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Gli impianti Neuralink possono davvero cambiare la nostra vita?

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Storia, missione e traguardi di Neuralink, l’azienda di Elon Musk che costruisce impianti in grado di interfacciarsi col sistema nervoso del cervello umano

neuralink JRdes / Shutterstock.com

Neuralink non è soltanto l’ennesima azienda che vede coinvolto il talento poliedrico di Elon Musk. È una società al lavoro su tecnologie che potrebbero cambiare per sempre la vita di milioni di persone in tutto il mondo. 

Il core business di Neuralink sono dei particolari chip da impiantare nel cervello umano. Dispositivi in grado di raccogliere informazioni, ma di inviare stimoli elettrici

Quest’ultima funzionalità potrebbe, in un futuro non troppo lontano, portare al superamento di disabilità o alla cura di malattie oggi ritenute insuperabili.

Breve storia di Neuralink

neuralink

photosince / Shutterstock.com

Neuralink è stata fondata nel 2016 a Fremont, in California, da un gruppo di nove imprenditori con competenze e storie professionali molto distanti tra loro. 

I più noti tra questi sono l’amministratore delegato Jared Birchall e il vulcanico Elon Musk: CEO di Tesla Motors e SpaceX, oltre che proprietario e presidente di X (precedentemente noto come Twitter).

Neuralink opera a metà tra il settore informatico il settore sanitario. E punta a sviluppare prodotti legati alle cosiddette neurotecnologie: un termine che permette di identificare tutti quei dispositivi in grado di interfacciarsi con il sistema nervoso degli esseri umani.

Il primo obiettivo in tal senso è la cura di malattie cerebrali più o meno gravi. Per arrivare poi, nel medio o lungo periodo, al cosiddetto transumanesimo: il potenziamento delle capacità fisiche o mentali dell’essere umano, attraverso l’uso di scoperte scientifiche o tecnologiche.

La mission di Neuralink è piuttosto ambiziosa, ma ha riscontrato moltissimo interesse da parte della comunità finanziaria. Basti pensare che, in meno di dieci anni di vita, la società ha raccolto circa 700 milioni di dollari

Coinvolgendo investitori di grandissima credibilità internazionale: a partire dal Founders Fund di Peter Thiel, fino ad arrivare a Google Ventures: il fondo di investimento targato Mountain View. 

Neuralink è stata fondata nel 2016. Il suo obiettivo è realizzare tecnologie in grado di interfacciarsi col sistema nervoso umano

E dire che, soltanto nel 2017, l’idea di creare dispositivi in grado di dialogare col cervello era poco più che fantascienza. E lo stesso Elon Musk ammetteva di essersi ispirato al concetto di laccio neurale descritto nei romanzi di Iain Banks

Eppure, soltanto 12 mesi dopo, Neuralink chiedeva licenza per aprire una struttura di sperimentazione animale. Per poi iniziare le sue attività di ricerca all’interno dell’Università della California di Davis

Gli anni ’20 del Nuovo Millennio si aprono all’insegna di successi e controversie: a partire dal chip impiantato nel cervello della maialina Gertrude e, successivamente, del macaco Page

Fino ad arrivare alle fortissime polemiche scatenate dai gruppi ambientalisti e l’accusa di test mortali e altamente invasivi sulle cavie animali da laboratorio. 

Ciononostante la Storia di Neuralink è andata avanti spedita. Nel 2023 l’azienda ha ottenuto il via libera da parte della Food and Drug Administration per l’inizio delle sperimentazioni sulle persone.

E nel febbraio del 2024 il sogno di Elon Musk ha iniziato a tramutarsi in realtà, con l’inserimento di un chip all’interno del cervello di un essere umano

Come funzionano gli impianti Neuralink

neuralink

Angga Budhiyanto / Shutterstock.com

Gli impianti sviluppati da Neuralink hanno l’obiettivo di creare una nuova interazione di tipo uomo-macchina. Il primo chip era composto da due moduli: uno esterno, da collocare nell’area dell’orecchio. E uno interno, composto da filamenti che vengono impiantati direttamente all’interno del cervello. 

In linea generale l’impianto è pensato per rilevare l’attività neuronale attraverso un sistema di elettrodi. E per trasmettere le informazioni al modulo esterno. 

L’intervento prevede l’inserimento dei fili di cui sopra all’interno del tessuto cerebrale: più precisamente nei dintorni dei neuroni, in modo che siano in grado di catturare i loro segnali elettrici. 

Il primo chip Neuralink N1 era composto da due moduli ed era poco più grande di una moneta da un quarto di dollaro

Per il resto, col passare degli anni e dei modelli, l’azienda ha continuato a sviluppare il suo prodotto, raggiungendo risultati inizialmente inimmaginabili. 

Il primo chip cerebrale Neuralink oggi è noto col nome di N1 ed è famoso per le sue dimensioni irrisorie, corrispondenti a quelle di una moneta da un quarto di dollaro americano. 

L’impianto veniva eseguito da un robot di nome R1, capace di impiantare i fili in quantità di tempo infinitesimali: circa una frazione di secondo per completare l’intera operazione. 

L’impianto successivo Neuralink V2 ha abolito il modulo esterno, raccogliendo e inviando dati dagli elettrodi, esclusivamente all’interno della scatola cranica

Successi passati e sfide future di Neuralink

neuralink

kovop / Shutterstock.com

Lo scopo dei dispositivi Neuralink è creare un nuovo link nel cervello: un collegamento tra uomo e macchina, potenzialmente rivoluzionario. Basti pensare che, in un’intervista passata alla Storia, Elon Musk ha paragonato l’intervento alla sostituzione di una parte del cervello umano con uno smartwatch

Il primo caso di successo di impianto Neuralink ha avuto per protagonista una maialina di nome Gertrude. E il chip si è dimostrato in grado di registrare i suoi segnali cerebrali, mentre camminava su un tapis roulant. 

In un esperimento successivo il chip è stato impiantato nel cervello di un macaco di nome Page. E le immagini di questo primate che giocava ai videogames con la forza del pensiero hanno letteralmente fatto il giro del mondo. 

Oggi gli impianti Neuralink stanno venendo sperimentati anche negli esseri umani. Anche se sono destinati esclusivamente a pazienti con problematiche motorie gravi

In questa fase uno degli obiettivi dell’azienda è sfruttare il link tra uomo e macchina per attivare azioni fisicamente impossibili per il paziente. Si pensi in tal senso all’utilizzo di una protesi meccanica.

Ma secondo gli esperti del settore il chip è potenzialmente in grado di abilitare autonomamente tante altre funzioni nel paziente, attraverso stimolazioni elettriche mirate. 

L’impianto potrebbe addirittura stimolare la corteccia, sostituendosi alla vista umana. O magari andandola a ripristinare, ove assente. Andando di fatto a espandere il modo in cui le persone vivono il mondo, proprio come desiderato e dichiarato da Musk.

A cura di Cultur-e
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