In Breve (TL;DR)
- OpenAI sta considerando l’introduzione della pubblicità su ChatGPT, con annunci ben evidenziati per mantenere la trasparenza e garantire l’accesso gratuito alla piattaforma.
- La decisione mira a seguire il modello già adottato da altre aziende AI come Microsoft, ma solleva preoccupazioni sull’affidabilità e l’esperienza utente.
- L'arrivo della pubblicità potrebbe includere contenuti personalizzati basati sulla navigazione, rischiando però di compromettere la neutralità delle risposte del chatbot.
OpenAI sta valutando l’idea di introdurre la pubblicità su ChatGPT; la conferma arriva direttamente da Sarah Friar, direttore finanziario dell’azienda, che in un'intervista al Financial Times ha parlato di alcune novità che potrebbero riguardare la piattaforma.
Un cambiamento che, se fosse davvero implementato, dovrebbe riguardare gli utenti free che durante le loro sessioni con il chatbot, potrebbero veder apparire annunci e banner pubblicitari. Niente di nuovo per chi è pratico di applicazioni e tool vari, ma che comunque potrebbe avere delle ripercussioni sulla user experience.
Cosa sappiamo della pubblicità su ChatGPT
Anzitutto, bisogna fare una precisazione: al momento quella della pubblicità su ChatGPT è solamente un’ipotesi e, sempre durante l’intervista, la Friar ha ribadito che l’azienda è “aperta a provare nuove strategie”, tra cui anche l’inserimento di annunci pubblicitari sulla piattaforma.
Si tratta, dunque, solo di una possibilità ma che sicuramente non sorprende, visto anche un utilizzo sempre maggiore di questa tecnologia da parte di utenti senza abbonamento, che nonostante tutte le limitazioni della versione free, hanno comunque a disposizione uno strumento dalle potenzialità incredibili.
Per questo motivo, OpenAI non può lasciarsi sfuggire un’opportunità di guadagno del genere che, pur con qualche annuncio pubblicitario, consentirà a tutti di continuare ad avere accesso a questi tool gratuitamente.
Ad onor del vero, anche altre aziende che lavorano nel campo dell’AI, come Microsoft e Perplexity, hanno iniziato a utilizzare gli annunci pubblicitari all’interno dei loro tool, mostrando agli utenti un annuncio correlato alla query di ricerca ma ben contrassegnato, appunto, come advertising.
È probabile, quindi, anche OpenAI possa optare per qualcosa di simile, tenendo sempre ben a mente di mettere in evidenza gli annunci, così da non infastidire l’utente durante l’utilizzo del tool.
Come cambierà ChatGPT con la pubblicità
La maggiore preoccupazione delle persone è che questa decisione potrebbe incrinare il rapporto degli utenti con questa tecnologia e minarne la fiducia, soprattutto se la pubblicità venisse messa in evidenza più di tutto il resto.
Anche qui, niente di nuovo, e da sempre l’advertising è una delle principali fonti di reddito per le aziende con decine e decine di annunci che, ormai, si possono trovare praticamente ovunque.
Questo, però, non deve (o almeno non dovrebbe) limitare l’affidabilità dello strumento stesso e non dovrebbe complicarne l’utilizzo, per spingere le persone a sottoscrivere un piano in abbonamento.
L’altra grande incognita riguarda le strategie di coinvolgimento delle persone che grazie ai dati raccolti dalla navigazione sul web, vedranno apparire annunci più in linea con le loro preferenze.
Anche qui, bene per la “targhettizzazione” dei consumatori, ma anche un rischio perché l’intelligenza artificiale potrebbe puntare troppo sui contenuti sponsorizzati, preferendoli agli altri proprio per creare un legame (economico e non solo) con le persone.
In questo senso, infatti, un chatbot che cerca di diventare un venditore potrebbe essere redditizio per le aziende, ma che fastidioso per i consumatori perché potrebbe diventare meno attendibile nelle risposte.
Insomma, per ora si naviga a vista e nonostante le rassicurazioni di OpenAI, il dibattito sulla pubblicità è ancora aperto e, se davvero facesse la sua comparsa sulla piattaforma, solo allora si potrà valutare il suo impatto sull’efficacia di questi strumenti e sul livello di soddisfazione delle persone.
Per saperne di più: ChatGPT, cos'è l'intelligenza artificiale generativa