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Pascal, storia e caratteristiche

Ideato sul finire degli anni '60, il linguaggio di programmazione ha vissuto il suo periodo d'oro nella seconda metà degli anni '70 e primi anni '80

Programmazione

Il Pascal è un linguaggio di programmazione ad alto livello, imperativo e procedurale creato in Svizzera nella seconda metà degli anni '60 partendo dal linguaggio di programmazione ALGOL. Il Pascal fu definito dall'informatico svizzero Niklaus Wirth con la volontà di creare un linguaggio semplice ed efficiente, che incoraggiasse pratiche di buona programmazione utilizzando la programmazione strutturata e la struttura dati.

La storia di Pascal

L'esigenza di un nuovo linguaggio di programmazione nacque in Wirth attorno alla metà degli anni '60. Nonostante fosse da poco stato introdotto il BASIC, il programmatore elvetico sentiva la mancanza di un linguaggio adatto alla didattica e dotato di strutture dati avanzate. Wirth, che a quel tempo era impiegato come professore e ricercatore di scienze informatiche presso Istituto federale elvetico di tecnologia, cominciò a lavorare basandosi sull'ALGOL, che lui stesso aveva contribuito a creare e sviluppare.

Nel giro di un paio di anni – siamo alla fine del 1968 – Wirth fu in grado di rilasciare una prima versione del suo linguaggio, chiamato Pascal in onore del matematico e filosofo francese del 1600. Ci volle ancora qualche anno, però, perché riuscisse a prendere piede. Fu necessario, infatti, che venisse rilasciato il primo manuale utente: correva il 1973 e finalmente il Pascal riuscì ad uscire dal mondo dell'insegnamento e approdò anche in quello commerciale e industriale.

 

Blaise Pascal

 

Ben presto la creatura di Wirth divenne una presenza fissa nel panorama internazionale della programmazione. A favorire la sua ascesa la scelta - e la capacità - di Wirth di realizzare un compilatore multipiattaforma capace di funzionare sia con il nascente ecosistema dell'Apple Lisa sia con le altre tipologie di architetture informatiche. Ad inizio anni '80 il Pascal divenne uno standard internazionale: grazie all'adozione da parte di diversi istituti accademici e alla creazione di un compilatore per i computer basati su architettura IBM, il linguaggio di Wirth divenne uno dei più utilizzati non solo a livello didattico ma anche a livello commerciale. La fortuna del Pascal, nonostante le continue modifiche e le continue migliorie, terminò e venne ben presto rimpiazzato da linguaggi più moderni, efficienti e potenti. Ad "ammazzare" il Pascal furono principalmente la neonata programmazione orientata agli oggetti e l'ingresso in scena del sistema operativo Windows.

Le caratteristiche di Pascal

Il linguaggio di programmazione di Wirth affonda le proprie radici in ALGOL60 ma se ne differenzia per tante piccole caratteristiche. Il programmatore elvetico è stato capace di introdurre, al di sopra degli array (ovvero delle strutture dati complesse, statiche ed omogenee utilizzate per definire nuovi tipi di dati a partire da dati preesistenti) tipici del suo linguaggio-madre, meccanismi e concetti che garantiscono agli sviluppatori la libertà di definire strutture dati complesse come ad esempio strutture dati dinamiche e ricorsive quali alberi, liste e grafi.

 

Niklaus Wirth

 

Affinché ciò sia possibile, Pascal prevede una definizione dei tipi molto stringente, così da rendere impossibile una interpretazione errata delle variabili utilizzate. Queste definizione stringente implica che ogni variabile potrà assumere solo un determinato valore: se, ad esempio, si stabilisce che debba appartenere al tipo word – come descritto anche nel paragrafo successivo – non potrà assumere valori negativi o superiori a 65.535. Ne discende, quindi, una sintassi ben definita ma allo stesso tempo rigida, che obbliga il programmatore a dividere il programma in sezioni ben distinte. Il Pascal, inoltre, permette l'utilizzo – seppur con alcune limitazioni – di puntatori e dell'allocazione dinamica della memoria tramite le funzioni new e dispose.

Variabili e array

Il Pascal prevede un grande numero di variabili – e di tipologie di variabili – da utilizzare nella strutturazione dell'algoritmo del programma. Troviamo, ad esempio, i tipi interi (utilizzati per memorizzare valori numerici interi), il tipo reale (utilizzato per memorizzare e rappresentare un valore appartenente all’insieme dei numeri reali), il tipo carattere (contenente caratteri alfabetici) e il tipo booleano (utile per contenere la variabile binaria “vero/falso”).

 

Una schermata di un compilatore Pascal

 

All'interno della prima tipologia rientrano un certo numero di variabili intere, ovvero: il tipo integer (variabile di tipo intero, con segno, a 16 bit, che può pertanto contenere un qualsiasi numero intero appartenente all’intervallo che va da -32.768 a 32.767), il tipo word (variabile di tipo intero, senza segno, a 16 bit, che quindi può coprire l’intervallo di numeri interi che va da 0 a 65.535), il tipo byte (come suggerisce il nome occupa lo spazio di 8 bit, ovverosia 1 byte, e può contenere 256 valori numerici che vanno dallo 0 al 255), il tipo short (come il precedente occupa un solo byte, ma prevede anche numeri negativi e quindi prevede valori che vanno da da -128 a 127), il tipo longint (variabile di 4 byte che permette di gestire 4.294.967.296 di valori numerici compresi fra -2147483648 e 2147483647) ed infine la variabile di tipo comp (varibile con segno che occupa 8 byte e gestisce quindi fino a 18.446.744.073.709.551.616 valori numerici interi, positivi e negativi).

Sia il tipo carattere (char) sia il tipo booleano occupano un singolo byte; il primo può assumere come valore un singolo carattere dell'alfabeto, il secondo rappresenta una variabile binaria e può assumere unicamente i valori “vero” oppure “falso”.

L'unione in una sequenza ordinata di elementi dello stesso tipo – in una quantità stabilita – è definita array.

A cura di Cultur-e
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