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Ask.fm, il social degli adolescenti che mette a rischio la privacy

A metà tra forum e social network, Ask.fm è recentemente balzato agli onori delle cronache per i rischi connessi alla violazione della privacy

Ask, chiedi e rispondi

Bologna. Giardini Margherita, appena fuori dal centro storico della città. Da una parte ci sono i figli della Bologna bene, dall'altra adolescenti bolognesi meno fortunati (per la gran parte figli di immigrati). Due gruppi sociali ben distinti (in città vengono identificati con gli appellativi di Bolobene e Bolofeccia), divisi dallo stipendio e dal lavoro fatto dai genitori, dai quartieri dove abitano e dalle scuole frequentate. Due galassie eterogenee che sono venute a contatto – la parola giusta, però, è a scontrarsi – lo scorso 13 settembre all'interno dei giardini pubblici bolognesi. Una mega-rissa che ha visto coinvolti decine e decine di adolescenti – tutti di età compresa tra i 14 e i 18 anni – pronti a “lavare con il sangue” le offese comparse nei giorni precedenti sulle pagine del social network lettone Ask.com.

Così anche i media italiani hanno iniziato a interessarsi a questo social molto particolare nato nel Paese Baltico – una sorta di Silicon Valley europea – nel 2010. Nel resto d'Europa, invece, il campanello d'allarme legato ai rischi di Ask.com era suonato già da tempo. Esemplare il caso britannico, dove una 14enne ha deciso di togliersi la vita a seguito delle offese – anonime – ricevute sulla versione inglese del social network. In questa occasione il premier David Camero invitò tutti gli adolescenti a boicottare il sito, affinché casi del genere non si ripetessero più.

Cos'è Ask.fm

Come già accennato, Ask è un social network, ma dalla natura molto particolare. Il segreto sta tutto nel nome: ask, in inglese, vuol dire chiedere, domandare. E gli utenti di Ask – 65 milioni gli iscritti secondo i dati risalenti a due mesi fa, ma la crescita stimata è di circa 300mila nuovi utenti al giorno – fanno proprio questo: pongono domande, magari in forma anonima, riguardo gli argomenti più disparati. Dall'amicizia al sesso, dal calcio al basket, dalla politica alla cultura. Una sorta di messaggio in bottiglia lanciato sul web al quale chiunque può rispondere.

 

Stream pubblico su Ask

 

Basta dare un'occhiata allo stream pubblico di domande poste e risposte date per capire che la privacy degli utenti viene molto spesso messa a rischio. Approfittando dell'anonimato, molti utenti utilizzano Ask per rivelare segreti scottanti, far emergere verità nascoste o offendere – in alcuni casi anche pesantemente, come accaduto nel Regno Unito – adolescenti indifesi.

Come funziona Ask.fm

L'iscrizione alla piattaforma social non provoca particolari grattacapi, anche a chi è digiuno di tecnologia o informatica. Si può creare un profilo ex-novo, dichiarando di aver compiuto 13 anni e inserendo qualche dato personale, oppure utilizzare le credenziali di accesso di Facebook (o Twitter) e tutti i dati personali in esso contenuti verranno utilizzati per il profilo Ask.

 

Form di registrazione di Ask

 

A questo punto l'utente avrà una propria bacheca pubblica, sulla quale chiunque – anche chi non è iscritto – potrà postare una domanda, anche piuttosto intima. Con l'obiettivo, magari, di rendere pubblico ciò che prima era segreto.

Per il resto, il funzionamento di Ask ricorda a grandi linee quello di Twitter. Ogni domanda non può superare i 300 caratteri di lunghezza ed è possibile aggiungere gli altri utenti alla lista dei propri followig e ricevere tutti gli aggiornamenti sulla propria bacheca. A differenza del social cinguettante, però, gli utenti non sapranno mai chi è che segue i loro aggiornamenti, comprese le domande fatte e le risposte date.

Se la risposta è azzeccata, ecco che allora scatta il “premio”. Gli utenti, infatti, possono votare le risposte che più piacciono, facendo guadagnare punti all'autore della risposta. Più punti si hanno, più si è autorevoli all'interno della community e più cresce, di conseguenza, la propria fama tra gli utenti Ask.

Allarme privacy

Come detto, Ask finisce spesso e volentieri per essere cassa di risonanza per liti e risentimenti che si trascinano avanti da giorni (o settimane) nella vita reale. Come dimostra il caso bolognese, Ask è stata la classica goccia (virtuale in questo caso) che fa traboccare il vaso. La contrapposizione tra i due gruppi – Bolobene e Bolofeccia - va avanti ormai da diversi anni e Ask non ha fatto che esasperare ancora di più gli animi.

Molti, poi, approfittano dell'anonimato per mettere in atto vendette e rappresaglie psicologiche anche molto pesanti. Per molti esperti – e anche per molti iscritti – è proprio la possibilità di restare anonimi che scatena in alcuni le peggiori pulsioni, portandoli a sfogarsi nei confronti di adolescenti dalla psiche ancora molto fragile. I rischi, in questo caso, sono molteplici e le conseguenze inimmaginabili.

 

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Una domanda posta a Terebin, CEO di Ask.fm

 

Ilja Terebin, ideatore e CEO del social network, per il momento difende la sua creatura e non vuole nemmeno prendere in considerazione l'ipotesi di mettere fine alla modalità anonima. “Permette agli utenti – sostiene l'informatico lettone – di esprimersi liberamente, senza censure autoimposte”. Nel frattempo la polemica monta e i casi delle ultime settimane di certo non aiutano a migliorare l'opinione che i genitori hanno di questo social network creato a misura di adolescente.

 

24 settembre 2013

A cura di Cultur-e
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