, ovviamente, sta destando non poche preoccupazioni.
Quali professioni saranno sostituite dall’AI
Poco tempo fa, Sam Altman ha dichiarato che "molti dei lavori che svolgiamo oggi sarebbero sembrati delle insignificanti perdite di tempo a chi li svolgeva qualche centinaio di anni fa”; la chiara dimostrazione del fatto che il mercato del lavoro si evolve a ritmi impressionanti e questo accade con o senza intelligenza artificiale.
Per questo motivo, sì, possiamo dire che l’AI sta raggiungendo delle vette “professionali” davvero impressionanti ma è anche vero che, soprattutto nel settore dell’informatica, ci sono ancora moltissime cose da fare e da studiare e si tratta di ricerche che devono necessariamente provenire dalla creatività umana.
Lo sviluppo di modelli come o3, quindi, non andrà a “rubare posti di lavoro” ma andrà a creare nuove opportunità per l’uomo, che affiderà all’AI i compiti più noiosi e ripetitivi per dedicarsi a qualcosa di più elevato e che ha bisogno del cervello umano.
Tecnologie del genere potrebbero sostituire l’uomo nello svolgimento dei compiti più semplici, garantendo una maggiore efficienza e costi più bassi, contribuendo anche ad aumentare la produttività dei lavoratori, che saranno impiegati in operazioni più stimolanti e (probabilmente) pagate meglio.
Certo, per le figure junior o per i neolaureati potrebbe essere un duro colpo, ma è anche vero che qualsiasi settore, proprio grazie all’arrivo dell’AI, sta subendo dei cambiamenti epocali che, come accaduto più volte in passato con l’arrivo di nuove tecnologie, trasformeranno per sempre il ruolo delle persone e il loro approccio al lavoro, migliorandolo (si spera) e semplificando tutte quelle attività non essenziali che possono essere svolte tranquillamente da un computer.
Per saperne di più: ChatGPT, cos'è l'intelligenza artificiale generativa