In quattro anni o poco più sono riusciti a metter su un impero tecnologico e finanziario. Un gigante appena valutato la bellezza di 19 miliardi di dollari. Tanto per intendersi, qualche miliardo in più rispetto al prodotto interno lordo annuo della Giamaica. Loro sono Jan Koum e Brian Acton e nel 2009, dopo un lungo peregrinare, tornarono a lavorare assieme per dare vita a WhatsApp.
Inizi difficili
A leggerne la biografia, si capisce come la vita non abbia mai regalato nulla a Jan Koum. Nato a Kiev, Ucraina, il 6 febbraio 1976 da una famiglia ebrea, fu costretto ad abbandonare la sua patria all'età di 16 anni per le cattive condizioni economiche in cui versava la sua famiglia (figlio unico di una casalinga e di un piccolo impresario edile) e per il crescente clima d'odio nei confronti della comunità ebraica. La situazione non migliorò poi di molto non appena lui e sua madre sbarcarono a Mountain View: furono i servizi sociali a trovargli un'abitazione e sostenerli nei primi anni. Per sbarcare il lunario sua madre trovò impiego come babysitter, mentre Jan Koum dava una mano facendo le pulizie in un negozio di alimentari.
Brian Acton, invece, nacque nel 1972 nel Michigan in una famiglia della piccolo-media borghesia statunitense. I suoi genitori fecero di tutto per garantirgli un'infanzia e un'adolescenza tranquilla e, dopo il diploma, riuscì ad entrare nella facoltà di Scienze Informatiche di Stanford, dove si laureò nel 1994.
Nel frattempo Jan Koum iniziava ad appassionarsi, da autodidatta, al mondo della programmazione e dell'informatica. Si recava spesso presso un negozio di libri usati dove acquistava manuali di programmazione e di sistemi di rete che rivendeva una volta terminati di leggere. Iniziò a lavorare come security tester di sistemi informatici per Ernst & Young e, allo stesso tempo, si iscrisse alla facoltà di Scienze Informatiche della San Jose State University.
L'incontro
Le strade di Acton e Koum si incrociarono per la prima volta nel 1997. Dopo la laurea, Brian Acton aveva lavorato per diverse aziende dell'hi-tech californiano (Apple e Adobe tra tutte) e finì con l'essere il 44esimo dipendente di Yahoo! nelle vesti di responsabile del settore marketing e pubblicità. Jan Koum era, invece, uno dei tanti candidati di belle speranze che sosteneva un colloquio. Nonostante i modi bruschi di entrambi (o forse proprio per questo), si creò un immediato feeling tra Koum e Acton. Sei mesi dopo Koum venne assunto come ingegnere di rete. I due lavorarono fianco a fianco per un decennio, contribuendo allo sviluppo della piattaforma marketing di Yahoo!. Nel 2007, ormai stufi dell'ambiente pubblicitario, abbandonarono la società californiana ed iniziarono un periodo di sabaticum, viaggiando e giocando ad ultimate frisbee.
Tra un viaggio e l'altro, però, i risparmi iniziarono a scarseggiare. Koum e Acton decisero, sul finire del 2008, che fosse ora di tornare in campo. Brian Acton tentò diverse strade e sostenne diversi colloqui, nessuno dei quali andò a buon fine. Nel maggio 2009 fu Twitter a dirgli di no, tre mesi più tardi fu il turno di Facebook.
Dall'altro lato Jan Koum iniziò a lavorare sullo sviluppo di un'applicazione per iOS – WhatsApp per l'appunto – che permettesse agli utenti di aggiungere uno status e renderlo visibile a tutti i contatti della rubrica. Lo sviluppo di un'app del genere fu tutt'altro che semplice: la sola implementazione di tutti i prefissi internazionali e le varie sfumature regionali richiese mesi di lungo lavoro. Ben presto l'applicazione iniziò ad essere utilizzata a mo' di istant messanger e, qualche mese più tardi, Jan Koum rilasciò WhatsApp 2.0 con una piccola piattaforma di istant messaging. Gli utenti attivi mensilmente balzarono da poche decine di migliaia a 250.000 nel giro di pochissimo tempo. Fu a questo punto che Koum tornò a bussare alla porta del suo vecchio amico per chiedergli se fosse interessato a diventare il primo dipendente della sua start-up.
Gli inizi non furono affatto semplici e l'applicazione non era pensata e realizzata per generare profitti. Allo stesso tempo, però, il numero di utenti cresceva a vista d'occhio e, parallelamente, anche il numero di investitori pronti a scommettere su WhatsApp e sul duo Koum-Acton. Il più convincente fu Jim Goetz di Sequoia Capital, che scommise una fiche da 8 milioni di dollari sull'applicazione e il team di sviluppatori.
L'inizio e la fine
La seconda vita di Jan Koum inizia in fila. Aveva poco più di 17 anni e con la mamma passavano lunghe ore di fronte gli sportelli dei servizi sociali di Mountain View per ritirare i food stamp, buoni acquisto a fini alimentari che lo Stato della California destinava alle famiglie meno abbienti. La terza – o quarta, o quinta – vita di Koum inizia nello stesso posto. Di fronte la stessa palazzina rossiccia che, appena sbarcato negli Stati Uniti, aveva rappresentato l'ancora di salvezza e sopravvivenza per la sua famiglia.
Simbolicamente, Koum ha voluto firmare l'accordo con Facebook proprio nello stesso luogo, portando con sé Brian Acton e il venture capitalist di Sequoia Capital Jim Goetz. Sulla porta di quella palazzina ormai in disuso ha messo probabilmente la firma più importante della sua vita. Almeno sino ad ora.
27 febbraio 2014