Ci sono diversi motivi che possono spingere gli utenti a decidere di utilizzare un PC desktop o un portatile da remoto.
In alcuni casi può essere necessaria una soluzione del genere per motivi pratici come il bisogno di una stanza più grande, magari per vedere un film con gli amici o giocare ai propri videogiochi preferiti su uno schermo di dimensioni maggiori. In altri casi possono esserci esigenze particolari, come il voler cambiare stanza a causa del troppo caldo, ad esempio, o per altre motivazioni che possono dipendere dal lavoro allo svago.
Qualunque siano i motivi, ci sono ovviamente diverse soluzioni più o meno pratiche per utilizzare le funzioni di remote desktop. Andiamo a scoprire come fare.
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1. Utilizzare software per il remote desktop
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Un programma per il remote desktop consente di accedere e controllare da remoto un computer utilizzando un altro dispositivo connesso in rete. La particolarità di questa soluzione è che è possibile utilizzare un dispositivo da qualsiasi posto nel mondo, a patto che questo sia ovviamente acceso e connesso in rete.
Il funzionamento è piuttosto immediato e basta utilizzare sui due device un programma client (per il dispositivo da cui controllare l’altro) e uno server (per il device da gestire da remoto). Fatto questo non resta che configurarli e procedere con la gestione del computer da qualsiasi posto che abbia a disposizione una connessione a internet.
Naturalmente per controllare un PC è possibile utilizzare un qualsiasi device dotato di connessione, come un tablet, uno smartphone oppure alcune Smart TV che supportano l’installazione di applicazioni per il remote desktop.
I software a disposizione sono molti, sia gratuiti che in abbonamento, e ciascuno di questi offre tutta una serie di funzionalità più o meno specifiche che possono assolvere anche ai bisogni degli utenti più esigenti. Tra questi troviamo Remote Desktop, ad esempio, che è disponibile su Windows oppure il più noto TeamViewer, disponibile per Windows e Mac.
Occorre sottolineare che per alcune specifiche esigenze, come la trasmissione delle sessioni di gaming, utilizzare un sistema del genere potrebbe non essere la soluzione migliore perché si potrebbe andare incontro a fastidiosi rallentamenti.
Tuttavia se la rete domestica fosse piuttosto affidabile e in grado di assolvere al compito, non ci dovrebbero essere particolari problemi nel ritardo o nella qualità dell’immagine, a patto di non esagerare coi dispositivi connessi contemporaneamente.
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2. Collegamenti via HDMI e USB
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In caso ci sia il bisogno di accedere a un computer da remoto ma in uno spazio dalle dimensioni ridotte, come un appartamento ad esempio, è possibile optare per un collegamento cablato tramite HDMI e USB.
I cavi HDMI attualmente in commercio generalmente garantiscono lunghezze fino a circa 7 metri e mezzo, senza degradazione del segnale.
Naturalmente è possibile anche ottenere lunghezze maggiori optando per ripetitori di segnale o prolunghe HDMI. Tuttavia per distanze troppo eccessive queste soluzioni non sono consigliabili perché tendono ad abbassare notevolmente la qualità del segnale, offrendo performance peggiori.
Dopo aver risolto i problemi legati al comparto audiovisivo, bisogna pensare alle connessioni USB e alla varie periferiche da utilizzare con il PC in remoto. Per le porte 2.0, la lunghezza massima di un cavo è di circa 5 metri. Per USB 3.0 e 3.1, la lunghezza massima supera i 3 metri.
Anche in questo caso è possibile utilizzare delle prolunghe o degli extender USB per aumentare la distanza, ma bisogna ancora una volta tenere conto di possibili riduzioni nelle prestazioni e nell’affidabilità dei device collegati. Stesso discorso se si decide di collegare alla prolunga una docking station che, oltre all’USB, consente di aggiungere anche porte HDMI o lettori di schede SD o microSD.
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3. Cavi Thunderbolt
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La Thunderbolt è un'interfaccia che garantisce alta velocità e larghezza di banda elevata e che consente di collegare un'ampia gamma di dispositivi al proprio computer, inclusi Hard Disk esterni, display e molte altre periferiche.
Questi cavi ottici sono realizzati in fibra ottica e sono, generalmente, sottili e flessibili e possono supportare lunghezze maggiori rispetto ai cavi Thunderbolt in rame. Questa tipologia di cavo è anche immune alle interferenze elettromagnetiche (EMI) cosa che li rende perfetti anche per particolari ambienti particolari come i laboratori, ad esempio.
Bisogna sottolineare, però, che i cavi Thunderbolt ottici sono generalmente molto più costosi di quelli in rame e di qualsiasi altra tipologia di cavo descritta in precedenza. Oltretutto potrebbero non essere supportati da tutti i dispositivi e, prima di procedere all’acquisto, bisognerà controllare necessariamente le specifiche dei vari device.
Inoltre è bene ricordare anche che i cavi Thunderbolt non trasportano alimentazione e ci sarà bisogno dell’apposita dock per alimentare le periferiche in uso.
Per saperne di più: Il computer: come è fatto, come funziona, come migliorarlo