La classificazione dei caratteri è molto importante per poter realizzare lavori grafici - e non solo - accattivanti e armoniosi.
Che sia in una pubblicità, un giornale o una semplice presentazione PowerPoint, utilizzare il carattere corretto può influire anche sulle sensazioni e le emozioni del pubblico che lo guarderà.
Un carattere più rotondo può instillare familiarità in chi lo vede, mentre uno più lineare e senza fronzoli darà l’idea di formalità.
Guardando ai più grandi marchi mondiali, il font scelto ha giocato un ruolo molto importante nel veicolare il messaggio della propria brand identity. Disney, per esempio, ha giocato tutto su un font da fiaba, mentre Coca Cola richiama l’idea di famiglia con le sue forme tondeggianti ma decise.
Conoscere le famiglie e la classificazione aiuta a comprendere quali sono i caratteri che stanno meglio assieme e quali è meglio tenere lontani per evitare un testo poco fruibile.
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1. Le famiglie dei caratteri
La classificazione è nata con la rappresentazione di due distinte famiglie di caratteri, che vedeva da un lato gli alfabeti gotici e dall’altra gli alfabeti latini.
Gli alfabeti gotici hanno rappresentato la tipografia dal 1450. In questi anni, Gutenberg che disegna il primo carattere mobile utilizzando il carattere gotico, esattamente come era stata scritta la prima Bibbia. Il carattere gotico è molto tondeggiante la cui fine d’asta è una punta.
Oggi la dominanza prevalente va agli alfabeti latini, che hanno ulteriori suddivisioni al loro interno.
Molti caratteri prendono il nome dal loro disegnatore, come ad esempio Bodoni, Zapf e Novarese.
La classificazione per tipologia che oggi si tende e dare come più corretta è quella di Aldo Novarese. Morto nel 1995, in Italia si fa riferimento a lui per distinguere le diverse tipologie di caratteri esistenti. I gruppi di famiglie create da Novarese sono dieci e la loro conoscenza è indispensabile per andare a creare la giusta armonia negli abbinamenti.
La classificazione di Novarese divide i caratteri in base alle loro caratteristiche e, soprattutto, alla loro terminazione.
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2. La tipologia di classificazione
Il primo gruppo è formato dai Lapidari che, come suggerisce il nome stesso, sono caratteri che si ispirano allo stile monumentale. Sono facilmente riconoscibili perché possiedono delle grazie triangolari che finiscono con una punta che forma in angolo acuto con la linea di base.
Il secondo gruppo è formato dai Medievali, ossia caratteri derivati da caratteri gotici o semigotici tipici dell’era di Gutenberg. Hanno forme ad angoli simili alle forme delle lettere che venivano disegnate con l’inchiostro.
Ci sono poi i Veneziani, detti anche zevieri, che si riconoscono per il disegno che torna ai caratteri romani, ma con forme molto più eleganti. Le grazie sono più rotonde rispetto a quelle dei Lapidari, con una certa differenza di spessore tra le aste verticali e quelle orizzontali.
I Transizionali nascono tra la fine del XVII e il XVIII secolo. Hanno un gusto più moderno, con grazie che non si inclinano, ma si uniscono all’asta verticale formando una piccola curva.
I Bodoniani, inventati da Giovanbattista Bodoni, si rifanno ad uno stile neoclassico con forme molto rigide in cui viene accentuato il contrasto tra le grazie e le aste. Sono più difficili da leggere in testi lunghi e scritti in una dimensione piccola perché le grazie unite all’asta verticale della lettera diventano molto sottili, quasi inesistenti.
Gli Egiziani nascono nel XIX secolo dopo il ritrovamento della stele di Rosetta. Sono derivati dall’appesantimento delle grazie romane che dall’essere tondeggianti diventano grazie ad angolo retto. Risulta essere un carattere leggermente pesante, ma facile da leggere.
I Lineari, chiamati anche etruschi o bastone, si riconoscono perché non hanno nessun tipo di grazie finale.
Gli ornati si riconoscono perché hanno delle applicazioni grottesche o gotiche a fine asta. Vengono utilizzati spesso come capilettera, ossia all’inizio delle frasi. Le ombreggiature e le decorazioni sono molto evidenziate e hanno diversi svolazzi, figure floreali e umane, che rendono questo carattere artistico ma poco leggibile.
I Fantasia sono tutti quei caratteri che non rientrano nelle altre classificazioni e sono stati inventati senza seguire nessuna regola costruttiva. Vengono utilizzati anche nell’advertising per rappresentare e scrivere claim di impatto.
Infine gli Scritti, o calligrafici, si avvicinano alla scrittura manuale e creano degli abbinamenti molto particolari se usati nel modo corretto. Per scrivere questi caratteri si utilizzano spesso strumenti come il pennino o i pennelli. Alcuni degli Scritti più famosi sono il Desyrel, GorriSans8 e il Bo Chen Font.
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3. Abbinamento dei caratteri
Quando si parla di abbinamento di caratteri, quello che fa la differenza è la sensibilità di ognuno. Sono i maestri tipografi e i designer di oggi che detteranno le regole per creare gli abbinamenti migliori e i nuovi caratteri. Per chi è alle prime armi o non è un esperto del settore, la parola d’ordine da rispettare nella scelta dei font è leggibilità.
Qualsiasi siano i caratteri scelti, bisogna sempre assicurarsi che il testo possa essere letto con facilità in tutta la sua interezza. Si può giocare scegliendo un carattere particolare per il titolo e uno più leggibile per il corpo del testo. Un buon trucco da seguire è quello di creare una gerarchia visiva tra i diversi contenuti. Così facendo si potrà scegliere un carattere per i titoli, uno per i paragrafi e ancora un altro per le eventuali didascalie delle foto.
Si possono utilizzare caratteri appartenenti a famiglie diverse, purché questi non cozzino tra loro ma siano in grado di creare un’armonia testuale.
Per saperne di più: I tool più usati dai designer