Nel mare magnum dei contenuti generati dall’intelligenza artificiale e considerata l’insorgenza di numerose preoccupazioni e contestazioni rispetto al tema dell’autenticità, Adobe, in collaborazione con altre società leader del settore tecnologico, ha introdotto un simbolo progettato per incoraggiare l’etichettatura dei contenuti generati dall’intelligenza artificiale.
Quella che la software house statunitense chiama “icona della trasparenza” è pronta a rivoluzionare il modo in cui percepiamo e consumiamo i media creati con l’assistenza dell’AI, perché fornirà indicazioni sulla proprietà, sul software AI utilizzato nella genesi del contenuto, insieme ad altri dettagli sulla produzione. Oltre a ciò, assicura il giusto riconoscimento al lavoro dei creatori.
Pionieristica l’"icona della trasparenza" della C2PA
Il simbolo utilizza le iniziali "CR" che stanno per Content CRedentials, per evitare di essere confuso con l'icona Creative Commons (CC), ed è il risultato della collaborazione tra Adobe, Microsoft, Nikon, Leica, Camera Bits, Truepic e Publicis Groupe.
Collettivamente, formano la Coalition for Content Provenance and Authenticity (C2PA), gruppo dedicato alla definizione di standard tecnici per la certificazione dell’origine e della provenienza dei contenuti digitali.
Operativamente, le credenziali di contenuto possono essere incorporate nei metadati di immagini, video e PDF tramite le piattaforme di editing foto e video di Adobe come Photoshop o Premiere ed eventualmente Bing Image Generator di Microsoft. Ciò garantisce che anche i manipolatori più abili non possano cancellarle.
Dal canto degli spettatori, quando incontrano contenuti online contrassegnati con la sigla “CR”, con un clic sul segnaposto possono identificare il legittimo proprietario, reperire informazioni sugli strumenti AI utilizzati nella creazione del contenuto, oltre ad approfondimenti sul processo di produzione.
Allo stesso tempo, C2PA ha rilasciato una funzione di verifica, per cui gli utenti possono caricare un'immagine etichettata CR e visualizzare l'intera cronologia delle modifiche di quell'immagine, fino al punto in cui è stato assegnato il simbolo.
La responsabilità dell’AI è demandata agli umani
Andy Parsons, Senior Director della Content Authenticity Initiative di Adobe, descrive il simbolo come una "etichetta nutrizionale" digitale, che offre agli spettatori informazioni vitali sui media diffusi online. La sua introduzione è in linea con la spinta del settore verso la trasparenza dei contenuti generati dall’intelligenza artificiale e fa affidamento sulla responsabilità umana, richiedendo agli individui di incorporarla consapevolmente nei loro contenuti.
Sebbene in precedenza diverse organizzazioni abbiano utilizzato metodi diversi, questo simbolo mira a unificare e semplificare il processo di tagging dei dati generati dall’AI.Per questo, nei prossimi mesi altre società del C2PA inizieranno a implementare il nuovo simbolo. Anche Microsoft, che ha adottato una filigrana digitale personalizzata nei contenuti creati con il Bing Image Generator, implementerà l’icona “CR”, accelerandone ulteriormente l'adozione.
Content CRedentials per l'autenticità nell’epoca dei deepfake
A rinnovare la richiesta di identificare un metodo standard per dimostrare l’autenticità èstata soprattutto l’ascesa dei contenuti generati dall’intelligenza artificiale. In particolare, la minaccia di immagini e video deepfake utilizzati in contesti come le campagne pubblicitarie, ha spinto politici e regolatori a elaborare proposte per impedirne l’utilizzo. Tanto che una serie di aziende tech, tra cui Adobe, hanno firmato un accordo non vincolante con la Casa Bianca per sviluppare sistemi di watermarking per identificare i contenuti generati dall’AI.
A dimostrazione dell’impegno del settore, SynthID di Google che identifica un’immagine generata dall'AI grazie ad una filigrana impercettibile all’occhio umano, è un altro esempio di strumento progettato per garantire il consumo responsabile dei media. Con un po’ di fortuna, il simbolo dell’intelligenza artificiale potrebbe propagarsi attraverso le future iterazioni di Internet, ricordando il modo in cui il tag Creative Commons ha guadagnato una popolarità diffusa nei primi anni 2000.
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