Lo scorso dicembre Amazon destò non poco scalpore presentando Amazon Prime Air, servizio sperimentale di consegna aerea effettuato da droni. In questo modo, assicurava Jeff Bezos nel corso della conferenza di presentazione, sarebbe stato possibile effettuare le consegne entro un'ora dall'ordine. L'iniziativa venne accompagnata dallo scetticismo dei più e, negli ultimi tempi, ha incontrato non poche grane burocratiche dovute alla legislazione statunitense.
Un aiuto, insperato e inatteso, può arrivare da Google. Nonostante “l'affarire Twitch”, Big G potrebbe unire le proprie forze con quelle di Amazon nell'azione di lobbying al Congresso per facilitare il volo a distanza dei droni. Dopo due anni di lavoro sottotraccia, Google ha tolto i veli dal suo Project Wing (“Progetto ali” in italiano), pattuglia di droni autoguidanti capaci di consegnare pacchi in giro per il mondo.
Il laboratorio delle meraviglie
Il progetto, nemmeno a dirlo, è stato seguito nelle segrete stanze di Google X, il laboratorio segreto di ricerca e sviluppo guidato direttamente da Sergey Brin capace di sviluppare progetti come l'auto che si guida da sola, il project loon e i Google Glass. Il progetto nasce dalla mente di Nick Roy, professore di robotica del MIT (in congedo), da due anni alla guida un team formato da diverse decine di persone e che, nelle prossime settimane, dovrebbe vedere allargate le proprie fila.
“L'utilizzo di veicoli senza pilota può aprire la strada a nuovi approcci nel settore del trasporto merci – si legge in una mail di Google. Si possono valutare opzioni più economiche, che producano meno rifiuti e che siano maggiormente ecosostenibili. Prima di continuare a sviluppare questo nostro sistema vogliamo scoprire sul campo in quali situazioni mezzi aerei telecomandati o autoguidanti possano aiutare le persone nel loro lavoro e nella vita di tutti i giorni.
Il prototipo
Insieme con le immagini e il video arrivano anche alcune informazioni riguardanti i primi prototipi di wing. Il drone made in Google è caratterizzato da un design ibrido, che lega elementi di un aereo (le ali rigide e fisse) a quelli di un elicottero (i rotori). Capace di decollare e atterrare in verticale, il drone è mosso da quattro rotori, ha un'apertura alare di circa 1,5 metri, vola ad un'altezza massima di 60 metri e pesa, più o meno, nove chili. Stando ad alcune indiscrezioni, il suo carico massimo si attorno al chilogrammo: potrà dunque trasportare solo piccoli carichi.
Mentre il cervellone elettronico che ne controlla i movimenti si trova nella parte della coda, i motori si trovano nella parte frontale. A bordo sensori di ogni tipo: GPS, sensori fotografici, radio e un sensore per la misurazione del coefficiente d'inerzia realizzato utilizzando accelerometri e giroscopi. Il sistema di consegna è piuttosto ingegnoso: una piccola carrucola fatta con filo da pesca alla cui estremità è legato un gancio chiamato egg (uovo): il pacco viene quindi calato dall'alto e posato dolcemente a terra.
Vita australe
Da inizio 2014 Google testa i prototipi di wing nel Queensland, regione dessertica dell'Australia. Il team diretto da Nick Roy ha effettuato decine di spedizioni verso due proprietari terrieri, consegnando radio, alimenti per cani e vaccini per bovini. La scelta del Queensland come campo di prova è tutt'altro che casuale: la legislazione australiana è molto più permissiva rispetto quella statunitense per quanto riguarda il volo di mezzi senza pilota, né a bordo né remoto.
Ed è a questo punto che le strade di Google e Amazon (oltre che di GoPro, Parrott e altri) si incontrano. Le società interessate alla questione, infatti, hanno recentemente costituito un nuovo gruppo di lobbying presso la Federal Aviation Administration. Obiettivo: ottenere il prima possibile il nulla osta sul volo di droni e altri oggetti volanti privi di pilota.