Il sogno, nemmeno troppo nascosto, è quello di diventare l'Apple cinese. Lei Jun, uno dei fondatori di Xiaomi, non ha mai fatto segreto che Steve Jobs e l'azienda di Cupertino siano stati le fonti d'ispirazione primaria per il suo stile di vita e il segreto dietro al successo della sua azienda. D'altronde, basta vedere come Lei Jun si atteggia sul palco e come si veste in occasione della presentazione dei nuovi prodotti Xioami. Se non si fosse in Cina e l'uomo sul palco – sempre Lei Jun – non avesse una folta capigliatura nero corvino, si potrebbe anche pensare di essere stati catapultati indietro di almeno un quinquennio.
Pochi sanno, però, che il primo prodotto che Xiaomi lanciò sul mercato cinese non fu uno smartphone, un tablet o un telefonino. Lei Jun (e altri sei ingegneri informatici) fondò Xiaomi per rilasciare una delle prime ROM Android (versioni personalizzate del sistema operativo open source realizzato da Google) in lingua cinese. Fu così che nacque il progetto Miui.
La storia
Miui (che si pronuncia come i pronomi personali inglesi Me, You e I, più o meno miuai) nasce a metà 2010 e la prima versione viene rilasciata sul mercato cinese nell'agosto dello stesso anno. Questa prima versione era basata su Android Gingerbread 2.3 e caratterizzata da un'interfaccia grafica molto simile – quando non identica – a quella di iOS. Una caratteristica, questa, che ha attirato sull'azienda cinese non poche critiche da parte dei “puristi” di Android. Incurante di ciò, Xiaomi ha mantenuto lo stile Apple sino al rilascio di Miui V4, basato su Android 4.0 Ice Cream Sandwich.
Da allora la ROM sviluppata in Cina ha acquisito uno stile proprio, molto curata e dall'aspetto accattivante. In questo modo è riuscita a conquistare moltissimi fan anche al di fuori dei confini dell'antico Impero Celeste. Non è un caso che oggi Miui sia tradotta in oltre 20 lingue e vanti diversi milioni di user in tutto il mondo. Merito, però, anche delle caratteristiche tecniche del sistema operativo, che rendono Miui una piccola gemma preziosa nel vasto universo delle ROM per Android.
Una nota a parte merita il nome. Secondo la versione ufficiale dello stesso Lei Jun, Miui è divisibile in due parti (mi e ui) ed è una sorta di acronimo. La seconda parte (ui) è acronimo di user interface, ovvero interfaccia utente; la prima, invece, è acronimo sia di Mobile Internet e Mission Impossible.
Specifiche tecniche
Al primo approccio, ciò che maggiormente colpisce di Miui – oltre all'interfaccia grafica davvero ben curata – è la velocità e la stabilità del sistema operativo. Nonostante il lavoro che è stato fatto a livello di personalizzazione grafica, Miui non presenta rallentamenti di alcuna sorta né crash improvvisi.
Il lavoro di personalizzazione, però, non si ferma solamente alla facciata. Miui presenta un pacchetto di applicazioni sviluppate in house che arricchiscono l'esperienza di ogni utente Android. A partire da Miui V4, ad esempio, nella dotazione nativa di applicazioni è stato inserito un antivirus, utile per proteggere il dispositivo dal numero crescente di malware per Android. Incredibilmente ricco anche il pacchetto di strumenti di gestione per lo smartphone: si parte dal Network Assistant, che permette di tenere sempre sotto controllo il traffico dati del proprio dispositivo, sino ad arrivare al filtro Antispam e al Permission Manager, che permette di gestire i permessi di ogni app installata sul dispositivo.
Una feature molto interessante – e allo stesso tempo importante in termini di sicurezza – è quella del Find Device. Nel caso il dispositivo sia stato smarrito o rubato, potrà essere rintracciato grazie al modulo GPS e all'account Miui creato al momento dell'installazione della ROM.
Miui viene installato sul dispositivo con circa 200 applicazioni già presenti in memoria: si va da utility come bussola e torcia, sino al meteo, mappe e note. Moltissime altre app, naturalmente, sono presenti all'interno dello store personalizzato Xiaomi.
Anche agli utenti è garantito un alto livello di personalizzazione. Chiunque potrà scegliere tra le centinaia di temi già presenti nella galleria Xiaomi o crearne uno a proprio piacimento.
Si tratta, alla fine dei giochi, di una ROM che garantisce all'utente un alto grado di personalizzazione, sia a livello di funzioni sia a livello di interfaccia grafica. Nonostante ciò, non è affatto complicata da utilizzare, ma anche l'utente alle prime armi con il sistema operativo mobile del robottino potrà utilizzarla senza troppe difficoltà.
Le prospettive
In poco meno di tre anni, Miui è riuscita ad affermarsi a livello globale in un mercato competitivo e pieno di alternativo come quello delle ROM per Android. Un'impresa non da poco, per un'azienda nata dal nulla come Xiaomi. E con l'arrivo di Hugo Barra alla direzione dello sviluppo globale, il trend di crescita potrebbe ricevere un ulteriore impulso. Non è affatto un segreto che l'ingegnere brasiliano, a capo della divisione Android per ben tre anni, sia stato chiamato alla corte di Xiaomi anche per supervisionare lo sviluppo futuro di Miui e, magari, di un sistema operativo made in Cina.
Se Barra fosse stato assunto solamente con lo scopo di spingere le vendite e stabilire una strategia di sviluppo commerciale mondiale, non sarebbe stato un grosso affare. È probabile, invece, che Xiaomi voglia sviluppare un nuovo modello commerciale, basato sulla vendita di contenuti e servizi legati al sistema operativo. Una scelta avvallata dallo stesso Lei Jun, che la scorsa estate definì lo smartphone un semplice contenitore grazie al quale distribuire contenuti e servizi di valore.
15 ottobre 2013