Sino a qualche anno fa erano pochi a conoscerla. Pochi esperti del settore, qualche appassionato della materia e, magari, qualche fan sparso qui e lì nel mondo. Oggi, merito dell'ampia diffusione di smartphone e tablet e dell'utilizzo sempre più ampio dei SoC, Qualcomm è una delle aziende più note del momento. Tra i maggiori – se non il maggiore – produttori di microprocessori e sistemi integrati per cellulari e altri dispositivi mobili, Qualcomm vanta una storia ultradecennale, che affonda le proprie radici nell'immediato secondo dopoguerra.
La preistoria di Qualcomm
Qualcomm nasce ufficialmente nel 1985 da Irwin Jacobs, professore dell'University of California San Diego, e Andrew Viterbi, per lunghi anni ricercatore nel campo delle telecomunicazioni. I due, però, si conoscevano da molto più tempo. Compagni di corso al MIT, Jacobs e Viterbu avevano dato vita ad una proficua collaborazione professionale agli inizi degli anni '60. Questa collaborazione si concretizzò nel 1968 con la creazione di Linkbit, società di consulenza e ricerca nel campo delle attrezzature per la comunicazione digitale. Ben presto, a queste due attività si aggiunse anche la produzione di semiconduttori e microprocessori per sistemi di comunicazione satellitare e senza fili.
Ad inizio anni '80 Linkbit contava oltre 1.000 dipendenti ed un fatturato superiore ai 100 milioni di dollari. Nella prima metà del decennio arriva la fusione con M/A-Com e l'apertura verso nuovi mercati. La società iniziò a produrre dispositivi per la trasmissione TV via cavo, per la trasmissione dati e altre tecnologie elettroniche.
Jacobs e Viterbi, però, notarono come il settore della telefonia mobile senza fili (WMC, wireless mobile communication) offrisse maggiori spazi di crescita e sviluppo e nel 1985 abbandonarono la loro prima creatura per dare il via ad una nuova avventura.
La rivoluzione nel settore degli autotrasporti
Qualcomm nacque a metà degli anni '80 e iniziò, come Linkbit, a prestare servizi di ricerca e sviluppo per altre società. Il loro obiettivo, però, era realizzare dispositivi che potessero sfruttare la comunicazione satellitare senza fili allora in uso alle forze militari.
Il settore che più poteva beneficiare di questa tipologia di sistemi di comunicazione era, senza ombra di dubbio, quello degli autotrasporti. I camionisti, infatti, erano spesso e volentieri costretti a fermarsi lungo il tragitto per comunicare con chi aveva commissionato la spedizione o con la loro base, perdendo tempo prezioso. Tra il 1985 e il 1988 Viterbi e Jacobs iniziarono a studiare e sviluppare un sistema di telecomunicazioni che permettesse lo scambio bidirezionale di messaggi e di informazioni riguardante la posizione del mezzo.
Questo sistema, subito battezzato OmniTRACS, sfruttava le reti satellitari già esistenti per permettere questo scambio informativo tra autotreno e autotreno o tra trasportatore e chi aveva commissionato la spedizione. Grazie ad un protocollo comunicativo sviluppato ad hoc da Qualcomm, questa tipologia di telecomunicazioni non andava ad interferire con altri segnali trasmessi dagli stessi satelliti, assicurando così ottime prestazioni sia in trasmissione sia in ricezione. La localizzazione dei mezzi e il loro posizionamento su mappe digitali, invece, era affidato al Global Positioning System (o GPS), sistema sviluppato un decennio prima dall'Esercito degli Stati Uniti. Il sistema venne lanciato sul mercato nel 1988 e, in poco più di quattro anni, rivoluzionò il sistema di comunicazione nel settore degli autotrasporti. Al 1992, infatti, erano stati installati oltre 20mila OmniTRACS, generando un traffico giornaliero di oltre 400.000 mila tra messaggi e report di posizionamento degli automezzi.
La rivoluzione della comunicazione senza fili
Nel frattempo Qualcomm iniziava ad interessarsi al mondo della telefonia mobile. Tra il 1989 e il 1991, la società di Viterbi e Jacobs iniziò a sviluppare un nuovo protocollo comunicativo in alternativa a quello sviluppato dalla svedese Ericsson e adottato, in quel momento, a livello internazionale. L'approccio proposto da Qualcomm con il suo CDMA (acronimo di Code Division Multiple Access, accesso multiplo a divisione di codice in italiano) era completamente opposto a quello dell'azienda svedese e prometteva di rivoluzionare il mondo delle telecomunicazioni mobili. Con questo protocollo, i dati di ogni chiamata venivano codificati e taggati in modo da poter essere “riconosciuti” e “intercettati” solamente dall'apparecchio che deve ricevere la chiamata. A seguito della codifica, i dati erano divisi in 10 pacchetti e inviati sfruttando tutti i canali di comunicazione a disposizione. In questo modo le radiofrequenze erano sfruttate in maniera più efficace ed efficiente e i pacchetti potevano essere inviati, a qualità invariata, su distanze più lunghe rispetto allo standard svedese.
Lo sviluppo del protocollo e di un sistema di comunicazione in grado di supportarlo richiese due anni e accordi con Nokia, Motorola, Northern Telecom, Sony e AT&T. Nel 1991 avvenne la prima sperimentazione sul campo, necessaria per validare il funzionamento del protocollo stesso. Il test venne passato a pieni voti e l'autorità internazionale per le telecomunicazioni riaprì la partita per lo standard della comunicazione mobile.
Nel 1992, nonostante i conti in rosso, Qualcomm continua a investire sul protocollo CDMA, che nel frattempo prendeva il sopravvento sull'alternativa targata Ericsson. Nel 1993 l'autorità statunitense per le telecomunicazioni lo adotta come standard nazionale per la telefonia mobile e, dopo qualche mese, il CDMA viene inserito nella rosa degli standard di telefonia mobile da parte dell'International Telecommunication Union.
A metà 1995 Qualcomm poteva vantare nel proprio portafogli clienti giganti come NEC, Motorola, Sony, Mitsubishi e AT&T. Solo di diritti e royalty sul protocollo e sui microchip per i cellulari, Qualcomm avrebbe fatturato diversi milioni di dollari. Ma i piani di Viterbi e Jacobs erano altri.
Dallo standard alla produzione
Visto il successo ottenuto con il protocollo CDMA, Qualcomm decide di entrare in gioco anche come produttore di cellulari. Grazie ad un accordo di collaborazione stretto con Sony, Qualcomm inizia a produrre cellulari con il proprio brand: il microprocessore, naturalmente, era prodotto dalla società statunitense, mentre il colosso giapponese forniva tutta la restante parte elettronica. La partnership fu un successo: Primeco, operatore telefonico mobile statunitense, fece un primo ordine per 40.000 dispositivi per un controvalore di 850 milioni di dollari. Successivamente anche le altre compagnie telefoniche statunitensi iniziarono a rifornirsi dalla joint venture Qualcomm-Sony, tanto che in breve tempo riuscì a controllare il 16% del mercato a Stelle e strisce.
Il nuovo millennio
Il passaggio dal XX al XXI secolo segna un nuovo cambio nella filosofia produttiva di Qualcomm. Complici diverse acquisizioni, la società fondata da Viterbi e Jacobs inizia a spostare la propria attenzione verso la produzione di semiconduttori e microprocessori per cellulari e smartphone. Nel giro di pochi anni Qualcomm è stata in grado di diventare uno dei primi produttori di SoC al mondo, fornendo microprocessori e altri componenti per smartphone ai maggiori produttori di dispositivi mobili al mondo.
19 gennaio 2014