L'ultimo allarme in ordine di tempo riguarda due applicazioni per bambini. Migliaia di segnalazioni da tutta la Penisola – e non solo – hanno fatto alzare il livello di guardia attorno a Talking Angela e Talking Tom Cat, applicazioni per iOS e Android rivolte ad un pubblico di giovanissimi. Molti credono che dietro gli occhi di Angela e Tom si nasconda un pedofilo, che utilizzi le app per spiare i bambini, reperire informazioni personali e, in alcuni casi, tentare di circuire i minori.
Anche se in alcuni casi è bene non fidarsi della Rete e delle voci che rimbalzano a mo' di eco, la lista delle applicazioni spione è più lunga di quanto si possa credere.
La mano lunga della bufala
Entrambe sviluppate da Outifit7, Talking Angela e Talking Tom vedono come protagonisti due simpatici gattini – Angela e Tom, per l'appunto – che parlano e interagiscono con il proprietario dello smartphone. I due gattini, ad esempio, possono imparare il nome del giocatore, possono rivolgergli domande di qualsiasi genere e chiedere di ricevere coccole e carezze. Un atteggiamento che ha fatto insospettire più di qualche genitore, tanto che qualcuno ha segnalato le applicazioni alla Polizia Postale, che ora indaga sul caso.
Un'indagine che potrebbe risolversi in un nulla di fatto, a ben vedere. Da tempo sul web si rincorrono voci riguardanti la presunta pericolosità di Talking Angela e Talking Tom, tutte prontamente smentite. E non solo dagli sviluppatori – com'era logico attendersi – ma anche da due vere e proprie autorità del web nel campo delle bufale tecnologiche.
Assicurazione antibufala
Da un lato troviamo il prestigioso sito di sicurezza informatica Naked Security, che nel febbraio 2013 testò entrambe le applicazioni, per metterne alla prova le impostazioni di sicurezza e i sistemi di protezione delle informazioni personali degli utenti. Tutti i test, allora come oggi, diedero responso negativo: Talking Angela e Talking Tom non mettono a repentaglio la privacy di chi le utilizza. “Talking Angela – si legge nel rapporto di Naked Security – sembra essere assolutamente benigna, affatto differente da migliaia di altre app presenti sull'App Store”.
Dall'altro lato, invece, c'è il portale web Snopes, da anni in prima fila per combattere le bufale che rimbalzano da un sito all'altro. Anche in questo caso, nulla da segnalare: Talking Angela appare un'app per nulla allarmante. E se proprio alcune domande e alcuni “atteggiamenti” di Angela appaiono troppo disinvolti, basta attivare la funzione parental control per “disinnescare” tutte le preoccupazioni.
Buona compagnia
Talking Angela, però, è in buona compagnia. Negli ultimi mesi alcune delle applicazioni più scaricate in assoluto sono finite al centro di uno scandalo-spionaggio: sarebbero state utilizzate per tenere sotto controllo gli utenti che le utilizzavano, analizzandone i comportamenti, gli spostamenti e le interazioni. In questo caso, però, non si tratta di una bufala. O almeno così pare. A leggere alcuni documenti rilasciati da Eric Snowden, la National Security Agency (NSA) e il suo corrispettivo britannico, la Government Communications Headquarter (GCHQ) avrebbero sfruttato Angry Birds, YouTube e Google Maps per tracciare profili e raccogliere informazioni personali di centinaia di milioni – se non miliardi – di persone.
Un Grande Fratello in piena regola, insomma, dove il diritto alla privacy degli utenti sarebbe stata messa da parte per motivi legati all'ordine e alla sicurezza nazionale e internazionale.
Galeotta fu la connessione
Sfruttando il canale di comunicazione attivato ogniqualvolta che si utilizza una delle app, le agenzie di sicurezza britannica e statunitense erano in grado di ricavare dati personali degli utenti. Dall'età alla localizzazione passando per l'orientamento sessuale, nulla sfuggiva alla rete spionistica messa su grazie all'inconsapevole collaborazione degli utenti.
Raccogliendo metadati e cookie da queste e altre applicazioni, la NSA e la GCHQ sono state in grado di tracciare profili personali completi per diversi anni. A finire dentro i fascicoli delle due agenzie “praticamente ogni dettaglio della vita di una persona, compreso paese di origine, posizione attuale, età, sesso, codice postale, stato civile, reddito, etnia, orientamento sessuale, titolo di studio e numero di figli” ammette James Ball, giornalista britannico del The Guardian autore dello scoop.
Come difendersi
Ad una prima occhiata, sembrerebbe impossibile o quasi tentare di opporre qualsiasi tentativo di resistenza. Le applicazioni sfruttate da NSA e GCHQ sono tra le più scaricate e utilizzate sia su piattaforma iOS sia su piattaforma Android. Ed i recenti sviluppi normativi negli Stati Uniti sembrano mettere al riparo le agenzie di sicurezza da qualsiasi tentativo di “evasione”. Non tutto, però, è perduto. Anche se il rapporto tra smartphone e privacy non è dei migliori, l'utente ha a disposizione degli strumenti e delle applicazioni (come DuckDuckGo e Sophos Mobile Encryption, ad esempio) che possono proteggerne identità e dati personali.
10 marzo 2014