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Le unità di misura di Internet

Le unità di misura utilizzate per definire la grandezza di Internet. Perché la disponibilità di spazio conta anche online

Unità di misura su Internet

 

Abbiamo compreso sin da piccoli l’importanza delle unità di misura: sin dalle elementari sappiamo a quanto equivale un metro e come sia possibile misurare lo spazio con i suoi multipli e sottomultipli. Abbiamo capito l’importanza di tenere sotto controllo il nostro peso corporeo attraverso i chilogrammi. Ci hanno insegnato quanto sia prezioso il tempo che abbiamo a disposizione e come misurarlo grazie a secondi, minuti e ore. In altre parole, le misure sono importanti, in Internet in maniera particolare. Complice anche la “vecchia” mania di fare economia sullo spazio per l’archiviazione dei file (fino a poco più di un decennio fa lo spazio disco tipicamente disponibile sui nostri PC non superava le poche centinaia di Megabyte), tutti i geek della vecchia generazione hanno imparato a memoria i nomi delle unità di misura dei dati e i rapporti di grandezza che intercorrono tra loro. Megabyte, gigabyte e terabyte sono diventati termini di uso comune perché parametri di giudizio fondamentali per stabilire quanto e cosa si possa archiviare, pubblicare e conservare su uno spazio digitale, sia esso il nostro hard disk domestico o la “porzione di nuvola” che abbiamo di recente acquisito sul cloud.

Bit, l’unità informatica minima

L’unità minima di informazione in ambito informatico è il bit, acronimo di binary information unit e definibile come la quantità minima di informazione che serve a distinguere tra due eventi che hanno la stessa probabilità di accadere (acceso/spento; sì/no; vero/falso). Ai fini della programmazione, i bit vengono solitamente raggruppati in entità più grandi contenenti stringhe pari a una potenza binaria (2n). I multipli del bit saranno, quindi, calcolati sostituendo all’esponente della potenza un qualsiasi numero reale positivo. Il multiplo più noto è il byte (corrispondente ad un insieme di 8 bit, in grado quindi di assumere 28, ossia 256, combinazioni differenti) che, per comodità di calcolo, ha via via sostituito il bit come unità di misura di riferimento in ambito informatico.

L’arrivo del byte

Storicamente, il byte corrispondeva alla quantità minima di informazione per rappresentare digitalmente un singolo carattere di testo, ma a partire dal 1964 venne stabilito che un byte fosse una stringa binaria composta da 8 bit e in grado, quindi, di contenere per intero la codifica ASCII, ovvero l’insieme dei caratteri e dei comandi necessari per interagire e comunicare attraverso un computer.

Con il passare degli anni, la scala decimale ha preso il posto della scala binaria nella definizione dei multipli del bit e del byte. Nel sistema binario, ad esempio, il primo multiplo del byte è il kibibyte, equivalente a 210 byte (1.024 byte). Nel sistema decimale, definito come standard internazionale dall’International Standardization Organization, il primo multiplo del byte è il kilobyte ed equivale a 103 byte (1.000 byte). Questa doppia definizione crea non poche incomprensioni in ambito informatico: mentre le grandezze dei file vengono definite in base binaria, le grandezze dei supporti di archiviazione di massa vengono date in base decimale e questo provoca  una (minima) discrepanza tra la grandezza dichiarata e quella effettiva.

Per comodità, noi ci riferiremo ai multipli utilizzando la notazione stabilità dall’ISO, parlando quindi di kilobyte, megabyte, gigabyte, ecc. ecc.

Kilobyte – KB – 103 byte (1, seguito da 3 zeri: 1.000 byte)

 

Floppy disk da 5.25 pollici con una capacità da poche centinaia di kilobyte

 

Per capire di quale ordine di grandezza parliamo quando ci si riferisce ad un kilobyte, basti pensare che un normale documento dattiloscritto e formattato occupa solitamente tra i 20 e i 30 kilobyte. Nell’era del web 2.0, quindi, c’è pochissimo spazio per file di questa grandezza, al massimo qualche immagine a bassa qualità o spezzoni di file audio.

Megabyte - MB - 106 byte (=1.000.000 byte)

 

I CD Rom a singolo strato contengono fino a 700 megabyte

 

Complici il crollo dei prezzi dei supporti di memorizzazione e la sempre maggiore qualità con la quale vengono realizzati i documenti multimediali (i formati video in maniera particolare), il megabyte ha perso buona parte dell’importanza che aveva un tempo . La maggioranza degli oggetti digitali con cui abbiamo a che fare nel corso della navigazione in Internet rientrano nel range di misura dei megabyte. Una pagina web, per consentire una navigazione veloce, non dovrebbe mai superare una grandezza compresa tra i 2 e i 5 megabyte (più leggera e più facile da scaricare per qualsiasi utente, anche per chi non è dotato di connessioni broadband). Un video su YouTube, ad esempio, ha tipicamente una grandezza variabile tra le poche decine di megabyte e qualche centinaio, a seconda della sua lunghezza e della sua definizione (HD o meno); mentre una foto in alta risoluzione e, quindi, di buona qualità, (non sempre consigliata per la pubblicazione sul web, comunque) occupa solitamente 3 o 4 megabyte. In definitiva, anche se inizia a risentire della sua età, il megabyte regna ancora (quasi) incontrastato su Internet.

Gigabyte – GB - 109 byte (=1.000.000.000 byte)

 

Gli hard disk hanno una capienza di diverse centinaia di gigabyte

 

È probabilmente l’unità di misura attualmente più conosciuta dall’utente medio. Da qualche anno a questa parte, infatti, ha pian piano soppiantato il megabyte come unità di misura “standard” per gli hard disk, in maniera particolare quelli per computer desktop. In Internet, però, ha ancora una diffusione limitata. A causa di linee telefoniche dalle prestazioni non eccezionali, infatti, i file che superano il gigabyte di grandezza possono facilmente impiegare svariate decine di minuti (in alcuni casi anche ore) per essere scaricati. Un film in alta definizione, ad esempio, arriva a occupare anche qualche decina di gigabyte (a seconda del livello di compressione e del codec utilizzato per la conversione in digitale). Per avere un’idea della sua grandezza, possiamo considerare che in un gigabyte potremmo, ad esempio, immagazzinare quasi 2 ore di musica (114 minuti, per l’esattezza) in qualità audio CD. Insomma, a questa “categoria di peso” appartengono file e software che potrebbero essere indirizzati al grande pubblico ma ancora scarsamente diffusi sulla Rete in quanto non facilmente “maneggiabili” da quegli utenti non dotati di connessioni a banda larga.

Terabyte - TB - 1012 byte (=1.000.000.000.000 byte)

Così come il gigabyte ha soppiantato il megabyte (almeno come misura di grandezza degli hard disk), in questo momento nella storia dell’informatica il terabyte sta progressivamente sostituendo il suo sottomultiplo. Sul mercato è sempre più frequente ed economico trovare dei supporti di archiviazione di massa che offrono all’utente spazio per diversi terabyte. Su Internet, invece, è quasi impossibile trovare file di tali dimensioni, dato che richiederebbero troppo tempo per essere scaricati o “utilizzati”. Il terabyte, quindi, è relegato per il momento all’ambiente dei server riservati ad aziende di grandi dimensioni, che hanno bisogno di archiviare quotidianamente una grande mole di dati. Tanto per avere un parametro di confronto in un terabyte potrebbero essere archiviati, se ben compressi, circa 300 ore di filmati di buona qualità. L’intera collezione della Biblioteca del Congresso di Washington, se digitalizzata, occuperebbe la 285 terabyte, mentre il social game Second Life occupa circa 34 terabyte distribuiti nei 2.000 server sparsi in tutto il mondo.

Petabyte - PB - 1015 byte (=1.000.000.000.000.000 byte)

 

Un datacenter Microsoft

 

È l’unità di misura per i grandi datacenter (centri elaborazione dati). Un petabyte equivale, infatti, a un milione di gigabyte ed è in grado di immagazzinare una quantità di dati che per un utente medio è semplicemente inimmaginabile. MegaUpload, poco prima della sua chiusura, aveva immagazzinato all’interno dei suoi server svariate decine di petabyte di dati, tanto che la giustizia statunitense deve ancora decidere cosa farne dei 28 petabyte di file archiviati (in maniera legale) dalle centinaia di migliaia di utenti che utilizzavano quel servizio di archiviazione cloud. YouTube, sempre per restare in tema di datacenter enormi, gestisce ogni mese un flusso dati di circa 27 petabyte, mentre il Large Hadron Collider, l’acceleratore di particelle responsabile della scoperta del bosone di Higgs, produce annualmente 15 petabyte di dati (per la sola ricerca sul bosone, sono stati accumulati dati per 200 petabyte). Dal 2009, infine, Google tratta quotidianamente la bellezza di 24 petabyte di dati tra ricerche effettuate, foto caricate, video trasmessi e posta scaricata.

I multipli successivi e ancora più grandi sono denominati exabyte (EB, 1018 byte), zettabyte (ZB, 1021 byte) e yottabyte (YB, 1024 byte), grandezze prettamente teoriche e che difficilmente troveranno applicazione pratica in ambito Internet in tempi brevi. Se, ad esempio, si volesse realizzare un dispositivo di archiviazione di massa dalla grandezza di uno yottabyte (un milione di miliardi di miliardi di byte, ovvero 1, seguito da ben 24 zeri) mettendo assieme hard disk da 1 terabyte ognuno, si occuperebbe un territorio equivalente agli stati americani del Delaware e Rhode Island messi assieme. Per ottenere il medesimo scopo unendo tra loro schede microSDXC da 64 gigabyte ognuna, invece, si creerebbe un colosso grande quanto la Piramide di Giza da 2 milioni e mezzo di metri cubi. L’exabyte, invece, viene utilizzato, sempre in maniera teorica, quando si parla della quantità di dati scambiati mensilmente in tutto il mondo attraverso Internet: al marzo 2011 gli internauti scambiavano 21 exabyte grazie alla Rete, mentre per il 2016 si prevede che il traffico IP annuale supererà la soglia dell’exabyte per sconfinare nel territorio degli zettabyte.

A cura di Cultur-e
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