In Breve (TL;DR)
- Posizionare l’hard disk in un ambiente stabile e senza vibrazioni o campi magnetici contribuisce a evitare danni fisici al dispositivo.
- Effettuare regolarmente deframmentazione, pulizia dei file e aggiornamenti del firmware aiuta a mantenere le prestazioni e la durata del componente.
- Utilizzare l’HDD solo per archiviazione, limitandone l’uso per applicazioni o sistemi operativi, riduce l’usura e prolunga la vita del drive.
Gli hard drive e ora più frequente gli SSD (Solid State Drive) sono diventati ormai componenti comuni per l’archiviazione dei dati, dentro e fuori dal computer.
Grazie alle unità portatili, infatti, queste gigantesche memorie ormai si possono trovare praticamente ovunque e vengono utilizzati per gli scopi più disparati, dall’intrattenimento fino ad arrivare all’archiviazione di dati per il lavoro.
Tuttavia è bene ricordare che si tratta di device estremamente delicati che possono rompersi o danneggiarsi in moltissimi modi diversi, con conseguente perdita del loro contenuto. Vediamo allora i trucchi per allungare la vita di un hard drive.
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1. Scegliere l’ambiente adatto per l’hard drive
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Banalmente, l’ambiente in cui viene posizionato un disco rigido influisce notevolmente sul suo stato di salute.
Ad esempio, mettere un device del genere in un posto soggetto a urti, movimenti meccanici e conseguenti vibrazioni potrebbe causare danni ai componenti interni, soprattutto quando è in uso.
Allo stesso modo, posizionarlo dentro ambienti troppo caldi o troppo freddi potrebbe portare alla rottura del drive o, comunque, avere ripercussioni sul corretto funzionamento che, a lungo andare, potrebbe portare a danni irreparabili e perdita di dati.
Stesso discorso per l’umidità o magari in presenza di acqua che, come ben noto, sono due elementi che non fanno affatto bene alla salute del proprio disco rigido.
Molto utile anche evitare campi magnetici che possono interferire con il funzionamento degli HDD classici, che memorizzano i dati utilizzando un processo di magnetizzazione.
Perciò, per chi lavora in ambienti particolari, dove sono presenti ad esempio elettromagneti o altri strumenti del genere, il consiglio è quello di non avvicinare il proprio HDD a questi strumenti e, anzi, tenersene a debita distanza.
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2. Manutenzione periodica del drive
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Prendersi cura del proprio hard drive vuol dire anche fare operazioni di manutenzione periodica come la deframmentazione, ad esempio, che aiuta il drive a “ricompattare” la memoria al suo interno e ridurre lo stress della lettura/scrittura.
Chiaramente con l’avvento dei nuovi SSD questa pratica è meno rilevante ma permette comunque di riorganizzare ed efficientare lo spazio dentro il disco.
È di aiuto anche la pulizia dei file inutili, altra operazione che andrebbe eseguita periodicamente per eliminare file obsoleti o temporanei, come vecchi aggiornamenti ad esempio e la cache.
Di vitale importanza anche utilizzare strumenti di controllo del disco (come CHKDSK su Windows) utili per identificare e correggere errori nel file system o eventuali settori danneggiati.
Per chi utilizza un PC Windows, queste operazioni possono essere eseguite direttamente dalle impostazioni della periferica e senza dover necessariamente scaricare programmi di terze parti.
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3. Backup, aggiornamento e monitoraggio del drive
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Effettuare backup regolarmente non è un modo per prolungare la vita del drive ma è essenzialmente una precauzione pe salvare i propri dati in caso di rottura del dispositivo.
Invece, utilizzare un software per il monitoraggio dello stato dell'HDD è utile per avere una panoramica sullo stato di salute del dispositivo e, in caso di criticità, intervenire per tempo e dismettere il drive prima che si rompa definitivamente.
Infine anche aggiornare il firmware dell'HDD è un ottimo sistema per migliorarne la stabilità, correggere eventuali bug e aumentare la durata del dispositivo.
Per scaricare le versioni più recenti del firmware si può andare sul sito del produttore del componente dove è disponibile tutto il necessario per aggiornare il dispositivo e provvedere correttamente alla sua manutenzione.
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4. Evitare l’uso eccessivo del drive
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Per chi utilizza il proprio hard drive intensamente, magari per applicazioni pesanti che richiedono lettura e scrittura costanti di dati è utile prendere qualche precauzione.
Anzitutto, è meglio passare a un SSD che non avendo parti mobili, riesce a gestire grandi volumi di dati a velocità elevate in modo più efficiente.
In tal senso, quindi, è consigliabile utilizzare un SSD come disco primario (quello che avvia il sistema operativo e le applicazioni) riservando all'HDD l'archiviazione di dati che vengono aperti meno frequentemente.
Consigliabile anche distribuire l'archiviazione di file su più unità, così da riuscire a distribuire efficacemente anche lo stress del componente su più dispositivi.
Altro consiglio molto utile è quello di ottimizzare accensione e spegnimento del drive, perché questo tipo di device si usura maggiormente ogni volta che viene acceso e spento.
Utile, quindi, ottimizzare l’alimentazione e configurare il sistema in modo da ridurre il numero di cicli di accensione/spegnimento del PC.
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5. Utilizzare l'HDD solo per l’archiviazione
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L’ultimo consiglio per prolungare la vita di un HDD è utilizzarlo solo per l'archiviazione.
Un’affermazione che può suonare strano ma che, in realtà, ha un fondamento: non è raro che un drive (magari uno esterno) venga utilizzato per eseguire applicazioni o addirittura sistemi operativi.
In questo modo, non solo le performance del programma non saranno ottimali ma richiederanno anche un accesso continuo al drive, aumentando enormemente le operazioni di lettura/scrittura e, quindi, l'usura meccanica dell'HDD.
Per questo motivo, se possibile, un hard drive dovrebbe essere utilizzato solo per contenere file, in modo che venga utilizzato solo al bisogno e non si arrivi al deterioramento del componente.
Per saperne di più: Computer, come funziona e come migliorarlo