Secondo il rapporto UNICEF "La Condizione dell'infanzia nel mondo 2012 - Figli delle città", il 50% della popolazione mondiale (poco meno di quattro miliardi di persone) abita in aeree urbane e questo numero, entro la metà del XXI secolo, è destinato a salire fino al 66%. Gli amministratori locali sono dunque chiamati a rendere più vivibili delle città, che avranno sempre più abitanti e sempre meno spazio per costruire infrastrutture e servizi. Per evitare di accumulare troppo ritardo, in alcune grandi città si è iniziato a sfruttare le tecnologie dell'informazione e della comunicazione (l'ICT, Information and communication technology) al fine di rendere le città "intelligenti".
Una rete di sensori cittadina
Le smart city utilizzano sensori sparsi per tutta la città ? installati nei cassonetti dei rifiuti, nei mezzi pubblici e sulle strade principali - e connessi tra loro con la tecnologia machine to machine (M2M) per raccogliere e condividere informazioni di ogni tipo. In una città intelligente è possibile controllare e conoscere in tempo reale la situazione del traffico, come procede il ciclo dei rifiuti, se ci sono problemi con i parcheggi, e se l'illuminazione pubblica funziona adeguatamente così da garantire la sicurezza di tutti i cittadini. Questi dati sono poi trasmessi a un hub centrale, dal quale è possibile analizzarli e ottenere informazioni in tempo reale sulla situazione dei vari servizi pubblici in città.
In questo modo i cassonetti avvertono quando è il momento per svuotarli, l'illuminazione pubblica si attiva solamente nel momento in cui c'è traffico e gli abitanti possono prenotare un parcheggio direttamente dall'applicazione dello smartphone. I cittadini delle smart city non solo risparmiano denaro grazie alla razionalizzazione delle risorse, ma vivono in ambienti salutari dove le strade sono libere, grazie ai sensori e all'utilizzo dei Big Data (accumulando dati, le informazioni redatte dall'hub centrale sono sempre più precise e diverse per ogni utente).
I primi report sulle smart city
Per poter processare in breve tempo la mole di dati provenienti dai sensori, chi si trova ad amministrare una città hanno chiesto aiuto alle grandi società dell'ICT, così da poter sfruttare expertise e competenze già esistenti. Le varie IBM, Cisco, Siemens, aziende elettriche e i marchi dell'automobile hanno contribuito mettendo a disposizione i loro tech center, in cambio della possibilità di poter accedere ai dati collezionati dai sensori sparsi in città.
Anche grazie a questi dati è possibile redigere dei report sullo stato dell'arte delle smart city nel mondo. L'ultima classifica redatta da Juniper Research (società esperta in consulenze e ricerche) vede al primo posto Barcellona, seguita da New York, Londra, Nizza e Singapore: nella top five troviamo ben tre città europee, segno che i finanziamenti dell'Unione Europea per lo sviluppo di piattaforme per la raccolta, conservazione ed elaborazione dei dati delle città smart stanno dando buoni frutti.
Un trend che inizia a prendere piede anche in Italia: come si evince dal rapporto Smart City Index, che prende in esame tutti i capoluoghi di provincia del nostro Paese e stila una classifica basata su 153 indicatori, sono sempre di più le città italiane che si avvicinano agli standard delle smart city europee e mondiali.
Barcellona
La capitale della Catalogna, come accennato, è la città più smart del 2015. Le basi per rendere Barcellona una città smart (e quindi più vivibile) sono state gettate nel 1990 con il Piano Strategico metropolitano, nel quale l'interazione e l'integrazione tra macchine, uomo e città costituiva il fulcro dello sviluppo della Barcellona del futuro. Grazie al lavoro di 650 esperti e di società del calibro di Cisco, Accenture, Microsoft, Oracle, Siemens, Telefonica (la compagnia di telecomunicazioni spagnola) è stato possibile creare una città connessa in ogni suo angolo: wi-fi ultra veloce, bike sharing, rifiuti e molto altro ancora.
Il problema della raccolta dei rifiuti nelle stradine del centro, ad esempio, è stato risolto con l'utilizzo dei sensori e lo studio dei dati. Nelle stradine strette del Barrio Gotico e delle Ramblas, dove i mezzi per la raccolta dei rifiuti hanno non poche difficoltà a muoversi, è stato sperimentato l'Automated Vacuum Waste Collection System. Si tratta di un sistema di tubazioni sottovuoto che corrono nel sottosuolo di Barcellona e permettono di far giungere tutti i rifiuti presso i centri di smistamento e raccolta senza che ci sia bisogno di camion in giro per la città. Nelle periferie, invece, sono stati installati oltre 35mila cassonetti che comunicano grazie alla tecnologia RFiD: quando la capienza sta per terminare, il cassonetto avverte la centrale e una squadra di netturbini arriva per svuotarlo.
Nizza
Un investimento di 64 milioni di euro per fare della perla della Costa Azzurra una delle città più tecnologiche al mondo. Il centro storico della cittadina francese è il quartiere oggetto della maggior parte degli interventi: si è partiti con la gestione automatizzata e smart del traffico, per mettere poi in campo una serie di iniziative che puntano a rivoluzionare le abitudini degli abitanti di Nizza.
Il fulcro di tutto è il progetto Boulevard Connectè, una sistema di sensori che ottimizzano il controllo del traffico cittadino, dei parcheggi, dell'illuminazione pubblica, dello smaltimento dei rifiuti e migliorano la qualità della vita di tutta la cittadinanza. I dati raccolti sono gestiti da sistemi cloud, che li analizzano per trarne informazioni utili: la variazione del campo magnetico è utilizzata per segnalare sull'applicazione Nizza Pass i parcheggi disponibili, mentre i sensori dell'illuminazione pubblica aumentano o diminuiscono l'intensità della luce a seconda delle condizioni meteo.
Fanno parte del progetto anche le cabine Spot Marie, nelle quali i cittadini possono entrare e parlare con i dipendenti comunali per velocizzare le pratiche burocratiche. I mini-box sono posizionati nei centri commerciali della città francese, mentre nei parchi pubblici sono presenti dei robot per la cura delle aiuole.
A leggere i primi dati disponibili, l'investimento sta già pagando dei dividendi: il traffico del centro è diminuito del 30%, l'incasso del parcometro è aumentato del 35%, l'inquinamento è calato del 25% il risparmio dell'energia elettrica per l'illuminazione pubblica, infine, è stato dell'80%.
Copenhagen
La capitale danese è da sempre considerata una delle città con il tenore di vita più alto del mondo e più attenta alle questioni ambientali. L'amministrazione pubblica ha lanciato il progetto Carbon Neutral 2025, così da rendere la città libera dalle fonti inquinanti. Per raggiungere questo obiettivo si stanno costruendo edifici ad impatto zero, si sta migliorando l'impianto infrastrutturale della città attraverso l'uso dei sensori tecnologici e molto altro ancora.
Vienna
La città austriaca ha dato vita all'ente TINA Vienna, che ha prodotto centinaia di strategie per migliorare la mobilità e le infrastrutture della capitale: sono state create 440 stazioni per la ricarica di mezzi elettrici usando fonti rinnovabili. Inoltre sono stati recuperati alcuni quartieri vecchi, riconvertendoli a piccoli laboratori smart dove sperimentare nuove tecnologie.
Genova
Il capoluogo ligure ha ricevuto finanziamenti da parte dell'Unione Europea per la costruzione di un network che razionalizzi l'uso dei riscaldamenti e per la riqualificazione ambientale ed energetica della diga di Begato. Inoltre, la città punta a uno sviluppo tecnologico del porto e alla costruzione di pale eoliche per la produzione di energia.
Cite (Center for Innovation Testing and Evaluation)
Una città fantasma dove sperimentare le tecnologie del futuro: questo il progetto denominato Cite (Center for Innovation Testing and Evaluation), che prevede la costruzione di un centro abitato nel deserto New Mexico. La città dovrà essere disabitata per motivi di sicurezza, affinché tutte le tecnologie sperimentate non nuocciano alla salute delle persone. Saranno testate nuove infrastrutture viarie, droni che consegnano pacchi, nuove fonti di energia alternativa e smart grid. Quando queste tecnologie avranno passato i vari test cui saranno sottoposte, potranno essere prodotte su scala industriale.